Codacons: “Gli utenti erano costretti a finanziare strade che non hanno mai percorso”
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fonte:
- Il Messaggero
ROMA – Da oggi non si dovrà pagare più un pedaggio supplementare alle barriere autostradali intorno alla Capitale e in corrispondenza dei grandi assi di collegamento gestiti dall’ Anas, tra autostrade e centri urbani, su tutto il territorio nazionale. Insomma, la sovrattassa sui raccordi va in soffitta, dopo appena 29 giorni dalla sua introduzione. A deciderlo è stata la prima sezione del Tribunale amministrativo regionale del Lazio, che ha ricordato come una tariffa di questo tipo «deve assumere il carattere di corrispettivo per l’ utilizzo di una infrastruttura e non quello di misura fiscale». Ossia, deve essere un pedaggio da pagare in cambio di un servizio preciso, e non una tassa da pagare indiscriminatamente. Il Tar ha accolto la richiesta di sospensiva avanzata dalla Provincia di Roma contro il decreto sulla manovra con cui il Governo, il 25 giugno, aveva individuato le 26 "stazioni di esazione" (di cui 9 nel Lazio) delle autostrade a pedaggio in concessione, che si interconnettono con le autostrade e i raccordi autostradali in gestione diretta dell’ Anas. A fianco di Palazzo Valentini si erano schierati 41 Comuni dell’ area romana, la Provincia di Rieti e il Codacons, mentre la Provincia di Pescara e il Comune di Fiano Romano hanno presentato ricorsi analoghi. «Abbiamo evitato un’ ingiustizia», è il primo commento di Nicola Zingaretti, presidente della Provincia di Roma. Contro la decisione del Tar il Governo farà ricorso al Consiglio di Stato. Dal canto loro i giudici amministrativi del Lazio dovranno pronunciarsi nel merito del ricorso, probabilmente in autunno. Ma già nell’ ordinanza di ieri si leggono forti critiche al provvedimento di Palazzo Chigi. «L’ improprio pedaggio nascondeva in realtà una tassa ingiustamente inflitta in particolare alle popolazioni della Provincia di Roma e di Rieti – spiega l’ avvocato Gianluigi Pellegrino, uno dei legali che hanno rappresentato la Provincia di Rieti davanti al Tar – Peraltro l’ assurdo paradosso che si evidenziava è che questa tassa veniva posta a carico di cittadini che potevano anche non utilizzare affatto le tratte autostradali in teoria pedaggiate mentre nulla veniva richiesto ad altri utenti che utilizzavano quelle tratte senza passare dagli impropri caselli di pedaggio». Insomma, secondo l’ avvocato Pellegrino, si trattava di un’ impropria tassa che ipocritamente non veniva chiamata con il suo nome». «La coerenza paga – commenta Zingaretti – Quando si è convinti di un’ idea bisogna battersi fino infondo, non bastano le dichiarazioni». Il presidente della Provincia di Roma ringrazia «i 41 sindaci coraggiosi di centrodestra e di centrosinistra che hanno sottoscritto il nostro ricorso: la coerenza è un requisito fondamentale perché le pubbliche amministrazioni riescano a costruire un rapporto coi cittadini, per rompere il teatrino della politica». «Siamo poi contenti perché abbiamo difeso Roma, che rischiava di subire l’ ingiustizia più grave – aggiunge Zingaretti – Dei caselli italiani sottoposti a balzello ben nove gravitavano sull’ area di Roma. I nostri cittadini non solo avrebbero avuto più tasse e meno servizi, ma non avrebbero avuto alcun investimento in più per i soldi versati con questi nuovi balzelli». Una condizione che l’ inquilino di Palazzo Valentini definisce «drammatica e, lo dico a chiare lettere, ingiustificabile dal punto di vista della necessità di far quadrare i conti». Fabio Melilli, presidente della Provincia di Rieti, spera che «il Governo rinunci definitivamente a imporre una vera e propria tassa a carico dei pendolari». Secondo Carlo Rienzi, presidente del Codacons, «la decisione del Governo era abnorme, perché imponeva agli utenti di finanziare con il proprio pedaggio strade che magari non avrebbero mai utilizzato nella loro esistenza».
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