Sono in tutto otto i dirigenti medici degli ospedali berici segnalati in procura dalla Finanza per l?ipotesi di corruzione. Le principali novità sono rappresentate dal coinvolgimento di Francesco Rodeghiero, primario di ematologia del S. Bortolo e del collega Alfonso Basso, di diabetologia. Un altro nome nuovo è quello di Rocco De Vivo, che lavora nel reparto di oncologia a fianco del primario Vinicio Fosser, anch?egli sotto inchiesta. Già un anno fa, invece, erano stati segnalati Fausto De Lalla (malattie infettive), Mario Salvagnini (gastroenterologia), Andrea Tasca (urologia) ed Emilio Fongaro (medicina al De Lellis di Schio). Spuntano quindi altri dei 4.400 nomi di medici di tutta Italia finiti nel mirino delle Fiamme gialle del nucleo regionale di polizia tributaria di Venezia che segue le indagini coordinate dal procuratore di Verona Guido Papalia (nella foto) per il ciclone Glaxo. Le accuse, costruite dopo due anni di accertamenti e di intercettazioni, metterebbero in luce un vasto mercato di corruzione e comparaggio che portava la vecchia dirigenza del colosso veronese e numerosi informatori scientifici a creare un meccanismo di do ut des con i medici ospedalieri e con quelli di base. Soldi, viaggi, apparecchiature, congressi, volumi in cambio di privilegiare un certo farmaco piuttosto che un altro. Se per i vicentini De Lalla, Fongaro, Tasca, Salvagnini e Fosser il coinvolgimento era già noto, la novità è l?inserimento nell?elenco delle Fiamme gialle di Basso, De Vivo e soprattutto Rodeghiero. Per quest?ultimo s?era ipotizzata l?iscrizione sul registro degli indagati già un anno fa, salvo poi essere smentito.
L?ipotesi della procura viene categoricamente allontanata dagli stessi indagati, che sostengono che i rapporti con l?azienda farmaceutica sono sempre stati improntati a trasparenza. I finanzieri, però, sono convinti di aver ricostruito fedelmente il meccanismo da codice penale, grazie anche alle e-mail interne alla Glaxo intercettate e in cui il mercato dei favori sarebbe stato palesemente spiegato. Un ruolo chiave ce l?avrebbero avuto gli informatori; finora, c?è un solo vicentino indagato fra questi, Alessandro Santi, 39 anni, Camisano, via Filanda. Assistito dall?avv. Michele Dalla Negra, è stato intercettato in un paio di occasioni nell?ottobre 2002 e subì una perquisizione.
Ora la procura di Verona sta verificando le posizioni di ciascuno prima di avviare l?avviso di conclusioni delle indagini preliminari. Il procuratore Papalia ha affermato che il lavoro si concluderà prima delle ferie estive. «Stiamo cercando di chiudere in fretta, ma sull?intero procedimento incombe il rischio della prescrizione – spiega il magistrato – per i reati di comparaggio o per la violazione dell?art. 11 del decreto legislativo 541 del 1992. Entrambi i reati sono puniti con contravvenzioni e quindi si prescrivono in soli tre anni, un tempo molto esiguo a fronte della complessità degli accertamenti». Papalia ha inoltre sottolineato che relativamente alla corruzione il fenomeno emerso è di «dimensione notevolissima», ricordando in merito che alle sanzioni penali si possono accompagnare l?interdizione dai pubblici uffici e i provvedimenti dell?ordine dei medici e degli ospedali. «Nella vicenda Glaxo si era persa la misura».
Sull?operazione “Giove“ è intervenuto ieri anche il Codacons, chiedendo la sospensione immediata dal servizio, a scopo cautelare, di tutti i medici indagati fino a che non sarà chiarita la loro posizione. Lo stesso Codacons ha annunciato che si costituirà parte civile al processo.
Il ministro della salute Girolamo Sirchia ha avviato un?indagine conoscitiva per tutelare i malati di tumore in merito all?utilizzo del farmaco “Hycamtin“. Uno dei filoni dell?inchiesta della magistratura riguarda gli oncologi che avrebbero prescitto il medicinale della GlaxoSmithKleine in cambio di regali. «Il lavoro sarà concluso in pochi giorni», ha promesso il ministro.

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