«Codice sui soccorsi Porti non garantiti per chi non firma»
Il ministero dell’ Interno si era limitato a parlare di «conseguenze» per le organizzazioni non governative che lunedì non hanno sottoscritto il Codice di condotta sui soccorsi in mare (5 su 8). Ieri la Commissione europea è stata più precisa, sottolineando che chi non firmerà il documento non si vedrà riconoscere la garanzia di trasferire i migranti salvati nei porti italiani, se l’ area in cui sono stati soccorsi non è quella di competenza italiana. Intanto, nel Mediterraneo si continua a morire: 8 cadaveri sono stati recuperati a bordo di un gommone carico di migranti, mentre circa 500 persone sono state recuperate in quattro operazioni di soccorso. Luglio fa però registrare un dimezzamento degli sbarchi che porta il totale di arrivi del 2017 sui livelli del 2016. Un dato che segnala una maggiore capacità di contenimento da parte della Guardia costiera libica nelle ultime settimane. L’ Europa: «Sostegno unanime» Il ministero dell’ Interno aveva definito insieme ai tecnici della Commissione le 13 regole contenute nel Codice proposto alle organizzazioni umanitarie e ieri da Bruxelles è arrivato un sostegno all’ iniziativa italiana, dopo che lunedì la maggioranza delle Ong aveva disertato il tavolo della firma. «L’ idea del codice – ricorda la portavoce della Commissione europea per Migrazione e Affari interni Natasha Bertaud – era stata unanimemente sostenuta da tutti i ministri dell’ Interno al consiglio Ue, perché questo documento porterà molta più chiarezza a tutti gli attori sulle pratiche» da adottare e «assicurerà alle Ong che, se aderiscono ad alcuni principi e standard operativi in linea con la legge internazionale, avranno la garanzia di accedere ai porti italiani». «Chiaramente – aggiunge – le organizzazioni che non firmano non potranno beneficiare di queste garanzie da parte delle autorità italiane. Ma la legge internazionale continua comunque a essere valida in tutte le circostanze e richiede che la barca più vicina all’ incidente faccia il salvataggio dei migranti e proceda a un porto sicuro». Medici senza frontiere, tra le organizzazioni che non hanno firmato il Codice, tira diritto. «Non abbiamo accettato il documento – spiega il direttore generale Gabriele Eminente – perché non tutela il nostro lavoro e poi c’ è già la legge internazionale che regolamenta il tutto. Noi continueremo comunque a lavorare nel Mediterraneo, ma al momento non ho capito cosa comporterà questa mancata firma». Opposizioni all’ attacco E le opposizioni attaccano le Ong. «Occorre sequestrare le navi delle Ong che si rifiutano di avere polizia e controlli a bordo. Se qualcuno non vuole trasparenza, non vuole controlli a bordo, vuole continuare a fare il vice-scafista, non lo fa col sostegno del governo italiano», sostiene il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini. Luigi Di Maio (Movimento 5 Stelle) invoca una legge, invece del Codice. «La nostra proposta – spiega – prevede a bordo la presenza di unità con compiti di polizia giudiziaria. Il Partito democratico ha i numeri per portarla in Aula: lo faccia e la voteremo». Renato Brunetta (Forza Italia) chiede al ministro dell’ Interno Marco Minniti di «non accettare l’ intervento delle navi delle Ong che non sottoscrivono il Codice di condotta. Lo Stato italiano ha una sua sovranità». Dalla parte delle Ong si schiera invece Nicola Fratoianni segretario nazionale di Sinistra Italiana, che definisce il Codice «inaccettabile». In campo anche il Codacons Il Codacons ha deciso di presentare una diffida al ministero dell’ Interno affinché revochi a Medici senza frontiere il permesso di svolgere attività di salvataggio in mare. «Il rifiuto di Msf di firmare il Codice di condotta per le Ong impegnate nelle operazioni di salvataggio dei migranti in mare – afferma il presidente del Codacons Carlo Rienzi – è un atto gravissimo, una forma di ribellione a regole sacrosante e necessarie per mettere ordine al settore. Medici Senza Frontiere non può arrogarsi il diritto di decidere in totale autonomia le regole, né può sottrarsi alle decisioni dello Stato». «Per tale motivo e di fronte ad un comportamento che riteniamo inaccettabile, abbiamo deciso di diffidare il ministero dell’ Interno affinché revochi con effetto immediato a Msf il permesso di svolgere attività di salvataggio in mare», conclude Rienzi.
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