Codacons e Adusbef bocciano l’intesa: “Così vengono penalizzate le famiglie”
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fonte:
- la Repubblica
La rivolta delle associazioni "Nessuno pensa ai cittadini"
Codacons e Adusbef non ci stanno. L’accordo siglato l’altro ieri in Comune riguardo le aperture domenicali dei negozi alle due organizzazioni che difendono i consumatori proprio non va giù. L’accordo prevede ventisette domeniche di apertura, due al mese e cinque a dicembre, undici in meno dell’anno scorso: su questa base è stata trovata l’intesa fra piccoli negozi e grande distribuzione riguardo il calendario 2007. Entrambe le organizzazioni, sia pure con sfumature diverse, si allineano alla posizione di contrarietà già espressa dalla Legacoop. Alessandro Amato, presidente del Codacons di Bari, dice subito che la sua posizione è quella di cercare contemperare alle esigenze del consumatore o comunque di parte dei consumatori (quelli che intendono utilizzare strutture come quelle degli ipermercati la domenica essendo l’unico giorno disponibile) con le esigenze economiche dei piccoli commercianti. "In ogni caso – rileva – sentiremo quali sono le reazioni dei consumatori sul provvedimento di limitazione delle aperture nei giorni delle domeniche stabilite. A seguito di questa consultazione, valuteremo le eventuali iniziative da adottare". Quanto alla minaccia ventilata dalla Legacoop di presentare ricorso al Tar contro l’accordo raggiunto con possibilità non esclusa di dover far ricorso a licenziamenti, Amato è altrettanto chiaro: "Certo, la minaccia di licenziamenti non fa piacere; la possibilità migliore è sempre quella di sedersi intorno a un tavolo per cercare di trovare una soluzione, senza dover ricorrere all’autorità giudiziaria" Più duro l’avvocato Antonio Tanza, salentino, vicepresidente nazionale di Adusbef. "La nostra posizione riguardo all’accordo raggiunto è di assoluta contrarietà. Un accordo in quel senso significa soltanto danneggiare i consumatori, in particolare la gente che lavora e che la domenica ha l’unica possibilità di fare acquisti. Certo, capisco che tenere aperti i negozi per i titolari può significare il pagamento degli straordinari e quant’altro, ma al primo posto va tenuto in conto l’interesse della gente comune, quella che, oltre ad andare a messa e a dedicarsi ad attività ludiche, ha bisogno di approfittare di quella giornata per fare cose che nei giorni lavorativi sarebbero impossibili. Aggiungo – continua Tanza – che secondo me, questa chiusura va a favore soltanto dei commercianti più benestanti, quelli cioè che non hanno bisogno di lavorare la domenica. In tempi in cui si parla tanto di liberalizzazioni, credo che la cosa migliore da fare sia quella di consentire la libertà a tutti i commercianti: chi vuole, tiene aperto l’esercizio; chi non vuole tiene le serrande abbassate". Nei prossimi giorni, dunque, si conosceranno le eventuali iniziative che le due organizzazioni in difesa dei consumatori intendono prendere. L’accordo siglato con l’assessore al Commercio Sergio Ventrella, non ha ottenuto l’unica firma della Legacoop, rappresentante delle due Ipercoop e della Coop di via Fanelli. Una mancanza non da poco. In base alla nuova legge regionale sul commercio, infatti, il numero di deroghe domenicali deve essere espressione dell’accordo dei rappresentanti di tutte le categorie coinvolte. "E siccome così non è stato – afferma Antonio Bonucci, direttore pugliese dei supermercati Coop – per noi questo documento è illegittimo. Abbiamo già dato mandato ai nostri legali di verificarne la sua compatibilità con la legge regionale sul commercio". I vertici Coop hanno così annunciato l’intenzione di presentare ricorso al Tar, il tribunale amministrativo di Bari che potrebbe emettere una sospensiva e bloccare il calendario delle aperture. Ipotesi che l’assessore Ventrella respinge al mittente: "La legge regionale parla di mettere d’accordo tutte le categorie, ma non di unanimità: abbiamo raggiunto l’intesa tra la piccola distribuzione e tutti i grandi centri commerciali della città, tranne i due Ipercoop. Dunque il documento che consegneremo al sindaco è pienamente legittimo". L’idea è comunque quella di sottoporre il documento all’esame della giunta e dei capigruppo di maggioranza, prima che il sindaco emetta la sua ordinanza
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