CONCORSI NELLA SCUOLA: ALLUCINANTE DECISIONE DEL CDS
I QUIZ AL POSTO DELLA PROVA SCRITTA VANNO BENE NON PERCHÉ IN GRADO DI ACCERTARE LA PREPARAZIONE CULTURALE DEI CANDIDATI, MA PERCHÉ PRASSI NEI PAESI ANGLOSASSONI
Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso promosso da alcuni docenti difesi dal Codacons in cui si chiedeva la riforma della sentenza del Tar Lazio che aveva respinto il loro ricorso di primo grado volto all’annullamento del Decreto Dipartimentale del Ministero dell’Istruzione n. 23 del 5/1/2022 relativo al “Concorso ordinario per titoli ed esami, finalizzato al reclutamento del personale docente per posti comuni e di sostegno nella scuola secondaria di primo e secondo grado”, nella parte in cui ha disciplinato le modalità di svolgimento e la tipologia della prova scritta del concorso e la sua valutazione, abolendo la prova scritta e sostituendola con la prova preselettiva, specie nella parte in cui ha previsto la non ammissione agli esami orali se non superato il punteggio di 70/100.
Nella sua decisione la Sezione Settima del Cds (Pres. Roberto Chieppa, Rel. Raffaello Sestini) sostiene che i quiz al posto della prova scritta vanno bene non perché in grado di accertare la preparazione culturale dei candidati, ma perché prassi nei paesi anglosassoni. Si legge nella sentenza:
“il Collegio considera che la sopra citata affermazione dei Difensori non appare condivisibile per la parte in cui contesta l’utilizzo di un metodo di selezione per test (“i quiz”) che risulta, viceversa, notoriamente ed ampiamente in uso nella maggior parte dei paesi europei e anglosassoni, maggiormente sviluppati economicamente ed accumunati, attorno ai capisaldi dell’Habeas Corpus act del 1679 e della Déclaration des droits de l’homme et du citoyen del 1789, da consolidati percorsi democratici di riconoscimento della libertà e responsabilità della persona e del connesso principio della valorizzazione del merito individuale, anche nell’ambito di rapporti lavorativi, in relazione alla diffusamente ritenuta idoneità dei test, non solo ad accertare in modo oggettivo e trasparente le reali competenze e capacità possedute ma anche, mediante quesiti logici, di comprensione, situazionali e attitudinali, a verificare le specifiche esperienze ed attitudini capaci di assicurare la selezione dei più capaci e meritevoli (così come richiesto dalla Costituzione italiana) in relazione allo specifico tipo di apporto lavorativo e professionale richiesto dall’amministrazione selezionatrice, a vantaggio dell’imparzialità della scelta e dell’interesse pubblico generale dell’intera comunità”.
“Non si capisce cosa c’entri l’Habeas Corpus e la Dichiarazione dei diritti dell’uomo, che riguardano le libertà individuali e i diritti inviolabili delle persone, con le scelte amministrative sulle procedure tecniche di un concorso pubblico – commenta il presidente Carlo Rienzi – Ora la questione sarà rimessa all’attenzione della Corte europea dei diritti dell’uomo, dove il Codacons intende presentare un ricorso a tutela dei docenti, anche perché il presidente di sezione del Consiglio di Stato che si è espresso sul ricorso (Roberto Chieppa) figurerebbe nell’ufficio legislativo della Presidenza del consiglio che ha partecipato alla redazione delle leggi impugnate dai ricorrenti, mentre avrebbe dovuto astenersi per non cadere nella incompatibilità. Ricorso al quale potranno aderire tutti gli interessati seguendo le istruzioni pubblicate sul sito www.codacons.it
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