21 Febbraio 2013

Carne di cavallo, sequestri in Liguria. Gli animali costretti a condizioni atroci

Carne di cavallo, sequestri in Liguria. Gli animali costretti a condizioni atroci

 

Continua lo scandalo della carne di cavallo. E assume contorni sempre più inquietanti. Le associazioni di protezione animali hanno indagato sulle condizioni in cui sono costretti a vivere gli esemplari destinati al macello. E hanno scoperto una situazione drammatica. Gli animali vengono trattati in maniera atroce. Intanto vengono ritirati i prodotti anche in Liguria nei negozi del Levante. Codacons: “I consumatori vanno risarciti”. Per Coldiretti le truffe a tavola fanno paura a sei italiani su dieci. Ma, curiosamente, in Francia dopo lo scandalo è aumentato il consumo di carne equina. “CAVALLI IN CONDIZIONI ATROCI” – Continua a fare scandalo la carne di cavallo. Dopo la scoperta della presenza di carne equina nelle lasagne e in altri prodotti, ecco un nuovo caso che potenzialmente può avere forti ripercussioni. Alla sua origine l’ insistenza dell’ associazione di protezione degli animali di Zurigo che hanno voluto conoscere le condizioni nelle quali vivono i cavalli che finiscono nei piatti svizzeri. Gli incaricati si sono recati sul posto e hanno constatato una situazione drammatica. Animali morti o moribondi chiusi nei camion e impossibilitati a ricevere soccorso ma anche cani che mordono le gambe dei cavalli per farli salire più rapidamente sui mezzi. L’ inchiesta si è mossa tra gli Stati Uniti, il Canada, il Messico e l’ Argentina, i paesi dai quali arriva la maggior parte della carne di cavallo. E’ stato diffuso un video nel quale sono state appositamente selezionate le immagini più dure possibile per avere un forte impatto sul pubblico. RITIRATI I PRODOTTI ANCHE IN LIGURIA – Le email dei distributori sono arrivate l’ altro giorno nei computer di grandi magazzini e negozi del Levante. Il messaggio è chiaro : vanno ritirate le confezioni di “ravioli di brasato” e “tortellini di carne” della Buitoni. E sino a che il polverone non si sarà diradato, spiega Il Secolo XIX, non verranno più consegnate ai punti vendita. È la conseguenza diretta della scelta fatta dall’ azienda alimentare italiana, che fa capo alla Nestlé, di togliere dal commercio i due prodotti all’ interno dei quali, nei giorni scorsi, erano state individuate tracce di dna di cavallo. Dovute alla presenza di carne equina nel ripieno, che non avrebbe dovuto esserci, visto che negli ingredienti è citata solo quella di manzo. CODACONS, I CONSUMATORI VANNO RISARCITI – Risarcimenti in favore dei consumatori. A chiederli e’ il Codacons dopo il ritiro dal commercio di ravioli e tortellini di manzo Buitoni, societa’ che fa capo al colosso alimentare Nestle’. “Chi ha acquistato confezioni dei prodotti ritirati dal commercio ha diritto ad un indennizzo, anche in assenza di pericoli per la salute umana”, spiega il presidente Carlo Rienzi. Per Rienzi, “la violazione delle norme sull’ etichettatura configura un danno per il consumatore, il quale effettua le sue scelte economiche sulla base delle indicazioni fornite sulle etichette. Indicazioni che, come e’ stato dimostrato, erano falsate in quanto non riportavano correttamente il contenuto degli alimenti. Senza contare – prosegue il presidente dell’ associazione – l’ elevato numero di cittadini che per scelta non mangia carne di cavallo, e che potrebbe essersi ritrovato a consumare suo malgrado carne equina”. Il Codacons sta studiando dunque possibili azioni risarcitorie in favore dei consumatori italiani coinvolti nello scandalo alimentare, al fine di far ottenere loro “un equo indennizzo”. COLDIRETTI, PAURA A TAVOLA PER 6 ITALIANI SU 10 – Le frodi a tavola sono quelle piu’ temute dagli italiani con sei cittadini su dieci che le considerano piu’ gravi di quelle fiscali e degli scandali finanziari. E’ quanto emerge da una indagine Coldiretti/Swg dalla quale si evidenzia peraltro la richiesta di un inasprimento delle pene per i colpevoli. Le frodi piu’ gravi – sottolinea la Coldiretti – per il 60 per cento dei cittadini sono quelle alimentari poiche’ possono avere effetti sulla salute, al secondo posto (40 per cento) vengono quelle fiscali, mentre le truffe finanziarie sono lo spauracchio del 26 per cento degli italiani, seguite a stretta