2 Marzo 2011

Cirio, il fallimento di un fallimento

 IL COMMISSARIO «Da Banca di Roma maxi risarcimento anche per il caso Eurolat» IL PROCESSO Oggi le richieste dei pm Cragnotti, Geronzi e Fiorani, tra gli imputati IL CODACONS «Abbiamo promosso 400 cause in Tribunale Ci voleva la class action»
 

 Nei confronti della Banca di Roma, oggi del gruppo Unicredit, ci aspettiamo una responsabilità penale per il crac di Cirio. E speriamo che il giudice conceda una provvisionale, una somma di denaro di anticipo a favore dei creditori, così che si possa accelerare la transazione da diversi milioni di euro con Unicredit, che ora è in una fase di stallo». Il commissario straordinario di Cirio, Luigi Farenga, punta il dito contro le banche coinvolte nel crac Cirio. E in particolare contro la Banca di Roma (ex Capitalia oggi è di Unicredit), che secondo il pm di Roma, Gustavo De Marinis, «aveva interesse all’ emissione dei bond Cirio per via dell’ esposizione del gruppo alimentare, in una logica di sostituzione del credito a rischio con del credito meno a rischio». Sono passati più di otto anni dal fallimento da oltre 2 miliardi di Cirio, ma finora sono finite solo briciole nelle tasche dei 35 mila risparmiatori che hanno visto volatilizzarsi i propri soldi, 1.125 milioni di euro, investiti in obbligazioni del gruppo dell’ ex patron Sergio Cragnotti. Bond che tra il 2000 e il 2002 davano rendimenti del 6,9%, quando i Bot offrivano a malapena il 2,2%. Ma che dopo il crac sono diventati carta straccia. Oggi al processo a Roma il pm De Marinis presenterà le richieste dell’ accusa. Circa 600 risparmiatori e investitori si sono costituiti parte civile. Tra i 44 imputati figurano, oltre a Cragnotti, l’ ex presidente di Capitalia Cesare Geronzi, ora presidente delle Generali, l’ ex ad della Popolare di Lodi, Giampiero Fiorani, la moglie di Cragnotti, Flora Pizzichemi, il genero, Filippo Fucile, i figli Andrea, Elisabetta e Massimo. Tutti devono rispondere, a vario titolo, dei reati di falso, truffa e bancarotta in tutte le sue declinazioni: fraudolenta, preferenziale, distrattiva. La sentenza del giudice è attesa verso aprile. Poi, con ogni probabilità, verrà avviato un processo civile che dovrà determinare l’ ammontare del danno subito dai creditori Cirio. Finora l’ amministrazione straordinaria di Cirio ha dato la precedenza, come previsto dalla legge, ai creditori privilegiati. «Hanno ottenuto rimborsi – spiega Farenga – per oltre 350 milioni. Tra questi creditori ci sono i dipendenti di Cirio, i professionisti, le banche con ipoteche e il fisco». Soldi recuperati, continua il commissario straordinario, «grazie a transazioni, vendite di asset come i marchi Cirio, De Rica e Del Monte, più attività minori. In itinere c’ è la vendita di un palazzo a Venezia alle spalle del Canal Grande». A febbraio c’ è stata una transazione da 8 milioni di euro col Banco Popolare. Ma questi soldi verranno spalmati tra tutti i creditori delle società di Cirio. La cifra importante è attesa invece dalla transazione con Unicredit. «L’ accordo che ora in fase di stallo – spiega Farenga – dovrà tener conto anche del fatto che nel febbraio 2008 il tribunale di Roma ha condannato in primo grado Cragnotti e Banca di Roma a pagare 300 milioni all’ amministrazione straordinaria di Cirio». Un risarcimento per la vendita nel 1999 della società lattiero-casearia Eurolat dalla Cirio di Cragnotti alla Parmalat di Calisto Tanzi. Per quanto riguarda gli 8 bond Cirio, è andata bene agli obbligazionisti dell’ emissione Del Monte Finance Luxembourg che hanno ottenuto un rimborso del 50%. Per altri i risarcimenti sono stati solo del 10%. E’ andata male a chi aveva l’ obbligazione Cirio Finance, controllata da veicoli in Lussemburgo che si sono rivelati privi di consistenza patrimoniale, e quindi non è stato possibile offrire alcun risarcimento agli obbligazionisti. Alcuni di loro hanno deciso, con l’ aiuto delle associazione dei consumatori, di fare cause in tribunale. «Abbiamo avviato – spiega Luciano Fanti, avvocato del Codacons – circa 400 cause civili in tutta Italia e nel 90% dei casi i nostri soci hanno vinto, ottenendo dei rimborsi. In media avevano investito 25 mila euro a testa nei bond Cirio». Il vero problema, secondo il Codacons è che «sono ancora pochi i risparmiatori che decidono di agire in giudizio e poi non è stato possibile promuovere la class action sulla Cirio, perché la legge sulle cause collettive è entrata in vigore dopo e non ha effetti retroattivi».

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