Coronavirus, cresce la tensione. E adesso anche il turismo trema
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- Quotidiano di Sicilia
Il piano dei rientri dalla Cina. Bocca (Federalberghi), “contraccolpo immediato, spero non condizioni il mercato Usa”. Un medico ennese racconta la sua esperienza, “Al rientro da un corso di formazione in Cina, mi sono messo in quarantena” C’ è grande timore in tutto il mondo per la situazione del coronavirus. Il bilancio, a oggi, è di centotrentadue morti e seimila persone infettate. Rallentano però i contagi giornalieri: seicento in meno ieri rispetto a due giorni fa. Intanto è stato registrato un primo caso anche negli Emirati Arabi e duecento giapponesi sono rientrati stamani con un volo charter da Wuhan a Tokyo. Oggi ne decollarà uno da Parigi. E mentre per oggi è previsto un vertice nel Ministero degli Esteri sulle linee guida per il rientro degli italiani, si comincia a temere sulle ripercussioni di questa situazione sul turismo. Poco meno di una settimana fa Roma e Pechino si incontravano all’ Auditorium Parco della Musica, con grandi aspettative riposte nel 2020 “anno della cultura e del turismo Italia-Cina” (si attendevano fino a quattro milioni di cinesi) e invece il Coronavirus fa tremare tutto il comparto del mondo dei viaggi, tra cancellazioni e disdette, paura e penali. Per l’ Italia il mercato cinese è tra i più importanti sia in termini di grandezza che per capacità di spesa (i visitatori del paese del Dragone muovono oltre 650 milioni di euro con un incremento quasi del 41% lo scorso anno) e la paura legata alla propagazione del virus rischia di generare una serie di ripercussioni economiche su tutto l’ indotto. “Per il turismo il contraccolpo è già stato immediato – ha commentato il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca – ma ci stiamo preparando a contare danni ancora più gravi. E non saranno perdite indifferenti, possiamo già dirlo. Sono infatti convinto che ancora non abbiamo percepito la vera dimensione del problema e che ancora non la sappiamo assolutamente tutta la storia. Penso che purtroppo il peggio debba ancora venire. Noi di cancellazioni e disdette ne stiamo già vedendo moltissime, specialmente a livello di gruppi e tour operator. La nostra speranza – ragiona Bocca – è che il fenomeno rimanga circoscritto in Cina. Se i contagi si allargassero in tutta Europa questo significherebbe metterci in difficoltà anche su tutti gli altri mercati. Penso ad esempio al mercato americano, che è molto sensibile a questi fenomeni. Se cominciassimo a parlare di casi a Parigi, casi a Londra, casi in Italia gli americani si tirerebbero indietro senza dubbio”. “Il mercato del Far East – ha aggiunto il presidente degli albergatori italiani – è molto importante per gli alberghi in questo periodo di bassa stagione (che corrisponde al loro Capodanno in cui viaggiano molto) ed è una grossa fonte di business. Ieri abbiamo avuto una cancellazione di 50 camere per febbraio Poi bisogna considerare che è un danno per gli alberghi di fascia lusso (perché il turista individuale è un turista con alta capacità di spesa) – considera ancora Bocca – ma anche per tutti gli alberghi di fascia medio-alta perché i gruppi spendono di meno sull’ accomodation e spendono tantissimo nello shopping, altro settore che sarà molto danneggiato”. Astoi Confindustria Viaggi, l’ Associazione che rappresenta il 90% del mercato del tour operating in Italia, da parte sua registra cancellazioni e un comprensibile calo di preventivi e di richieste per partenze e viaggi in Cina. “Ai clienti che avevano già effettuato prenotazioni per viaggi imminenti verso le aree interessate – hanno spiegato – vengono proposte destinazioni alternative e, qualora si tratti di partenze future a medio o lungo termine, i clienti vengono invitati ad attendere l’ evolversi della situazione”. A fare i numeri dei connazionali che vanno in Cina per turismo o lavoro è Ivana Jelinic, presidente della Fiavet (“Ogni anno sono 200 mila italiani”) che ha ricordato come tutta l’ area attorno a Wuhan sia interdetta ma anche molti dei monumenti cinesi anche a Pechino e Shanghai, solitamente maggiormente affollati, siano chiusi al pubblico. Gianni Rebecchi, presidente di Assoviaggi Confesercenti, ricorda come sia opportuno “evitare i viaggi “fai da te” e rivolgersi a operatori professionali che sono direttamente in contatto sia con gli operatori locali sia con gli uffici della Farnesina”. Il Codacons sottolinea che i viaggiatori hanno “tutto il diritto di disdire senza alcuna penale i contratti” mentre “agenzie di viaggio e tour operator, al contrario, stanno applicando sanzioni “illegittime”. Medico ennese, “In quarantena dopo la Cina” Un medico siciliano residente a Napoli ha raccontato di essere tornato da poco dalla Cina dove si trovava per un progetto di formazione e di essersi, di sua iniziativa, chiuso “in casa in una sorta di quarantena, come precauzione personale”. A parlare è Francesco Colaleo, ennese di trent’ anni, medico e specializzando in Neurochirurgia alla Federico II di Napoli. Lui in Cina, esattamente a Kunming, nella provincia dello Yunnan, era arrivato da due settimane, per partecipare ad un progetto di “formazione esterna”, quando è scoppiato il contagio. “Non appena la situazione si è aggravata – ha detto il medico – ho deciso di rientrare da Kunming, dove ci sarebbero 25 casi accertati e altri da accertare. Sono in continuo contatto con i colleghi del 1St People’ s Hospital of Yunnan, dove lavoravo – dice Francesco al telefono – da loro mi è stato chiesto, esplicitamente, di rimanere in casa per 14 giorni dal mio rientro e di monitorare la temperatura corporea”. Secondo il medico la situazione in Cina è di grande tensione. “Per strada non c’ è quasi nessuno e nei supermercati, presi d’ assalto nei primi giorni della notizia di contagio, tutti hanno la mascherina. Anche il capodanno, che comunque a Kunming è stato festeggiato, è stato sotto tono”. Colaleo racconta che in transito dall’ aeroporto di Hong Kong la tensione era altissima. “Guai a tossire – ha detto – c’ è molta psicosi anche se i dati forniti dal governo cinese sono quelli reali e la tesi più accreditata tra i sanitari di quel Paese rimane quella che questo virus sia davvero legato al consumo di carne di un certo tipo di animali”. Il medico era arrivato a Kunming da Napoli il 15 gennaio scorso. Aveva fatto scalo ad Istanbul, poi Pechino, in treno aveva raggiunto Datong e da lì, con un volo che aveva fatto scalo a Zhengzhou, era giunto a Kunming dalla quale, non appena la situazione sanitaria, si era aggravata, era ripartito per giungere in Italia il 26 gennaio scorso. Nell’ aeroporto di Kunming è stato sottoposto a osservazione con telecamere a infrarossi. Poi il transito nello scalo di Hong Kong per giungere a Malpensa, dove al medico, insieme a tutti i passeggeri dell’ aereo, è stata misurata la temperatura corporea per poi rientrare, sempre in aereo a Napoli, dove attualmente risiede.
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