Caro conto, l’ Antitrust striglia le banche
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fonte:
- Avvenire
DA MILANO DAVIDE RE È polemica sui costi dei conti correnti, dopo che ieri l’ Antitrust ha pubblicato i risultati di un’ indagine che boccia le spese che gli Istituti bancari scaricano sui risparmiatori. Infatti, secondo l’ Autorità garante della concorrenza e del mercato i conti correnti italiani potrebbero costare mediamente 180 euro in meno all’ anno, se i risparmiatori fossero messi nelle condizioni di scegliere bene. I prezzi scendono solo per i giovani, la mobilità da una banca all’ altra è ancora molto bassa, anche perché i tempi sono lunghi, anche di 37 giorni, se oltre al conto si vuole chiudere anche una viacard o una carta di credito. Non decolla poi il “conto base”, quello a basso prezzo. L’ Antitrust conferma che «i prezzi più alti sono nelle banche dove si concentra il 70% dei conti correnti», oltre ad indicare «la convenienza» dell’ offerta on line. Tra i costi più elevati quello dei bonifici, che su piazza possono costare anche 7 euro. «Nel corso degli ultimi anni il prezzo del conto corrente in Italia ha registrato una progressiva riduzione, attestandosi su una media di circa 100 euro», ha ribattuto l’ Associazione bancaria italiana (Abi), contestando i risultati dell’ indagine conoscitiva dell’ Antitrust sull’ andamento dei prezzi dei conti correnti nel periodo 2007-2012. Fatto, quello della diminuzione dei prezzi, che secondo l’ Abi è stato favorito, appunto, «dall’ elevato tenore competitivo di questo mercato». Una lettura quella dell’ Associazione bancaria italiana, che tuttavia non trova d’ accordo le associazioni dei consumatori, le quali contestano non solo le spese elevate di tenuta conto, ma anche i costi dei mutui. «Gli italiani hanno i conti correnti e i mutui più cari d’ Europa. Questo è il punto vero sul quale dovrebbe concentrarsi l’ attenzione del Governo Letta», ha aggiunto il Codacons. Ma per l’ Antitrust in Italia ci sono ancora «ostacoli al pieno dispiegarsi della concorrenza nel settore bancario che impediscono una riduzione dei prezzi a vantaggio del consumatore finale e un aumento della mobilità della domanda». Le norme introdotte porterebbero verso questa tendenza, ma «i risparmiatori non riescono a sfruttarle, perché privi delle informazioni necessarie che vanno invece rese disponibili da parte delle banche, anche introducendo vincoli normativi e regolatori». L’ indagine ha interessato 52 banche e oltre 14.500 sportelli, con una rappresentatività pari al 44% in termini di sportelli. I costi sono stati misurati su sei diversi profili di correntista attraverso l’ indice sintetico di costo, strumento informativo che rende agevole e immediato per i consumatori effettuare la comparazione del prezzo per la tenuta di conti correnti differenti. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
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