21 Aprile 2017

«Cellulari, l’ uso non corretto provoca tumori»

«Cellulari, l’ uso non corretto provoca tumori»
ivrea, il tribunale condanna l’ inail a versare un vitalizio per malattia professionale

Torino.L’ uso scorretto del telefonino provoca il cancro. Per la prima volta al mondo è stata emessa una sentenza che riconosce il legame causa-effetto fra un tumore al cervello e l’ utilizzo continuo del cellulare. Il Tribunale di Ivrea, in provincia di Torino, ha condannato, al momento in primo grado, l’ Inail a corrispondere a un lavoratore di 57 anni, Roberto Romeo, dipendente di Telecom Italia, una rendita vitalizia dovuta alla malattia professionale. Il motivo? Era a stretto contatto con il telefonino dalle 3 alle 4 ore al giorno. Ad annunciare lo storico verdetto sono gli avvocati dello studio legale Ambrosio e Commodo di Torino. La decisione del giudice Luca Fadda tiene conto di una consulenza tecnica secondo la quale è l’ uso del cellulare ad aver causato all’ uomo il neurinoma dell’ acustico, un tumore benigno, ma invalidante. «È la prima volta – sottolineano i due legali – che la giustizia italiana riconosce la piena plausibilità dell’ effetto oncogeno delle onde elettromagnetiche dei cellulari. Un passo in avanti importante, segno del continuo avanzamento delle conoscenze scientifiche. È importante che tutti gli italiani siano al corrente dei rischi che corrono utilizzando i cellulari: i bambini e le donne in gravidanza non dovrebbero usare questi strumenti. Ed è bene non dimenticarsi dell’ esposizione passiva: un discorso che non vale solo per il fumo». Alcuni accorgimenti, come usare l’ auricolare o tenere l’ apparecchio a una certa distanza, bastano da soli ad abbassare i rischi. «Nel dimostrare la nostra tesi – puntualizzano i legali – abbiamo avuto difficoltà sul profilo medico e scientifico perché ci è stato detto che non c’ erano prove che le onde di un telefonino potessero creare un tumore. Ma ci è stato anche detto che non si poteva dire il contrario. Questa sentenza va persino avanti: sostiene che c’ è un nesso causale». L’ effetto era già stato riconosciuto nel 2011 dalla Iarc e in precedenza si erano pronunciate la Corte d’ Appello di Brescia e la Cassazione. Adesso Roberto Romeo spera che la sua causa sia di aiuto per altri. «Per quindici anni ho lavorato quattro ore al giorno con il telefono cellulare – racconta il dipendente Telecom -. Facevo chiamate di continuo, per parlare con i collaboratori, sia da casa che in macchina, della durata anche di venti e trenta minuti». Non poteva usare il fisso perché per via del suo lavoro era di rado in ufficio. «Non voglio demonizzare i telefonini – premette -, ma solo che la gente ne faccia un uso consapevole. Le persone devono essere informate dei rischi». Romeo, quando ha avvertito i primi disturbi all’ orecchio, non immaginava quello che gli stava succedendo. «All’ inizio pensavo di essermi preso un’ infezione. Avevo sempre la sensazione di avere le orecchie tappate e non ci sentivo bene. Ma è stato solo nel 2010, dopo alcuni accertamenti medici, che ho scoperto di avere un tumore, benigno sì, ma invalidante. Ora non sento più nulla dall’ orecchio destro perché mi è stato asportato il nervo acustico». Così è iniziata la causa per ottenere il riconoscimento della malattia professionale e della invalidità. Ha atteso diversi anni ma alla fine, almeno in primo grado, ha avuto ragione. Questa sentenza, che farà la storia, si basa sulla perizia del professor Angelo Levis, ordinario di Mutagenesi ambientale all’ Università di Padova e membro del Comitato scientifico dell’ International Society of doctors for the Environment e dei gruppi di lavoro Iarc/Oms sulla cancerogenicità dei metalli. «Le emissioni dei telefoni mobili (cellulari e cordless) – scrive Levis – dovrebbero essere classificate nel gruppo 1 dei sicuri cancerogeni per l’ uomo. L’ incremento del rischio è impressionante: è triplicato per l’ insieme dei casi esposti da più di 10 anni, quasi quadruplicato in quelli esposti solo a cordless». Alla luce della condanna, il Codacons ha chiesto di inserire avvertenze sui cellulari circa i rischi per la salute umana, al pari di quanto già avviene per le sigarette. «Questa sentenza – dice il presidente Carlo Rienzi – apre la strada alla class action che il Codacons sta studiando in favore di tutti i possessori di telefonini, un’ azione collettiva che vedrà tra i destinatari anche l’ Inail, che ancora non ha inserito tra le malattie professionali quelle causate dall’ uso dei cellulari»». © RIPRODUZIONE RISERVATA.
erica di blasi

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