3 Gennaio 2010

“Class action contro MyAir e Trenitalia”

Prima i clienti tartassati dalle banche. La commissione di massimo scoperto, abolita per legge, uscita dalla porta è rientrata dalla finestra sotto altre voci. Poi le centinaia di passeggeri lasciati a terra dalle compagnie aeree low cost My Air e Sky Europe. Quindi i pendolari di Trenitalia costretti ad arrivare in ritardi a scuola o al lavoro e a viaggiare, spesso stipati, in carrozze vecchie e sporche. Appartengono a queste categorie i promotori delle prime class action che le associazioni dei consumatori avvieranno nella nostra provincia. Il più battagliero è il segretario dell’ Adico. «Finalmente per la nostra associazione si apre una nuova interessante prospettiva – spiega Carlo Garofolini , in foto – Quella di recitare una parte da protagonisti anche in sede processuale a tutela dei consumatori». Il «materiale» su cui lavorare già c’ è. «Abbiamo decine di segnalazioni da parte di pendolari inferociti contro Trenitalia – continua Garofolini – Siamo stati in prima fila dall’ inizio nella vicenda MyAir: passeggeri da diverse province d’ Italia si sono rivolti a noi per chiedere tutela. Stesso discorso per Sky Europe (la compagnia low cost che garantiva i collegamenti tra l’ aeroporto di Treviso e Budapest-Bratislava prima, Treviso-Praga fino al settembre scorso, ndr)». E poi c’ è la vicenda dei T-red e del 10 per cento sulla Tia (tariffa d’ igiene ambientale) applicato da Veritas. «Abbiamo distribuito gratuitamente migliaia di moduli ai cittadini – ricorda Garofolini – Ricontatteremo tutti e illustreremo le possibilità che ora vengono riconosciute». La class action, azione collettiva, consente ai cittadini che si ritengono danneggiati da un’ azienda di intraprendere una causa legale i cui effetti avranno valore non solo per il singolo o l’ associazione, ma per tutti i promotori. «Attenzione, però – mette in guardia Franco Conte (Codacons) – E’ un istituto giuridico che appartiene al mondo anglosassone. Bisogna essere molto prudenti, partire con il piede giusto, per evitare azioni di rigetto. Noi comunque siamo pronti ad agire, anche a livello locale, contro le banche (a partire da Unicredit e Intesa) che si sono vendicate con altri balzelli dopo l’ abolizione delle commissioni di massimo scoperto». Ancora più cauto Lorenzo Miozzi (Movimento consumatori). «Questa class action è uno strumento spuntato, è stata scritta da Confindustria, non è certo quello che le associazioni dei consumatori auspicavano – osserva Miozzi – Basti pensare agli oneri della pubblicità, magari imposta su un grande quotidiano nazionale. Per avviare un’ azione possono essere necessari anche 40-50mila euro». Ecco allora che la convenienza data dalla possibilità di suddividere le spese legali tra tutti i promotori rischia di concretizzarsi soltanto in pochi casi. Difficile agire nei confronti della pubblica amministrazione, che dovrà ripristinare l’ efficienza, ma non sarà tenuta a risarcire il danno. Ultimo, non irrilevante, ostacolo: l’ azione può essere esercitata soltanto per illeciti commessi dopo il 16 agosto 2009. «E questo mette fuori gioco gli automobilisti intrappolati nel maxi-ingorgo del Passante» lamenta Garofolini.

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