5 Ottobre 2016

Clemente Russo e la sindrome del Tatanka

Clemente Russo e la sindrome del Tatanka

   
Tempo fa aveva detto: «Io dallo psicologo? Lascia perdere. Sono talmente pieno di me che figurati se mi metto mai in dubbio». Preveggente è apparso il suo amico Roberto Saviano, che da tempo lo esorta «a fare meno lo spaccone». Lui, di rimando, ha sempre affermato che lo scrittore come pugile «è una vera chiavica». Sfottò a parte, ora “lo spaccone” Clemente Russo ( guarda le foto ) si ritrova espulso in diretta tivù dal Grande Fratello Vip per aver insultato una donna (Simona Ventura) e deriso un giovane attore gay spagnolo (Bosco Cobos). GLI INSULTI DEL WEB. Epiteti ritenuti irripetibili, i suoi. Perciò, è stato anche sospeso (per sei mesi, senza stipendio) dal corpo delle Guardie penitenziarie in cui è inquadrato dal 2012, cioè da quando ha lasciato la Polizia di Stato dopo un’ altra sospensione (di sei mesi) subìta per aver recitato in un film autobiografico senza aver ottenuto «tutte le autorizzazioni». Il Codacons, a nome dei consumatori, ha chiesto il licenziamento degli autori e la chiusura del Gf vip . Omofobo. Razzista. Cafone. Analfabeta. Il web si è scatenato in contro-parolacce e insulti. «UNO CHE PENSA POCO». Per biasimarlo, si è mosso perfino il ministro per la Giustizia Andrea Orlando, che ha speso parole «assai severe» contro il linguaggio sotto accusa. Giusto? Sbagliato? Esagerazioni? Di sicuro, c’ è che a lui (oltre che white hope , la speranza bianca) lo chiamano Tatanka, cioè il bisonte (in lingua Sioux), perché sul ring «spesso dimentica di essere un pugile, abbassa la testa, porta il naso all’ altezza del petto, la fronte bassa e giù a picchiare alla cieca». Insomma: è uno che, dicono, «pensa poco». E «si agita troppo». Clemente Russo chiama Bosco Cobos «friariello». La palestra di Marcianise, isola miracolosa in terra di boss Alla palestra Excelsior di Marcianise, un’ isola “miracolosa” in terra dei boss Casalesi dove sono nati molti campioni, lo difendono (più o meno) a spada tratta. Ma ha detto Giulio Coletta, un tecnico dello staff azzurro di pugilato: «Se combatti così, o butti subito al tappeto l’ avversario o quello ti frega, perché senza più fiato e concentrazione crolli. Come un bisonte, appunto. Sfiancato dopo una carica». I Mazzacane e i Quaqquaroni, la pioggia di petali di rosa sugli sposini di camorra, i subappalti da arraffare, i parcheggi da gestire. BULIMIA DA PROTAGONISMO. Povero Tatanka, classe 1982, nato a Caserta e cresciuto a Marcianise, 200 sfide sostenute, per due volte argento olimpico (Pechino 2008 e Londra 2012), 91 chili di peso per un metro e 80 di altezza. Povero Tatanka. Muscoli possenti. Un fisico “da bisonte”. «Però il cervello», insiste chi gli vuol bene, «spesso ragiona poco, fino a ritrovarsi nei guai sia nello sport che nella vita». Surreale Tatanka, sfuggito grazie al ring alle grinfie dei boss Casalesi ma poi messo al tappeto come un pischello dalla violenza di quella tivù trash ( Grande Fratello fino a ieri, il reality La Talpa nel 2012, il Fratello maggiore e mille altre comparsate) che tanto ama e da cui si fa accalappiare per la bulimia da protagonismo che da sempre lo divora. La chiamano la “sindrome del Tatanka”. È una vera e propria “malattia”, che trasforma un magnifico atleta in una sorta di damerino in vetrina che si muove, agisce e parla secondo copione. IL TRASH NON PERDONA. Dopo le polemiche ha detto: «Scusatemi, ma lì dentro uno si dimentica delle telecamere accese e parla a ruota libera». Appunto. Tatanka è anche attore. E scrittore («Ma ho solo la licenza media», ammette). Figlio di una casalinga e di un operaio della Siemens, sposato