Carne di cavallo, lo scandalo si allarga in tutta Europa
-
fonte:
- Il Sole 24 Ore
Annamaria Capparelli ROMA La «febbre da cavallo» contagia anche la Russia. L’ agenzia russa per la sicurezza alimentare ha infatti reso noto ieri di aver trovato tracce del dna equino in lotti di salsicce importate. E anche i salumi prodotti da un’ azienda lettone sono risultati non in regola. Si apre così un nuovo filone. Dopo le lasagne, i ravioli e le polpettine l’ allarme scatta anche per le salsicce. E immediatamente l’ Ikea, già finita nel mirino per le polpettine surgelate, ha ritirato dagli store di Francia, Gran Bretagna, Spagna, Irlanda e Portogallo le salsicce provenienti dallo stesso fornitore delle polpettine «incriminate». L’ azienda è la Dafgard e la presenza di carni non indicate in etichetta oscillerebbe tra l’ 1 e il 10 per cento. E anche sulle polpettine si sono riaccesi i riflettori. Mentre infatti l’ altro ieri il big svedese dell’ arredamento aveva fatto sapere che nel prodotto venduto in Italia non era stata scovata alcuna presenza di carni equine, ieri invece il contrordine, anche se non per il mercato italiano. Il dilagare dello scandalo alimentare, che almeno fino a ora non ha avuto alcun impatto sulla salute ma resta confinato nell’ ambito della frode commerciale, sta però provocando il crollo delle vendite dei piatti pronti surgelati. Secondo le stime del Codacons infatti in Italia ci sarebbe stato un calo del 33% degli acquisti nella grande distribuzione Un duro attacco dunque per la fiducia dei consumatori che, secondo la Coldiretti, può essere recuperata solo con informazioni chiare in etichetta. E a questo proposito l’ organizzazione agricola critica la decisione della Commissione europea di anticipare solo in autunno la presentazione del rapporto sull’ etichettatura dei prodotti a base di carne attesa per fine anno. «Questo significa che – sottolinea la Coldiretti – ci vorranno ancora anni prima di una eventuale entrata in vigore delle nuove norme nonostante lo scandalo della carne di cavallo abbia dimostrato concretamente il forte ritardo della legislazione europea di fronte ai rischi di frodi commerciali causati dalla globalizzazione dei mercati». Anche per la Cia Bruxelles doveva fare di più: l’ anticipo solo di pochi mesi del rapporto «è un primo segnale in direzione di una completa tracciabilità alimentare, ma i tempi restano ancora irrimediabilmente lunghi». Mentre il presidente della Confagricoltura Mario Guidi sostiene che gli agricoltori sono le vere vittime di questo scandalo «e rischiano di subire ripercussioni enormi sull’ attività di allevamento e produttiva». Per questo Confagricoltura chiede alla Ue che il sistema di tracciabilità adottato dai produttori agricoli sia «applicato capillarmente lungo tutta la filiera». © RIPRODUZIONE RISERVATA
-
Sezioni:
- Rassegna Stampa
-
Aree Tematiche:
- ALIMENTAZIONE