CHI ODIA LE DONNE?
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fonte:
- La Sicilia.it
La facilità di espressione e di dissimulazione scaturente dal web lascia il campo libero a sentimenti di rivalsa di uomini (solo alcuni per fortuna) che non si arrendono alla consapevolezza di dover condividere il potere con l’ altra metà del cielo e si estrinsecano, nella “migliore delle ipotesi”, con la cyber-violenza. Di converso, la reazione della maggioranza delle donne perseguitate sul web è quella di abbandonare i siti dove si manifesta il gender gap, comprimendo e frustrando la propria libertà di espressione, senza mai denunziare l’ accaduto. Fra i giovani il fenomeno è ancora più allarmante: gli adolescenti sono le vittime “privilegiate” delle campagne sul web, dove il sesso è un’ arma, e chiunque sia differente, viene emarginato, con conseguenze di non poco momento. Non occorre poi essere teledipendenti per notare che mentre in Inghilterra l’ Advertising Standard Authority (Asa) ha censurato la pubblicità dell’ ultimo profumo di Chanel perché “eccessivamente allusivo” e addirittura “sessualmente esplicito”, in Italia spot e programmi che nulla lasciano all’ immaginazione circolano liberamente sulle reti pubbliche e private, soprattutto durante le fasce protette. Altrettanto sconfortante è poi la collocazione italiana nella classifica del Gggr (Global gender gap report). L’ indice, introdotto dal World Economic Forum nel 2006, quantifica la disparità di genere per ogni nazione del mondo: l’ Islanda si colloca al primo posto e l’ Italia soltanto al 74esimo. La prevedibile escalation sino alla violenza di genere viene perpetrata nei confronti di un soggetto sol perché appartiene al genere femminile e ha una collocazione quotidiana fra le notizie di cronaca nera. Quindi scopriremo che i femminicidi sono oltre 100 l’ anno, e l’ Oms individua gli autori di questi efferati delitti in uomini conosciuti o vicini alla vittima. Anche gli uomini sono talvolta vittime della violenza femminile, ma i numeri e le statistiche parlano chiaro: questo triste primato spetta alle donne. Atti di rilevanza penale meno gravi del femminicidio rappresentano, in alcuni casi, i “preliminari” di uno scenario giuspenalistico che spazia dal reato di lesioni gravi all’ ingiuria, dalla diffamazione allo stalking, dall’ omesso mantenimento economico all’ estorsione e alla violenza sessuale. Benché ancora oggi siano molteplici le resistenze alla trattazione di tali argomenti e i commenti del tipo “se la sono cercata”, è improcrastinabile informare i giovani sull’ esistenza degli stereotipi di genere, affinché possano sviluppare un pensiero critico rispetto ai modelli proposti da società e mass media e raggiungano, almeno loro, la tanto invocata uguaglianza di genere. Direttore Uff. legale Codacons.
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Tags: donne, femminicidio, violenza