Chiude il Cocoricò I deejay: «Meglio vietare l’ ingresso ai minori»
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fonte:
- Il Tempo
Basta una semplice ricerca su internet per essere catapultati nel popolo delle discoteche. Luoghi dove, purtroppo, non sempre sorge l’ alba e il nero della cronaca avvolge le torri di Babele del divertimento. Non esiste un recinto, un confine entro il quale si racchiudono questi eventi. Nord o sud non fanno la differenza, perché la ricerca dello sballo investe tutti, indiscriminatamente. L’ ultima della lunga lista di vite spezzate o scalfite dalle droghe è quella di un 16enne. Lamberto Lucaccioni è morto perché, come stabilito dall’ autopsia, gli è scoppiato il cervello in seguito all’ as sunzione di ecstasy. Si è accasciato sulla pista del Cocoricò di Riccione mentre oltre 8 mila piedi saltellavano a ritmo di musica. Lamberto come Micheal Vigna o Matteo Severi, per citarne alcuni, tutti stroncati agli albori dell’ età adulta da cocktail mortali. Nei giorni successivi al dolore le polemiche si risvegliano dal torpore. Occorre trovare «il colpevole» e quando questo è così potente, subdolo e invisibile cosa fare? La Questura di Rimini ha notificato, alle prime luci di domenica, ai proprietari del Cocoricò il provvedimento: chiusura fino a novembre. «La misura disciplinare in questione- si legge in una nota della Questura di Rimini nasce dalla necessità di contrastare tutti quegli aspetti devianti volti a modificare o addi rittura aporre in pericolo la tutela dei cittadini. Il provvedimento ha lo scopo di fornire tutela ai soggetti minorenni nei confronti dei quali appare incontestabile la particolare attenzione che la normativa nazionale e internazionale rivolge loro, essendo i minori persone certamente più fragili e vulnerabili rispetto alle altre e, per tale motivo, soggette, ben più di altre, a sfruttamento ed abusi da parte di altri soggetti». Esulta il Codacons rivelando che «il questore ha accolto in pieno la nostra richiesta: all’ indomani della tragica morte, infatti, avevamo chiesto la chiusura immediata della discoteca e la verifica di eventuali responsabilità del locale. Ora chiediamo -afferma il presidente del Codacons, Carlo Rienzi -controlli a tappeto nelle principali discoteche del Paese». La colpa è davvero sempre delle discoteche? Il Silb, sindacato dei locali da ballo, alza le barricate. «Sono contrario alla chiusura della discoteca – dichiara il vicepresidente Antonio Flamini – A meno che non sia accertata una responsabilità diretta del locale, le discoteche non possono essere sempre il capro espiatorio di tutte le colpe». La questione, diventata di portata nazionale, fa discutere anche Roma. «La decisione di far chiudere il Cocoricò- dichiara Claudio Coccoluto, deejay che in quel locale ha anche suonato- non ha nulla a che vedere con la vera lotta allo spaccio di droga. È una lavata di faccia», chiosa il disc jockey. «Lo dico da anni: occorre vietare l’ ingresso ai minori di 18 anni e in alcuni casi anche 21 sostiene Giancarlino, gestore del Goa, locale fra i più in della Capitale – Il problema sono le leggi italiane. Basterebbe allinearsi con gli altri Paesi europei dove i divieti vanno dai 18 ai 21 anni. Noi non possiamo controllare singolarmente ogni persona che entra in discoteca perché, per legge, è vietata la perquisizione a meno che non sia un pubblico ufficiale. Noi al Goa da anni facciamo una serrata selezione: chi ha meno di 18 anni non entra. Questo contribuisce a fare una prima importante screma tura». Anche parte della politica si schiera dalla parte del Cocoricò. Il deputato di Ncd, Sergio Pizzolante, dichiara: «Non posso condividere una decisione che ritengo sbagliata. Non è solo inutile rispetto al contrasto alla droga e allo sballo, è anche diseducativa per quanti avendo responsabilità, lo Stato, le famiglie, i media, oggi si sono salvati la coscienza. Si poteva evitare? Si, secondo me si. Il Cocoricò è una delle strutture con più controlli autonoma mente gestiti in Italia, collabora con le forze dell’ ordine, ha avviato una collaborazione con San Patrignano….si poteva evitare una punizione drastica, che il sindaco di Riccio ne ha definito “esemplare” e che a me appare invece ingiusta. Avrei capito e condiviso un gesto più circoscritto e contenuto, una pausa di riflessione, la ripartenza con più impegno per la sicurezza, più controlli e un’ assunzione di responsabilità articolata e diffusa. Così no, non capisco e non condivido».
francesca pizzolante
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