24 Marzo 2020

Coronavirus, allarme contagio tra i medici

sono saliti a 33 i sanitari infettati: 12 di base e 21 ospedalieri
l È allarme rosso tra i medici del Salento. Sono 33 i sanitari contagiati dal Covid-19: 12 medici di base e 21 ospedalieri. Una lista che si allunga drammaticamente di giorno in giorno. A Gallipoli, al primo infermiere contagiato si aggiunge ora un collega ed un oss, portando a tre il numero dei positivi. E l’ interrogativo è se a traghettare involontariamente il virus da un nosocomio all’ altro non siano gli spostamenti degli operatori. L’ infermiere del reparto di Terapia intensiva del «Vito Fazzi» risultato positivo al tampone aveva accompagnato un paziente dalla rianimazione di Lecce a quella del «Sacro Cuore» di Gallipoli. Il sindaco della Città Bella, dopo un sopralluogo ieri nel nosocomio, ha chiesto alla Asl l’ immediata sanificazione dei reparti di Chirurgia e Medicina e il tampone obbligatorio per tutti i sanitari dei due reparti. Un intervento urgente per scongiurare la nascita di un focolaio che, dopo Copertino, porterebbe alla chiusura del secondo ospedale della provincia. Operazioni di contenimento già avviate al Fazzi dopo la positività dell’ infermiere: dalla sanificazione degli ambienti all’ identificazione dei contatti avuti con il resto del personale per attivare le eventuali quarantene. Il virus non risparmia Campi salentina dove è risultato positivo un medico di base. Chiuso e sanificato il reparto di Radiologia del nosocomio dove il professionista è stato sottoposto ad un rx del torace. Il suo tampone è risultato positivo nella tarda serata di domenica. Anche qui sono stati attivati tutti i protocolli previsti. Compresa la quarantena del personale venuto in contatto con il professionista. Disposta la sanificazione degli ambienti. È stato inoltre chiuso lo studio di gruppo dove lavora il medico. Un collega e un infermiere dello studio sarebbero in quarantena. Preoccupa le comunità di Novoli, dove risiedeva, il medico risultato positivo. La voce, che circolava già dalla sera precedente, è stata confermata dal sindaco di Novoli Marco De Luca, contattato personalmente dal professionista in questione, assistito nella sua abitazione e in buone condizioni di salute. Il primo cittadino novolese ha messo così fine, con un annuncio su facebook, tranquillizzando la comunità sull’ efficienza delle misure adottate dalle autorità competenti, a una sorta di inarrestabile “caccia all’ unto” che si era avviata sui social già dalla tarda serata di domenica. Intanto i sindacati levano gli scudi e chiedono tamponi e protezioni per tutto il personale. A lanciare un grido d’ allarme sull’ aumento esponenziale dei contagi tra gli operatori sanitari è tra gli altri Fran cesco Perrone di Fsi-Usae. «Il paradosso dichiara – è che gli ospedali potrebbero diventare essi stessi, come già accaduto in altre regioni, focolai non controllabili del virus». Secondo Perrone è urgente sottoporre a tampone tutti gli operatori sanitari, anche gli asintomatici, compresi gli addetti alle pulizie. Così come è urgente dotare il personale sanitario degli indispensabili dispositivi di protezione individuali. Mascherine spesso fatte in casa e riutilizzate, qualche guanto di gomma ed un camice: si esaurisce spesso qui il materiale a disposizione dei medici e degli operatori sanitari per proteggersi dal contagio. «Non è possibile – scrive senza mezzi termini in una nota il segretario provinciale della Cgil Floriano Polimeno – consentire nella sanità pubblica l’ uso di strumenti fatti in casa e improvvisati, addirittura spesso “riciclati”». Nessuno dei lavoratori della Asl sta «tirando i remi in barca – prosegue Polimeno – al contrario stanno accettando turni massacranti e situazioni d’ emergenza in continua evoluzione, ma servono mezzi adeguati e soprattutto dispositivi di protezione individuale per tutelare e proteggere i lavoratori, affinché non si ammalino e possano prestare la loro opera». Lo stesso aggiunge che «chiamarli “eroi” può piacere alla politica ed ai social, ma i lavoratori stanno solo facendo il loro dovere: non sono vittime da sacrificare». Al coro di proteste si aggiunge anche il Codacons Lecce che chiede tamponi a tappeto per i sanitari, anche asintomatici, da estendere ai cittadini. È necessaria una «graduale ma tempestiva estensione dei test per la diagnosi del contagio – scrive Alessandra Cancelli – nei confronti dell’ intera popolazione, a partire dai soggetti maggiormente esposti al rischio, anche se asintomatici. Solo così si potranno individuare ed isolare tempestivamente i vari focolai di infezione riducendo conseguentemente il numero dei colpiti e producendo effetti positivi anche sull’ intero sistema sanitario che vede nell’ esplodere dei numeri il proprio peggior nemico».

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