19 Aprile 2011

Caso Parmalat banche estere salve Assolti i manager

Caso Parmalat banche estere salve Assolti i manager
 

ROMA «Non è successo niente». Quattro anni dopo il rinvio a giudizio per il crac Parmalat, una sentenza a sorpresa scatena in aula l’ esultanza dei legali. Abbracci, pacche sulle spalle. Qualcuno ha le lacrime agli occhi. Con una decisione che le associazioni dei consumatori definiscono «vergognosa», la seconda sezione penale del tribunale di Milano assolve le quattro banche straniere e i manager alla sbarra per aggiotaggio. Per Morgan Stanley, Bank of America, Citigroup e Deutsche Bank e i cinque funzionari indagati – Carlo Pagliani, Paolo Basso, Marco Pracca e Tommaso Zibordi e Paolo Botta – «il fatto non sussiste» o non fu commesso. Per un sesto dirigente, Giaime Cardi di Credit Suisse First Boston, la pubblica accusa aveva chiesto il non luogo a procedere perché il reato si è estinto. Non vi furono, dunque, le violazioni della legge 231 del 2001, che prevede la responsabilità amministrativa degli enti per gli eventuali reati commessi dai dipendenti, contestate invece dai pm Francesco Grego, Eugenio Fusco e Carlo Nocerino. Nessun coinvolgimento nella vendita dei bond spazzatura. La procura, che per i manager aveva chiesto condanne da un anno a un anno e quattro mesi, e per le banche sollecitato confische per 120 milioni di euro, oltre a una sanzione di 900 mila euro per ciascuna, incassa una sconfitta: «E’ stata una indagine doverosa, forse non siamo riusciti a trovare gli elementi sufficienti per dimostrare la responsabilità» è il commento . «La sentenza dimostra che abbiamo agito nel rispetto della legge» sottolineano le banche. Ma tra i chi ha difeso i cittadini messi in ginocchio dal crac il sentimento è di rabbia: «E’ una vergogna» afferma Carlo Rienzi, Codacons, invitando i risparmatori «a proseguire la battaglia in sede civile contro i potentati bancari». «L’ Italia è il Paese di Bengodi dove banchieri e bancarottieri non pagano mai il conto», protesta Elio Lannutti, Adusbef, mentre Pietro Giordano, Adiconsum, definisce la sentenza «ingiusta»: «La truffa perpetrata ai danni di 8mila ignari risparmiatori non sarebbe stata possibile senza la collaborazione delle banche che hanno collocato i titoli». Rosario Trefiletti, Federconsumatori, invita ad aspettare: «Rimaniamo in attesa degli esiti degli altri processi, sia a Milano che a Parma». Gli unici a non restare delusi sono coloro che hanno deciso di rinunciare a costituirsi parte civile per aderire alle transazioni, che hanno recuperato cifre che vanno dal 30 al 50% del capitale investito, come i 30 mila clienti dell’ ex Imi San Paolo, difesi dall’ avvocato Carlo Federico Grosso, o i soci di Confconsumatori. «Chi non ha voluto firmare ha ancora qualche chance nel processo di Parma, mentre a Milano chi non ha fatto transazioni non ha speranza: i reati si prescriveranno nelle prossime settimane», sottolinea Grosso. Il 2 maggio la Cassazione deciderà in via definitiva la sorte dell’ ex patron di Parmalat condannato a 10 anni di reclusione: in secondo grado, Tanzi è stato condannato a risarcire, assieme a due ex manager, 105 milioni di euro (il 30 per cento del danno) ai risparmiatori che si sono costituiti parte civile. ©RIPRODUZIONE RISERVATA.

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