24 Settembre 2013

Concordia, il tribunale: «Esame dei video inediti»

Concordia, il tribunale: «Esame dei video inediti»

| Speciale Naufragio all’ isola del Giglio | Grosseto – Il tribunale ha ordinato una perizia per visionare inediti video di bordo della nave Costa Concordia sequestrati dalla capitaneria di Livorno e custoditi agli atti delle indagini della procura: nessuno finora li ha visti, neanche gli investigatori. Il presidente Puliatti ha indicato la visione completa dalle 21.10 fino al termine delle immagini, riprese dalle telecamere di sorveglianza. Le immagini sono nastri Vhs recuperati dalle telecamere di bordo. Secondo quanto emerge, si dovrebbero vedere varie fasi, sia la vita di bordo prima dell’ urto, sia gli eventi seguenti all’ impatto e poi nella gestione dell’ emergenza e non è escluso che potrebbe ricavarsi cosa fecero Schettino e gli altri ufficiali nei movimenti di bordo, dove si spostarono e quando, per esempio, si organizzava l’ evacuazione dei passeggeri. La perizia – per l’ effettuazione di una copia forense dei video di bordo della Costa Concordia – inizierà il 2 ottobre con l’ acquisizione formale dei materiali da parte del perito. Poi il collegio del tribunale ha stabilito che dopo 60 giorni si proceda al deposito in cancelleria (5 dicembre): quindi la perizia approderà in aula nell’ udienza del 10 dicembre. I giudici: «Schettino è un imputato, non un perito mascherato» L’ ex comandante della Costa Concordia Francesco Schettino non può interloquire nel processo, «come se fosse un perito mascherato », nella discussione molto tecnica delle parti con i periti del gip «perché è l’ imputato: il suo non è il ruolo di un consulente tecnico» della difesa e peraltro non può appropriarsi della possibilità di poter dare dichiarazioni spontanee continue. Lo ha chiarito stamani, alla nuova udienza del processo sul disastro della Costa Concordia, il presidente del tribunale Giovanni Puliatti rispondendo a una «lamentela» del difensore Domenico Pepe, che chiedeva perché fosse negato a Schettino di intervenire nella discussione. Questo diritto gli «è negato – ha spiegato il presidente Puliatti – perché l’ imputato, essendo tale, non può assumere il ruolo di consulente tecnico»: Schettino può solo fare il suggeritore ai suoi difensori, ma non parlare in prima persona. Ieri Schettino era intervenuto due volte spiegando la fase dell’ ordine non eseguito dal timoniere, ma poi al terzo tentativo di dire qualcosa su un’ altra questione, il giudice Puliatti lo ha stoppato regolando il suo diritto a dare dichiarazioni spontanee a una fase successiva del processo, e impedendo che Schettino lo possa fare punto per punto, cosa che invece è permessa, ovviamente, ai suoi avvocati. Stamani la questione è riemersa ed è stata chiarita di nuovo dal collegio. Il Pg: «Non c’ è polemica con i pm» «Non c’ è alcuna polemica con la procura di Grosseto, noi non entriamo nel merito della sentenza, abbiamo solo valutato in maniera diversa la congruità delle attenuanti generiche». Lo ha detto il sostituto procuratore generale Adolfo Sgambaro che ha impugnato i patteggiamenti dei 5 imputati (oltre al comandante Francesco Schettino) nel procedimento per il naufragio della Costa Concordia. Sgambaro ha spiegato che l’ impugnazione di una sentenza è «un fatto normale e fisiologico. Noi verifichiamo e, se riteniamo che ci siano delle situazioni dubbie, impugniamo. In questo caso, secondo noi, la sentenza non era correttamente o sufficientemente motivata in tema di attenuanti generiche». L’ impugnazione non riguarda quindi la pena base, ma la riduzione legata alle attenuanti generiche. «Sarà ora la Cassazione – ha aggiunto il Pg Sgambaro – a dire se i nostri dubbi sono fondati o meno. Se accoglierà la nostra impugnazione può annullare la sentenza senza rinvio e trasmettere gli atti di nuovo al gip». A quel punto il procedimento riprenderà il suo iter naturale e non è escluso che gli indagati possano di nuovo chiedere il patteggiamento. Il deposito dell’ impugnazione c’ è stato sabato scorso. Sgambaro ha poi ricordato