15 Gennaio 2009

Cecchi Gori: “Ma è un documentario”

LA POLEMICA Cecchi Gori: «Ma è un documentario» Il produttore Domenico Procacci commenta l’esclusione di Gomorra dalla lista per gli Oscar «Non è vero che il film non è piaciuto» Per Lucarelli non è una sconfitta «semmai è una non vittoria»

 ROMA. Il responso è certo, la gara è chiusa, ma le polemiche sull’eslusione del film di Matteo Garrone «Gomorra» dalla lista dei candidati all’Oscar non si placano. «Doveva essere una battaglia tra «Gomorra» e «Valzer con Bashir» così come sembra sia già accaduto ai Golden Globe in cui una manciata di voti ha diviso i due film. Non capisco proprio cosa sia accaduto». A parlare è Domenico Procacci, produttore con la sua Fandango di «Gomorra» di Matteo Garrone tagliato fuori dalla rosa dei nove possibili concorrenti agli Oscar nella categoria miglior film straniero. Procacci sottolinea poi che non è affatto vero che gli Stati Uniti non siano capaci di apprezzare questo film: «Quando – spiega – lo abbiamo fatto vedere negli Usa al pubblico in sala, questo era entusiasta e anche la critica sui giornali lo ha osannato». E mentre fa notare che già molti siti in America parlano di scandalo per questa esclusione di «Gomorra», Procacci trova una possibile soluzione a quanto accaduto nel meccanismo della commissione di preselezione: «Già l’anno scorso la commissione era stata modificata dall’Academy perchè aveva tenuto fuori, sbagliando, film importanti come «Persepolis». Così era stata stabilita una commissione allargata per selezionare sei film e una ristretta per selezionare altri tre film di più alto profilo. Come appunto "Gomorra" o "Valzer con Bashir"». Per Procacci è comunque strano che un film che abbia vinto tanto sia tenuto fuori dagli Oscar: «Non è la fine del mondo. Ogni selezione – dice dispiaciuto – comporta delle sorprese e spero che le soddisfazioni dateci dal film rimangano ancora sotto gli occhi di tutti». Di diverso avviso il giallista Carlo Lucarelli per il quale l’esclusione di Gomorra di Matteo Garrone dalla rosa dei nove candidati all’Oscar come miglior film straniero, «non è una sconfitta, semmai una non vittoria. Il film ha avuto enorme successo di critica e di pubblico, ha vinto molti premi ed essere arrivato in America mi sembra già una grandissima cosa». Difficile per Lucarelli interpretare le motivazioni che hanno indotto i votanti a quella che appare ai più come una clamorosa esclusione: «Forse, pur cercando nella categoria film stranieri, storie locali, questa sia troppo locale. Nello stesso tempo non regge l’eventuale giustificazione sulla mancanza di attualità: le vicende nei territori raccontati da Saviano e dal film di Matteo Garrone cosa sono, se non la nostra Gaza?». «Gomorra? Non è un film, ma una cine-inchiesta e gli Oscar, invece, premiano i film». Il produttore Vittorio Cecchi Gori ci va giù duro e dà ragione a coloro che hanno escluso «Gomorra» dalle nominations come miglior film straniero. «Apprezzo l’impegno del produttore di Gomorra – continua Cecchi Gori sul sito di Pontifex.Roma -, ha voluto trattare lodevolmente un problema grave, segnalare un’emergenza e, da questo punto di vista tanto di cappello e non alimento polemiche. Ma il mondo non finisce in Campania e noi in Italia spesso pecchiamo di provincialismo. Insomma, da che mondo e mondo, gli Oscar hanno premiato pellicole e mai documentari o cine inchieste, più da Tv che da cinema. Per farla breve Gomorra è un prodotto valido, ma da Porta a Porta, Annozero invece che da cinema».  Dal Codacons arriva lo stesso giudizio del produttore Vittorio Cecchi Gori e, in merito all’esclusione del film Gomorra dalla lista dei film in corsa per la competizione come miglior film straniero agli Oscar, parla di una esclusione giusta.  «Si tratta di una esclusione a nostro avviso giusta – afferma il Presidente Codacons, Carlo Rienzi – «Gomorra», infatti, è un ottimo documentario, che analizza un fenomeno, quello della criminalità organizzata, che caratterizza alcune zone del nostro paese. Tuttavia non è un film, e non ha alla base un’idea forte. A differenza del cinema straniero, in particolare re quello francese – prosegue Rienzi – ai film italiani mancano le idee, e ciò determina un gap più che evidente che giustifica le esclusioni da manifestazioni e premiazioni internazionali».

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