Ciao monetine rosse, gli italiani temono l’ inflazione
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fonte:
- Corriere della Sera
Addio alle rosse. Le monetine da uno e due centesimi stanno per uscire dalle tasche degli italiani. Accadrà nel 2018, come stabilito dalla manovra bis, in approvazione dal Parlamento. Il prezzo delle merci sarà arrotondato al multiplo di 5 più vicino e i risparmi della mancata coniazione saranno destinati al Fondo per la riduzione del debito pubblico. Ma alcuni storcono il naso: a risentire di questa mossa sarebbero gli utenti finali. «Non abbiamo alcun dubbio sul fatto che l’ eliminazione dei centesimi, pur in presenza di regole per l’ arrotondamento, darà sfo ad aggiustamenti dei listini al rialzo e a rincari selvaggi», ha attaccato il Codacons. E gli italiani cosa pensano? Sono favorevoli alla misura o temono un aumento dell’ inflazione? Secondo il sondaggio di Swg per L’ Economia, oltre la metà, il 61% de gli intervistati, crede che vi sia il ri schio di un aumento, pur limitato, dei prezzi. Per il 28%, invece, gli arrotondamenti in eccesso e in difetto si compenseranno. L’ 11% non risponde o non sa. Maurizio Pessato, presidente di Swg, prova ad analizzare i numeri. «Nell’ esperienza quotidiana i cente simi sono considerati un incomodo; resta il fatto che la loro esistenza porta a definire i prezzi anche utilizzando queste misure. E si tratta di beni di largo consumo dove la taglia piccola può avere un peso», ragiona il presidente. Il tema della revisione delle pezzature delle banconote e delle monete non è nuovo dall’ introduzione dell’ euro, quindici anni fa. «Era già stato posto sia con l’ idea di rendere di carta la moneta da un euro, sia per trasformare la banconota da cinque in moneta, sia con la soppressione dei centesimi. Il motivo per realizzare il biglietto da un euro era stato quello del freno all’ inflazione: altri tempi, si direbbe. Per i centesimi la ragione per la richiesta dell’ abolizione era stata quella del costo di produzione. Ora si è giunti al passo decisivo del chiudere l’ esperienza delle monete da uno e due centesimi», commenta Pessato. Oggi la preoccupazione maggiore la mostrano gli adulti tra i 45 e i 65 anni. «Sono quelli che hanno vissuto l’ introduzione dell’ euro mentre erano già in piena attività produttiva – riflette il presidente -, e forse hanno sentito di più i problemi che sono scaturiti, a quel tempo, dal cambio di valuta. Certo la situazione non è paragonabile, ma così si può spiegare questa prevalenza di pessimismo che si coglie nei risultati». Francesca Gambarini © RIPRODUZIONE RISERVATA.
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