Codacons: fallimento Di Vittorio peserà sui Comuni
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fonte:
- Repubblica.it
“Troppo numerosi sono stati di recente i casi in Emilia-Romagna di cittadini alle prese con cooperative o altre società edilizie che sono andate fallite”, ricorda Codacons citando il caso della cooperativa fidentina “Di Vittorio” e della sua controllata “Polis” che, “prima di fallire, hanno realizzato centinaia di unità abitative senza adeguate fideiussioni” con i “sindaci di ben sette Comuni costretti a tentare di salvare gli oltre 450 soci di proprietà indivise facendosi carico di oltre 27 milioni di euro di debiti”. Lo afferma il vicepresidente nazionale Bruno Barbieri nel commentare la vicenda avvenuta a San Lazzaro di Savena in provincia di Bologna dove il sindaco Isabella Conti ha bloccato la costruzione di quasi 600 alloggi a Idice. L’ associazione dei consumatori, fa sapere il ritiene “corretta” la scelta del primo cittadino “in quanto, in assenza di forti garanzie e quindi di fideiussioni estese all’ interno del progetto, questo non poteva trovare alcun tipo di accoglimento da parte della pubblica amministrazione”. Insomma, bene ha fatto conti a fermare tutto, anche perché in caso di fallimento del progetto a rischiare sarebbero i futuri acquirenti. Il gesto del sindaco di San Lazzaro, scrive Legambiente, “sta nella coerenza delle promesse elettorali e nel suo rispetto per i cittadini. Una virtù rara purtroppo sul tema del consumo di suolo. Durante la campagna elettorale, infatti, il sindaco aveva assicurato l’ impegno per fermare la “colata” e una volta eletta si è mossa di conseguenza, dando finalmente ascolto alle richieste dei cittadini. L’ urbanizzazione Idice di San Lazzaro è infatti un caso emblematico, soprattutto per il movimento cittadino di protesta che si era creato da anni e che già nel maggio scorso Legambiente aveva bollato come una delle situazioni simbolo della cementificazione in regione. Sono purtroppo meno coerenti molti attestati di stima e slogan anti-cemento che vengono al sindaco Conti da colleghi amministratori. Sia a livello locale che regionale”. L’ associazione cita tra gli altri in quanto “spiccano per la loro assurdità la bretella tra Modena e Sassuolo al fianco di una superstrada già esistente a 4 corsie, e la TI-BRE nel parmense che finirà monca nel bel mezzo della campagna di produzione del Parmigiano Reggiano”. Spicca nel bolognese anche il Passante Nord che Autostrade per l’ Italia ha giudicato inutile, parlando di “modesti benefici trasportistici attesi per la collettività”, “consistenti impatti territoriali ed ambientali”, e “scarsa sostenibilità dell’ analisi costi-benefici”. Nonostante questo si vogliono utilizzare non meno di 1300 milioni di euro, destinabili ad altro se solo ci fosse la volontà politica di farlo. Un impegno da almeno1200 milioni (destinati ad aumentare) che potrebbero essere dirottati altrove per risolvere molti problemi di viabilità e trasporto senza consumare nuovo suolo.
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