10 Aprile 2011

Con la sentenza della Consulta oltre 1.000 ordinanze in bilico

Con la sentenza della Consulta oltre 1.000 ordinanze in bilico
 

«Fondina vuota» per i sindaci-sceriffi. C’ è già chi sintetizza così la sentenza della Corte Costituzionale che di fatto dichiara illegittimo il provvedimento normativo che va sotto il nome di «Pacchetto sicurezza 2008», nella misura in cui questo consentiva al primo cittadino di adottare provvedimenti a «contenuto normativo ed efficacia a tempo indeterminato», per prevenire ed eliminare gravi pericoli che minacciano la sicurezza urbana, anche fuori dai casi di «contingibilità e urgenza». E in queste poche righe sono di fatto racchiusi tutti i nodi critici censurati dalla Consulta, a fronte di quelle che vengono indicate come violazioni degli articoli 3, 23 e 97 della Carta Costituzionale. Questo perché il «Pacchetto sicurezza», ossia la legge 125/2008 (che convertì il decreto legge 92 dello stesso anno) non pone freni temporali e di contesto all’ autorità del sindaco in fatto di sicurezza urbana, non limitando le ordinanze ai casi «contingibili» e «urgenti». Per giunta per i giudici l’ applicazione di provvedimenti normativi divergenti in materia analoga non ispirati a un medesimo quadro, finirebbero col ledere il principio di eguaglianza dei cittadini. In altre parole, «gli stessi comportamenti potrebbero essere ritenuti variamente leciti o illeciti, a seconda delle numerose frazioni del territorio nazionale di competenza dei sindaci» . Non solo: la sentenza 115/2011, pronunciata giovedì a Roma, ribadisce anche la riserva di legge, ossia la previsione del nostro ordinamento secondo la quale a disciplinare un ambito tanto delicato quanto quello che concerne le libertà personali può essere esclusivamente una legge dello Stato. Ma ad essere infranto sarebbe da ultimo il principio di «legalità sostanziale in materia di sanzioni amministrative». La sentenza ha già scatenato una quantità di reazioni politiche di ogni segno, ma anche richieste da parte di associazioni di tutela dei consumatori, come il Codacons, che reclamano da subito la nullità delle sanzioni pagate dai cittadini sulla scorta delle ordinanze che saranno cassate. Quante lo saranno, peraltro a livello nazionale come in chiave bresciana, non è chiaro. L’ Anci, l’ associazione nazionale Comuni italiani, in un recente studio fa sapere di aver raccolto oltre mille ordinanze emesse sulla scorta della legge 125/2008, ora in teoria in bilico. Difficile dire anche a livello bresciano quanti siano i provvedimenti a rischio. Ma certo un discreto numero, se è vero che specie nei mesi immediatamente successivi all’ estate 2008 in cui il pacchetto fu varato, furono numerosi i sindaci che introdussero, in virtù dei nuovi poteri, ordinanze ad hoc: per contrastare lucciole, bivaccatori molesti, imbrattatori, venditori di fiori abusivi, e altro. Un riepilogo del tutto sommario fa contare oltre 20 Comuni interessati. Uno su dieci. Per avere un quadro più definito, bisognerà attendere i prossimi giorni: se i principali Comuni del Belpaese invocano il confronto con l’ Avvocatura generale dello Stato per capire, anche in terra bresciana i sindaci già si interrogano. «Il tema sarà sicuramente trattato nell’ incontro di Ufficio di presidenza di questa settimana» fa sapere Emanuele Vezzola, presidente dell’ Associazione dei Comuni bresciani, oltre che sindaco di Gavardo, dove assicura, «ordinanze di quelle sotto accusa non ce ne sono». Gianluca Gallinari I divieti nati dal «Pacchetto 2008» nNiente consumo di alcolici per strada, niente camper e bivacchi fuori dalle aree attrezzate e niente vendita abusiva di fiori nei locali pubblici e divieto di «contrattare prestazioni sessuali»: questi alcuni dei divieti previsti dalle ordinanze sindacali del capoluogo e non solo.
 
 
 
 
 

 

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