12 Marzo 2019

Colosseo superstar Il prezzo si adegua

biglietti a 16 euro fra nerone e tiberio
Elena G. Polidori ROMA DAL MONDO si viene in l’ Italia soprattutto per un motivo: visitare il Colosseo. Così, dal primo novembre prossimo, visitare l’ anfiteatro Flavio costerà di più. Le proteste già si fanno sentire, ma se il «brand» è di così tanto successo, è bene metterlo a frutto. La tariffa del biglietto base, che comprende Colosseo, Foro romano e Palatino, sarà portata a 16 euro, rispetto agli attuali 12, con un incremento del 33%. La decisione fa parte della nuova politica di ticketing disposta dopo l’ analisi dei flussi turistici e la comparazione con i costi d’ ingresso dei principali siti culturali mondiali. Il nuovo ticket permetterà così un ingresso differenziato all’ area archeologica anche nei giorni in cui il Colosseo ha raggiunto la capienza massima consentita di tremila visitatori. Limite che Foro e Palatino non hanno. IL BIGLIETTO, della durata di un giorno, si aggiunge a quello attualmente esistente del costo di 12 euro. Dal primo novembre saranno quindi tre i ticket disponibili: il biglietto basic da 16 euro che comprende Colosseo, Foro e Palatino; il biglietto Foro Palatino Super, sempre da 16 euro; il biglietto Full Experience, a 22 euro, che comprende tutti i siti e dura due giorni. La decisione è stata motivata dalla direttrice del Parco archeologico, Alfonsina Russo, sulla base di diversi fattori. Primo fra tutti la rilevanza del Colosseo, che si classifica al quarto posto tra i siti più visitati al mondo e costituisce la maggior attrattiva culturale italiana. In dieci anni, dal 2009 al 2018, sono stati 60 milioni i turisti entrati all’ Anfiteatro Flavio, lo 0,8% della popolazione mondiale (prima solo il Louvre, la Grande Muraglia Cinese e il Museo nazionale di Pechino). Il prezzo del biglietto, fermo dal 2008, risultava inferiore a quello dei principali siti mondiali, europei, italiani e anche romani. ALFONSINA Russo ha poi sottolineato come l’ attuale biglietto del Parco a 12 euro sia tra i meno cari nell’ ambito dei principali siti mondiali: costa di più una visita al Met (22 euro) o al Natural History di New York, al sito dell’ Esercito di terracotta in Cina, a Versailles, ai Vaticani, al Louvre, a Pompei, al Pompidou o al museo D’ Orsay. E anche molti dei principali musei italiani sono più cari, dagli Uffizi (20 euro), ai musei di piazza San Marco a Venezia, la Venaria Reale, Pitti, Pompei, la Galleria Borghese, il Mann, Castel Sant’ Angelo, l’ Egizio. «Vogliamo allineare il prezzo ai confronti e alle aspettative del pubblico – ha detto la Russo – ma anche frenare tutte le operazioni illegali favorite da un prezzo troppo basso. Ad esempio durante la Settimana dei musei abbiamo avuto fino a ventunomila visitatori al giorno e vari tentativi di truffa con persone che tentavano di vendere il biglietto nonostante fosse gratuito…». In aumento anche l’ offerta culturale: «L’ 11 aprile – ha spiegato ancora la direttrice – prevediamo di aprire il palazzo di Nerone sul Palatino, la cosiddetta Domus transitoria. Questo sarà l’ incipit per un nuovo percorso, quello neroniano, che lega il palazzo sul Palatino, distrutto dall’ incendio del 64, con quella che sarà la reggia per eccellenza, ovvero la Domus Aurea sul colle Oppio (di cui pensiamo di incrementare l’ apertura di un giorno, il venerdì). Quindi i visitatori potranno in un unico percorso vedere due luoghi straordinari legati a questo imperatore così controverso. Verso fine anno apriremo anche la Domus Tiberiana, cioè le viscere del Palatino con il clivus della Vittoria». INFINE un annuncio che riguarda la celebrazione dei 500 anni dalla morte di Raffaello: «Stiamo lavorando nella Domus Aurea anche per questo, con nuove illuminazioni e un’ importante mostra dedicata a una delle grandi scoperte del Rinascimento, ovvero le grottesche della Domus Aurea, che tanto hanno ispirato questi artisti, da Pinturicchio a Raffaello. E proprio per questo dedicheremo la Domus Aurea a Raffaello nel 2020». Ma le polemiche, si diceva, non si sono fatte attendere. «L’ incremento tariffario del 33% è senza dubbio abnorme – ha attaccato il presidente del Codacons, Carlo Rienzi – Ci auguriamo che le risorse derivanti dagli ingressi siano interamente utilizzati per migliorare l’ offerta culturale della capitale, e non vadano in tasca a soggetti privati o utilizzati per fini diversi». © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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