che c’ è stata anche un’ istanza delle parti civili «che hanno sollecitato la Procura generale per l’ impugnazione» e che, una volta ricevuta, la Procura generale ha preso la sua decisione anche dopo essersi confrontata sia con le parti civili sia «con collaborazione» con la procura di Grosseto. Costa Crociere: «No al sopralluogo sulla nave» E Costa Crociere si è opposta in aula a un sopralluogo sul relitto della Costa Concordia, chiesto dalla difesa di Schettino e dal Codacons per fare verifiche su alcuni apparati della nave. «La Costa – ha detto l’ avvocato Marco De Luca intervenendo nel processo – si oppone. Sono richieste eccentriche rispetto all’ oggetto del processo, accertare la responsabilità del comandante Schettino, anziché cercare a ventaglio vaghe responsabilità di altri». I periti del gip: «L’ ultima manovra fu la virata a destra» Secondo i periti del gip, l’ ultima manovra eseguita dalla plancia della Costa Concordia fu una virata a destra che avvenne subito dopo l’ urto contro gli scogli, manovra che fece evitare un secondo impatto contro il Giglio: poi i timoni rimasero definitivamente a dritta, all’ angolazione massima di 35 gradi, dopodichè i «timoni furono fermi» e non più utilizzabili. I periti del gip lo hanno chiarito stamani in aula mentre si esaminava ancora il quesito dei giudici di Grosseto sul funzionamento del generatore di emergenza. In questa fase della discussione l’ ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, coordinatore dei periti del gip, ha detto che «dopo l’ urto effettivamente l’ ordine di mettere i timoni a dritta ha avuto l’ effetto di allontanare la nave dall’ isola», ma questa manovra fu l’ ultima possibile da parte di Schettino e non ce ne furono altri. Successivamente la nave perse la propulsione e gli impianti andarono ko : il generatore di emergenza non funzionò; i timoni e le pompe di sentina, collegati a questo impianto, non erano alimentati e si bloccarono. Tuttavia, hanno fatto notare i periti, in ogni caso la superficie del timone in acqua sarebbe stata «totalmente ininfluente» considerato che il vento di maestrale stava causando un potente effetto vela sulla mole della nave. E le pompe di sentina non avrebbero comunque mai potuto buttare fuori acqua in modo sufficiente, rispetto alla massa d’ acqua entrata dalla falla di quasi 60 metri. «Un allagamento fuori letteratura», ha commentato in un suo intervento, il pm Stefano Pizza. Inoltre, hanno fatto capire i periti, fu proprio il vento, e lo scarroccio della nave alla deriva, hanno spiegato i periti, a portare la Costa Concordia nella collocazione attuale, non altre azioni, non possibili per le gravi avarie a bordo. La difesa di Schettino, con l’ avvocato Domenico Pepe, ha chiesto ai periti ragguagli su più punti su quanto il mancato funzionamento del generatore di emergenza abbia avuto influenza, o meno, sugli apparati collegati. Tra le risposte c’ è che funzionarono solo quelli alimentati da batterie di emergenza che, in continuità, poterono rimanere efficienti e durarono fino a esaurimento: tra questi le luci di emergenza di bordo. Durante il processo, i periti del gip hanno anche chiarito: «Le pompe di sentina della Costa Concordia avevano una capacità di espellere acqua per circa 1.000 metri cubi all’ ora. Ma l’ acqua entrata nella falla – lunga circa 60 metri – dopo l’ urto contro gli scogli del Giglio, fu pari a 1,2 milioni di metri cubi in un’ ora: impossibile liberare i vani motori, e poi sulla nave quasi subito si verificarono le più gravi avarie agli apparati». Inoltre, è stato sottolineato che delle quattro pompe di emergenza ne poteva essere funzionante solo una da 240 mc all’ ora: ma il mancato funzionamento del generatore di emergenza, che avrebbe dovuta alimentarla di energia, visti i motori andati prestissimo ko, rese inutilizzabile anche questa possibilità. I periti hanno anche stimato che in teoria, se questa unica pompa avesse funzionato, sarebbero servite tra 5.500 e 6.000 ore per evacuare i comparti allagati.
 

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