Coronavirus, avviso di garanzia per Conte. I pm: ‘Accuse da archiviare’
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- Ilsecoloxix.it
ROMA. Il premier Giuseppe Conte è indagato. E con lui – bersaglio di oltre duecento denunce di cittadini e associazioni dei consumatori per la gestione dell’ emergenza coronavirus – ci sono anche sei ministri: Alfonso Bonafede, Luigi Di Maio, Roberto Gualtieri, Lorenzo Guerini, Luciana Lamorgese e Roberto Speranza. C’ è chi chiede conto dei ritardi del lockdown e chi invece punta il dito contro l’ eccessiva limitazione delle libertà personali, con accuse che vanno dall’ omicidio colposo fino all’ attentato contro la Costituzione. Ma la trasmissione degli atti al tribunale dei ministri è «un atto dovuto», si affretta a sottolineare palazzo Chigi. E a gettare acqua sul fuoco ci pensa anche la procura di Roma; i pm Eugenio Albamonte e Giorgio Orano, dopo aver esaminato le denunce contro Conte e i suoi ministri, le definiscono «infondate e quindi da archiviare». Il premier tira un mezzo sospiro di sollievo, ma la decisione su un eventuale processo spetta al tribunale dei ministri e resta vivo il timore per un possibile rinvio a giudizio a settembre, con un’ altra inchiesta, quella di Bergamo sulle mancate zone rosse ad Alzano e Nembro, ancora aperta. Su Facebook, infatti, Conte si difende: «Abbiamo lavorato sempre allo stesso modo. Ci siamo affiancati scienziati ed esperti per disporre costantemente di una base scientifica di valutazione dei dati epidemiologici e abbiamo sempre ispirato la nostra azione ai principi di precauzione e trasparenza e ai criteri di adeguatezza e proporzionalità». Assicura poi piena collaborazione con i pm, e sottolinea: «Ci siamo sempre assunti la responsabilità, in primis ‘politica’, delle decisioni adottate. Abbiamo sempre agito in scienza e coscienza, senza la pretesa di essere infallibili, ma nella consapevolezza di dover sbagliare il meno possibile per preservare al meglio gli interessi della intera comunità nazionale ». Vito Crimi e Nicola Zingaretti difendono l’ operato dell’ esecutivo, ma le opposizioni invocano il processo, come accaduto recentemente per Matteo Salvini. Per Giorgia Meloni «le scelte politiche di un governo non dovrebbero essere approvate dalla magistratura ma dal Parlamento». E anche da Forza Italia, Annamaria Bernini punge: «Conte non dia lezioni di trasparenza. Dovrà rispondere in Parlamento per i suoi pieni poteri». Salvini definisce «curiosa» quella che per lui è una disparità di trattamento («per me un processo, per loro un atto dovuto»), ma quando accusa il governo di avere dei «morti sulla coscienza» e chiede l’ arresto del premier, anche i suoi alleati del centrodestra fanno un passo indietro. «Fa rabbrividire», commenta Osvaldo Napoli, di Forza Italia. E anche nel partito di Meloni si commenta con un certo imbarazzo: «Le colpe del governo sono evidenti, ma viviamo in uno stato di diritto». Per il premier, però, non ci sono solo le opposizioni da affrontare, perché i ricorrentinon sembrano disposti a deporre le armi. Tra di loro c’ è l’ avvocato Carlo Taormina – con 3 ricorsi depositati -, che chiede al tribunale dei ministri «di essere ascoltato» e di poter consegnare «tutti i documenti» in suo possesso. Il Codacons, invece, dopo aver alzato il tiro per la mancata zona rossa ad Alzano e Nembro e per i decessi nelle Rsa, invita i cittadini a compilare un modulo online e a costituirsi come parti offese in questa nuova inchiesta, così da poter «chiedere un risarcimento».
federico capurso
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