a una campionessa di judo (Laura Maddaloni), è papà di tre bambine: dopo la mortificazione in tivù, ha provato a dirsi dispiaciuto, a inchinarsi verso chi aveva offeso in diretta. Niente da fare. Il trash non perdona (quando non gli conviene). E poco importa se, tra l’ altro, in dialetto napoletano la parola “friariello” (pronunciata da Clemente all’ indirizzo del concorrente spagnolo) non ha mai significato alludere alla condizione gay ma vuol dire semplicemente «infiorescenza appena sviluppata della cima di rapa» o al massimo «il più giocherellone» della comitiva. Ora Tatanka torna in penombra. Ma c’ è da giurarci: tornerà presto sulla scena. Marcianise, 40 mila abitanti, paese del Casertano in cui è cresciuto Russo. Il botta e risposta con l’ ex campione di boxe Patrizio Oliva Già nell’ estate 2016, in occasione delle Olimpiadi di Rio dove è stato eliminato ai quarti di finale, aveva deluso i suoi tifosi annunciando con enfasi – alla vigilia del match contro il pugile Tiscenko – l’ adesione al Gf Vip programmato da Mediaset. Non contento, dopo la sconfitta se la prese con l’ ex campione di boxe (ed ex allenatore della nazionale) Patrizio Oliva che aveva commentato il match per la Rai: «È uno stupido», disse indispettito. E Oliva, acido: «Non lo querelo. Oggi ha dimostrato di essere un perdente nella vita». LA DIFESA DELLA MOGLIE. Dicono: Russo è imprevedibile. E superficiale. La moglie lo difende: «È ancora sotto stress per le Olimpiadi. Cercate di comprenderlo: dopo la delusione subìta a Rio, forse non era pronto per chiudersi in una casa». E ancora: «Lui omofobo? Ma se ha girato spot contro il femminicidio». E poi: «Accompagna mio padre nelle visite ai detenuti nel carcere minorile di Airola». Restano le sue frasi celebri: “così parlò Tatanka” è un campionario di esternazioni molto elementari, a volte infantili, divertenti o amare. Che disegnano un personaggio – forse – un po’ più complesso di quel che la tivù trash ha preteso di imporre. COSÌ PARLÒ TATANKA. Sugli allenamenti, per esempio: «Non servono i picchi, serve la costanza. La vita è una maratona». Sui match: «Prima di combattere non faccio l’ amore per una settimana». Sul pugilato: «Lotti con la bilancia, con l’ avversario, con gli amici che a scuola mangiano il panino con la mortadella e tu che non puoi mangiarlo hai fame e ti gira la testa ma riesci a resistere». Sul ring: «Papà mi voleva ciclista. Salii sul ring perché ero chiatto. Da bambino, mangiavo anche quello che lasciava mia sorella». Sulla mamma: «Fa un rustico al forno che è un sogno». Sui sacrifici: «È una vita di rinunce. Sono vent’ anni che non ho la forza di fare tardi la sera». Sulla camorra: «Ai boss il pugilato non interessa perché non girano più tanti soldi. Con il primo titolo europeo juniores ho comprato un motorino». QUESTIONE DI BELLEZZA. E ancora: «A Marcianise o andavi alla palestra Excelsior a tirare di boxe o finivi nei bar in balìa degli amici del boss». Sulla tivù: «Non nego di avere una grande passione per la telecamera. Ma amo anche allevare i cavalli. E la buona cucina». Sul cinema: «Non ci credo ai film sui pugili. Sono belle storie ma un po’ cretine». Su se stesso: «Sono un egocentrico, mi piace mettermi in mezzo». Di lui Saviano ha detto: «Sbaglia, si rialza, insiste e non cade. Questa sua energia è un dono in una terra complicata in cui bisogna contare solo su se stessi». E Tatanka, pensando a se stesso: «A Marcianise ho costruito una palestra. Ho voluto che fosse bella, anzi bellissima. Perché qui da noi – chissà perché – la bellezza pensiamo di non meritarcela mai». Twitter @enzociaccio.
ENZO CIACCIO

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