“Così B. mi pagò per passare nel centrodestra”
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fonte:
- Il Fatto Quotidiano
La decisione sul rinvio a giudizio è rimandata al 19 luglio. Ma con una pesante differenza: l’ ex senatore Sergio De Gregorio ieri ha chiesto di patteggiare la pena – un anno e otto mesi con pena sospesa – per la “compravendita” dei senatori che fece cadere il governo Prodi. E ha presentato un memoriale dettagliato dove racconta il “sabotaggio” al governo Prodi, ordito con il Cavaliere, raccontato minuto per minuto. Si separano così le strade dei tre personaggi che l’ accusa definisce il “corrotto” il “corruttore” e “l’ intermediario”: stralciata la posizione di De Gregorio, nel fascicolo originario restano le posizioni di Silvio Berlusconi e Valter Lavitola, sulle quali, il gup di Napoli Amelia Primavera, si pronuncerà tra circa venti giorni. Al contrario di De Gregorio e Lavitola, Berlusconi non era in aula, ma c’ erano i suoi avvocati Niccolò Ghedini e Michele Cerabona. Mancava in aula anche un rappresentante del Senato, che nella vicenda è considerato parte offesa, nella persona del presidente pro tempore, e quindi della seconda carica dello Stato, Pietro Grasso: “Si tratta solo di un’ udienza preliminare – ci spiega il portavoce del presidente Senato, Alessio Pasquini – se e quando vi sarà un rinvio a giudizio, allora il Presidente valuterà, se costituirsi parte civile, oppure no”. Questa la posizione ufficiale di Grasso. Ieri è stata accolta la richiesta del Codacons Campania – rappresentato dall’ avvocato Pierluigi Morenza e dell’ Idv, il partito in cui De Gregorio militava all’ epoca della “compravendita”, mentre è stata respinta – anche per il parere contrario dei due pm presenti in aula: Alessandro Milita e Fabrizio Vanorio – la richiesta di Antonio Di Pietro. E se De Gregorio – assistito dall’ avvocato Carlo Fabbozzo – chiede di patteggiare, la difesa di Berlusconi e Lavitola – difeso da Gaetano Balice – punta a trasferire l’ inchiesta a Roma e a coinvolgere la Giunta per le autorizzazioni a procedere. In sintesi: i voti di sfiducia di De Gregorio, le sue opinioni politiche, che per Costituzione sono libere da qualsiasi vincolo di mandato, sono sindacabili sotto il profilo penale? Il punto, però, è che l’ unico senatore coinvolto nella vicenda è proprio De Gregorio. La sua richiesta di patteggiare il reato di corruzione e, soprattutto, il memoriale presentato ieri, sembrano mettere una pietra tombale sulla tesi di Ghedini. “IL PRIMO INCONTRO con Berlusconi – scrive De Gregorio – avvenne nell’ aprile 2006… Fu allora che Berlusconi propose il suo patto… qualunque sacrificio politico ed economico per consentire il mio ritorno a casa… (il centrodestra, ndr). Compresi che mi avrebbe incondizionatamente dato quello che volevo e che era disponibile a qualsiasi modalità operativa… incassai soltanto la sua assicurazione: farò qualsiasi sacrificio, politico ed economico, per riportarti a casa… Fino a quel momento ero a tutti gli effetti tra i 158 voti della maggioranza…”. De Gregorio coinvolge politicamente Schifani: “Gli illustrai telefonicamente la mia progettualità: ‘C’ è l’ opportunità di eleggermi alla presidenza della commissione Difesa… se intendete cogliere quest’ occasione, facciamo un passo avanti’. Non gli parlai di dazioni economiche…”. Il progetto andò in porto: “Schifani chiese il sostegno di Fini e Casini e il 7 giugno fui votato alla presidenza della commissione Difesa. E Lavitola comparve… poche ore dopo la mia proclamazione. Mi disse che da quel momento, da Berlusconi, potevo ottenere imponenti cifre di denaro e si sarebbe adoperato per lucrare il massimo possibile”. Il secondo incontro con Berlusconi avviene fra il 7 e il 15 giugno 2006: “Berlusconi era molto incuriosito dalle reazioni di Antonio Di Pietro e chiedeva notizia delle sue dichiarazioni in merito alla mia elezione. Decidemmo insieme che il mio scollamento dalla maggioranza avrebbe dovuto compiersi gradualmente , che era utile che restassi ancora nelle fila del partito di Di Pietro, pur rispondendo a un’ azione di sabotaggio, che decidemmo nei particolari, partendo proprio dal mio ruolo di Presidente della commissione Difesa…”. E ancora: “Agii, da quel momento, ascoltando i consigli di Lavitola, che erano ispirati dal Presidente…”. Poi racconta la “fase economica” e la trattativa sui 3 milioni di euro: “Lavitola mi spronò a parlare a Berlusconi dei miei problemi economici… in un ulteriore incontro a Palazzo Grazioli, il terzo, nel giugno del 2006, Berlusconi fu molto comprensivo… Mi chiese quale era l’ esposizione del gruppo, parlai di tre milioni di euro. Berlusconi rispose che si sarebbe attivato… Poi Lavitola mi riferì che si sarebbe occupato lui, su delega del Presidente, di farmi arrivare i soldi”. Iniziano i pagamenti: “Le prime erogazioni arrivarono, attraverso Lavitola, nel luglio del 2006”. Nel frattempo offriva le prime dimostrazioni: “Il 13 giugno 2006 feci arrivare un nuovo ‘segnale’ a Berlusconi, disertando la presenza in aula in occasione del voto sulla costituzionalità del disegno di legge che sanciva lo ‘spacchettamento’ di alcuni ministeri”. Ma resta nella maggioranza: “Nel giugno del 2006, comunque, ebbi ancora modo di votare la fiducia al governo Prodi… In forza del suo sostegno economico, avevo promesso a Silvio Berlusconi che avrei combattuto una sorta di ‘guerriglia urbana’. Man mano che mi pervenivano le sue ‘dazioni’, mettevo in atto la mia strategia di sabotaggio… La mia libertà di voto tuttavia mi consentì di mettere in mora Silvio Berlusconi in attesa che continuassero a pervenire, attraverso Valter Lavitola, le dazioni economiche. Fra ottobre e novembre del 2006 comincia a votare sistematicamente con l’ opposizione…”.
di antonio massari inviato a napoli
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