Class action, obbligazionisti in coda
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fonte:
- La Nazione
quasi 400 pratiche per i ricorsi. «vengono in maggioranza anziani»
di SERGIO ROSSI QUALCUNO ha perso tutto, molti oltre ai soldi hanno perso anche la fiducia nel sistema. Credevano di aver messo i loro risparmi al sicuro, non volevano imbastire speculazioni di alta finanza ma semplicemente conservare il loro denaro facendolo fruttare: di poco ma senza rischi. E’ tutta questa gente che ha preso d’ assalto nei giorni scorsi e soprattutto ieri mattina la sede della Federconsumatori, ospitata alla Cgil di via Montecervino. Il presidente dell’ associazione è Pietro Ferrari, sempre in prima fila in casi come questi. Lo ricordiamo animatore della battaglia sulle bollette dell’ acqua, ma stavolta le dimensioni dell’ affaire sono molto più importanti. «MAI VISTA una cosa del genere – spiega Ferrari – pensate che abbiano già istruito 180 pratiche e che altrettante sono in fase di istruttoria». Quasi quattrocento risparmiatori che hanno fatto la fila allo sportello per gridare la loro rabbia e soprattutto capire se è possibile fare qualcosa. L’ ipotesi è quella di una class action, operazione non facile da mettere in piedi ma che sta fiorendo non soltanto qui ma anche in altre realtà toccate dalla crisi di Banca Etruria. Sono otto le regioni in cui l’ istituto di credito è presente con la maggiore concentrazione in primis su Arezzo e poi nel resto della Toscana. E infatti analoghe situazioni, come quella che sta interessando Federconsumatori aretina, si stanno ripetendo in altre città toscane dove i risparmiatori non si rassegnano a perdere tutto. «In larga maggioranza – dice ancora Pietro Ferrari – si presentano allo sportello, persone anziane, pensionati che hanno visto svanire il gruzzolo messo da parte per una vecchiaia serena». Le cifre in ballo non sono di poco conto. Su queste stesse colonne abbiamo raccontato l’ odissea di una signora di 76 anni che in un botto solo ha accusato la perdita di obbligazioni subordinate per ottantamila euro, sessantamila dei quali sottoscritti nell’ ultima emissione della banca, nell’ ottobre del 2013. E nelle sue condizioni ci sono tanti altri pensionati, al punto da trasformare questa vicenda in un autentico dramma sociale che vede soprattutto le famiglie nella parte dell’ agnello sacrificale. ANCORA DALLA Federconsumatori: «Non può finire così, servono provvedimenti per risarcire queste persone. Lo ribadiamo, non siamo di fronte a speculatori, ma a semplici risparmiatori non meritevoli di un trattamento che non ha precedenti in Europa neppure nelle crisi più gravi com’ è accaduto in Grecia. Siamo a disposizione per consigli e anche per atti concreti». Come Federconsumatori, anche altre associazioni hanno messo a disposizione i loro sportelli: accade a Codacons, ad Adusbef, a Confconsumatori trasversalmente in tutte le aree in cui Banca Etruria è presente.
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