distanza da quelle commerciali, come la contraffazione dei marchi (25 per cento). Se il 57 per cento degli italiani pensa che debbano essere punite con la sospensione dell’ attivita’, ben il 22 per cento ritiene che – continua la Coldiretti – la pena piu’ giusta sia addirittura l’ arresto mentre solo il 18 per cento una multa salata. Oltre il 90 per cento degli italiani infine – riferisce la Coldiretti – ritiene che dovrebbe essere obbligatoria l’ indicazione in etichetta dell’ origine delle materie prime agricole impiegate in tutti gli alimenti mentre ben il 65 per cento si sente garantito da un marchio degli agricoltori italiani, il 16 per cento da quello della distribuzione commerciale e appena il 9 per cento da uno industriale. Una tendenza che trova giustificazione in quanto avvenuto nella recente vicenda della carne di cavallo spacciata come carne di manzo che ha coinvolto anche grandi gruppi multinazionali come la Nestle’ che ha deciso di ritirare dagli scaffali di alcuni paesi europei ravioli e tortellini di manzo Buitoni, dopo che sono state rinvenute tracce di Dna di carne di cavallo pari all’ 1 per cento.La diffidenza dei cittadini e’ stata alimentata – prosegue la Coldiretti – dall’ escalation che si e’ verificata negli ultimi tempi in cui in media c’ e’ stato uno scandalo alimentare all’ anno, dalla mucca pazza all’ aviaria, dal latte cinese alla melamina a quello tedesco alla diossina, dalla mozzarella blu al batterio killer nei germogli di soia fino alla carne di cavallo nei ravioli. Il ritardo dell’ Ue nell’ adottare misure di trasparenza dell’ informazione al consumatore, come l’ obbligo di indicare in etichetta la provenienza delle materie prime utilizzate, ha favorito – sottolinea la Coldiretti – il moltiplicarsi degli allarmi a tavola provenienti dalle diverse parti del mondo. L’ emergenza mucca pazza del 2001 – riferisce la Coldiretti – e’ quella che ha piu’ segnato la filiera alimentare seguita dal 2003 dall’ allarme aviaria. Nel 2008 e’ stata la volta della carne alla diossina, due anni piu’ tardi (2010) e’ arrivata la mozzarella blu a spaventare i consumatori mentre nell’ estate del 2011 e’ comparso il batterio killer, che fece salire ingiustamente i cetrioli sul banco degli imputati. In tempi lontani – continua la Coldiretti – si ricorda la vicenda del vino al metanolo nel 1986, che favori’ un processo di qualificazione del settore. SCANDALO FA SALIRE DOMANDA CARNE EQUINA IN FRANCIA – C’ e’ qualcuno che sta guadagnando, almeno per il momento, dallo scandalo della carne di cavallo spacciata per bovina e presente in prodotti surgelati distribuiti in tutta Europa. Si tratta dei 700 macellai francesi che ancora trattano carne equina, i quali stanno assistendo a un revival della domanda, dopo anni di declino legato ai mutati gusti dei consumatori. Da quando la vicenda viene coperta dai media 24 ore su 24, la richiesta di carne equina e’ salita Oltralpe di ben il 15%. A raccontarlo e’ Eric Vigoureux, leader di Interbev Equins, l’ associazione transalpina che rappresenta i macellai del settore. “E’ vero, c’ e’ un aumento delle vendite, abbiamo lavorato un po’ di piu’ l’ ultima settimana perche’ i nostri clienti parlano piu’ liberamente della carne di cavallo”, spiega Vigoureux, “Con lo scandalo, negli uffici e nei posti di lavoro ne stanno parlando tutti, quindi coloro che la acquistano normalmente si sentono meno in colpa e raccomandano il loro macellaio di fiducia ai colleghi”. Da una parte pesa la curiosita’, e dall’ altra motivi di ordine psicologico. Dato che si e’ trattato di un problema di etichettatura e non di igiene pubblica, i consumatori, consci di aver gia’ probabilmente ingerito carne di cavallo in modo accidentale, non hanno piu’ problemi a farlo per scelta. “Molti macellai da tutto il paese mi hanno riferito che c’ erano un sacco di clienti la scorsa settimana”, ha proseguito Vigoureux, “I clienti non si sentono piu’ in colpa, per nulla”. Potrebbe pero’ trattarsi di una moda passeggera, avverte Otis Lebert, chef del ristorante parigino Le Taxi Jaune, uno dei pochi a servire delicatessen come il cervello di cavallo e la salsiccia equina. “L’ interesse e’ salito”, chiosa Lebert, “ma chiamatemi tra tre mesi e vedremo se sara’ ancora cosi'”.

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