Caro-energia, l’Europa si spacca in due il Nord contro le riforme di Italia e Francia
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fonte:
- La Stampa
10 miliardi la somma necessaria secondo il Codacons
Sulla risposta comune al caro-bollette, l’Europa resta spaccata in due. Da una parte i Paesi del Nord, guidati dalla Germania, che non vogliono modificare le attuali regole del mercato energetico Ue. Dall’altra gli Stati meridionali, con Italia e Francia in testa, che invece insistono per rivedere le direttive con l’obiettivo di sganciare il prezzo dell’energia elettrica da quello del gas. Ma dopo il confronto di ieri le speranze di successo sono decisamente limitate,a meno che la crisi non si protragga oltre la prossima primavera. Si aprono invece spiragli sull’ipotesi di un sistema per l’acquisto e lo stoccaggio congiunto di gas, chiesto dal governo di Mario Draghi: la Commissione europea ha confermato che presenterà una proposta il 14 dicembre. Il problema è che l’adesione sarà soltanto su base volontaria e dunque il piano potrebbe essere di non facile realizzazione, oltre che di efficacia limitata. Il ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ieri si è presentato a Bruxelles con un documento comune sottoscritto con i colleghi di Francia, Spagna, Grecia e Romania. Un “non paper” che, tra le altre cose, chiede di «proteggere i cittadini dalla volatilità dei mercati del gas naturale», modificando in particolare l’articolo 5 della direttiva elettricità per fare in modo che i consumatori finali paghino un prezzo che rifletta meglio il mix utilizzato per generare l’energia, molto diverso da Paese a Paese. Ma la Germania si oppone. Berlino guida un gruppo di nove Paesi schierati sul fronte opposto, visto che la coalizione nordica (ci sono anche Austria, Estonia, Finlandia, Danimarca, Irlanda, Lettonia, Lussemburgo e Paesi Bassi) non intende cambiare le regole attualmente in vigore. Per due ragioni: prima di tutto perché quelle attuali – sostengono – funzionano benissimo.E poi perché ci sono diverse indicazioni che la situazione tornerà alla normalità in primavera.I due blocchi restano contrapposti, ma questo non depone a favore dei Paesi del Sud. Il ministro dell’Energia sloveno, che guida la presidenza di turno Ue e dunque è incaricato di fare una sintesi al termine delle riunioni, ieri sera è stato piuttosto chiaro: «Non ci sono prove che l’attuale mercato energetico Ue non funzioni – ha detto Jernej Vrtovec -. La relazione preliminare dell’Acer (che è l’associazione degli enti regolatori europei, ndr) dimostra che grazie al nostro mercato ci sono iversi vantaggi per il consumatore finale. Senza, i picchi sarebbero stati molto più forti». La commissaria all’Energia, Kadri Simson, ha spiegato che «i prezzi sono scesi rispetto a ottobre, ma sono più alti della norma e lo resteranno fino alla primavera».E ha rivelato che l’analisi preliminare dell’Esma non ha riscontrato manipolazioni sul mercato energetico. Resta da capire se ad aprile si tornerà alla normalità oppure no. Cingolani ha ricordato che il governo è intervenuto con il provvedimento da tre miliardi per «mitigare gli effetti su questo trimestre», ma ha avvertito che «non si può andare avanti ogni 2-3 anni a mitigare ogni trimestre». Per questo – ha avvertito il ministro – «se dovesse emergere che il gas è strutturalmente più co-stoso, allora dovremmo fare interventi più strutturali, andando a vedere il calcolo della bolletta». Intervenendo durante la riunione, il ministro ha ribadito la sua apertura all’inclusione del nucleare di nuova generazione nella tassonomia Ue. «Una posizione inaccettabile sostenuta senza un mandato del parlamento» hanno reagito Eleonora Evi e Angelo Bonelli di Europa Verde, chiedendo le dimissioni del ministro.
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