15 Gennaio 2009

Clamorosa esclusione di “Gomorra” dalla rosa dei nove film che concorreranno all’Oscar per il miglior film straniero

 Di fronte alla clamorosa esclusione di «Gomorra» dalla rosa dei nove film che concorreranno all’Oscar per il miglior film straniero, il sentimento più diffuso tra gli addetti ai lavori e i protagonisti di questa straordinaria avventura resta l’incredulità. Toni Servillo, il volto simbolo del film di Matteo Garrone, lo ha saputo a Parigi, dopo la prova generale della «Trilogia della villeggiatura» che ieri sera ha debuttato allo spazio Mc93 Bobigny. «Sono un po’ amareggiato e deluso, ma soprattutto sorpreso che non sia arrivato neanche in preselezione» dice. «Qualcosa non ha funzionato, anche se non so cosa. Non so entrare nel merito tecnico. Mi dispiace, ma succede, nelle competizioni. E in ogni caso, "Gomorra" rimane un grandissimo film». I meccanismi che hanno guidato l’Academy a privilegiare alcuni film meno belli e riusciti di «Gomorra» li spiega, invece, il produttore della Fandango, Domenico Procacci, appena rientrato da Los Angeles. «Il sistema di selezione in questa prima fase comporta molti rischi e già in passato aveva fatto vittime illustri come "Persepolis" e "Quattro mesi, tre settimane e due giorni"» racconta. «Tant’è che da quest’anno erano stati inseriti dei correttivi, affiancando ai membri dell’Academy, di solito più tradizionalisti, un comitato esecutivo con il compito di indicare, accanto ai sei titoli scelti dai giurati, altri tre di alto profilo. Evidentemente questo comitato ha scelto film diversi dal nostro». Certo, la delusione c’è. «Siamo passati da gran favoriti a sconfitti senza neppure gareggiare», commenta amaro Procacci. Si rimprovera qualcosa? «No, in America abbiamo fatto un lavoro lungo e faticoso di promozione e intorno al film c’era un grande calore da parte non solo della stampa e degli addetti ai lavori, ma anche di molti membri dell’Academy. Sembrava che sarebbe finita con una sfida tra noi e l’israeliano "Valzer con Bashir". La nostra esclusione è stata una sorpresa per gli stessi americani». Uscito strategicamente in alcune sale Usa a metà dicembre, ora «Gomorra» potrebbe ancora concorrere all’Oscar nelle categorie maggiori, come accadde a «La vita è bella» di Benigni e, prima ancora, al «Postino» di Radford e Troisi. Ma la «mission» sembra impossibile allo stesso Procacci. «Sono percorsi diversi, non nutro speranze. Peraltro, credo che tutti abbiano già votato». Però non accetta, il produttore, che qualcuno, ritenendo «Gomorra» rischioso per l’immagine dell’Italia all’estero alla luce di una vieta e polverosa polemica, ora possa tirare un sospiro di sollievo. «Danni d’immagine? Raramente ho visto intorno a un film un calore e un’adesione così totali. Leggo che "Gomorra" non sarebbe piaciuto agli americani, ma non è vero. Le recensioni sono state fantastiche, le reazioni del pubblico sempre attente e partecipate. Ripeto, il film è vittima di un meccanismo di selezione che comporta dei rischi. Dubito che possa aver pagato lo scotto di presentare un’immagine non patinata dell’Italia. E se anche fosse, non credo che la soluzione sia quella di fare film cartolina pur di piacere all’Academy». Come spesso succede, ora che il momento è difficile spuntano i grilli parlanti. Mentre perfino il festival di Mokra Gora, il villaggio creato da Kusturica nel cuore dei Balcani, applaude il film, Vittorio Cecchi Gori, produttore di lungo corso, si schiera senza mezzi termini al fianco dell’Academy: «Il mondo non finisce in Campania e noi in Italia spesso pecchiamo di provincialismo. Insomma, da che mondo e mondo, gli Oscar hanno premiato pellicole e mai documentari o cine-inchieste, più da tv che da cinema. Per farla breve "Gomorra" è un prodotto valido, ma da "Porta a Porta", "Annozero" invece che da cinema».  E del suo parere si dichiara misteriosamente il Codacons, l’associazione dei consumatori. Che ne dice, Procacci? «In Italia ci entusiasmiamo facilmente e altrettanto facilmente ci deprimiamo. Ma "Gomorra" è stato comprato ovunque nel mondo, ha vinto molti premi e concorre ancora per riconoscimenti prestigiosi… Io posso anche essere contento così».

Previous Next
Close
Test Caption
Test Description goes like this