Class action dei medici veneti In 661 fanno causa allo Stato chiedono 30 mila euro ciascuno
PADOVA. Anni di lavoro in corsia non retribuiti, prestazioni professionali sottopagate e contributi previdenziali mai versati. Sono questi i motivi che hanno spinto già 661 medici veneti a unirsi sotto la guida del Codacons in una imponente azione legale collettiva contro lo Stato italiano. A fare causa al tribunale di Roma per ottenere il maltolto, o meglio ciò che mai è stato recepito, sono più di 600 persone. Tra loro personale medico e non medico, cioè ad esempio laureati in microbiologia o virologia che lavorano gomito a gomito con i medici. In ogni caso a rivolgersi al Codacons per vedere rispettati i propri diritti sono professionisti regolarmente iscritti alle scuole di specializzazione sanitaria negli anni tra il 1982 e il 2006. Due i ricorsi presentati al tribunale di Roma dal Codacons, che ha chiesto mediamente 30 mila euro per ciascun aderente all’ azione collettiva, per un totale di 19,8 milioni di euro. Il primo ricorso riguarda il periodo di iscrizione tra il 1982 e il 1991, mentre il secondo si riferisce agli anni che vanno dal 1994 al 2006, periodo in cui la differenza retributiva tra quanto percepito e quanto realmente meritato è stata stimata intorno ai 10 mila euro per ciascuno specializzando. «La direttiva comunitaria 82/76 prevede che dal 1983 in poi i medici specializzandi e gli iscritti alle scuole di specializzazione di area sanitaria percepiscano una "adeguata retribuzione" per il lavoro prestato e delega agli Stati membri la definizione di una normativa specifica» spiega Gino Giuliano, avvocato Codacons. Una normativa in effetti mai realizzata e conseguentemente un diritto ignorato. «La direttiva è stata recepita in ritardo, così chi si è iscritto alla specializzazione fino al 1991 non è stato affatto pagato – conclude l’ avvocato – mentre chi si è iscritto alla scuola dopo il 1994 è stato retribuito meno del dovuto». (s.p.)
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