Capri mette al bando le caprette “Danneggiano la flora sul Solaro”
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fonte:
- la Repubblica
Le porteranno via presto, perché quando l’uomo infrange gli equilibri della natura c’è da porre rimedio,e alla svelta. Loro questo ancora non lo sanno, mentre pascolano indisturbate sui pendii più scoscesi del Solaro, il monte che domina Capri, percorso da novecento specie di piante,e dunque una sorta di paese dei balocchi per le 75 caprette che vi dimorano da qualche tempo.E che ora sono diventate un problema. Perché se è vero che sono animali docili e non pericolosi,e che d’estate diventano un’attrazione per i turisti smartphone-muniti, è sempre più chiaro all’amministrazione di Anacapri che «il loro costante aumento sta causando notevoli danni all’ambiente, nello specifico alla flora», come sottolinea il vicesindaco Franco Cerrotta. Ma la storia è ancor più singolare. Perché qui le capre sarebbero arrivate come guest star di un film,il “Capri-Revolution” di Mario Martone. Importate per motivi cinematografici, insomma. «È l’ipotesi più accreditata – conferma Cerrotta – Per il film furono impiegate diverse capre e qualcuna, verosimilmente, non fu recuperata: lasciate libere sul Solaro,la natura ha fatto il suo corso». E ora bisogna correre ai ripari. Così sui social è già partita la campagna per l’adozione. «Ci date una mano a salvarle?», chiedono gli animalisti, preoccupati per la destinazione finale di una deportazione ormai imminente. «Preso atto della questione – spiega Cerrotta – ci siamo attivati presso l’Asl veterinaria, che ci ha dettato l’iter da seguire.E noi procederemo presto». Nella fattispecie, le 75 caprette verranno prima catturate (impresa non semplice, vista la morfologia del monte)e raggruppate in un’area recintata e poi trasferite in una seconda area, in cui saranno sottoposte a visite ad hoc e a una profilassi. «Quindi le trasferiremo in un’azienda agricola che avrà il vincolo preciso di non macellazione», garantisce il vicesindaco di Anacapri, che – come del resto Capri – pare avere nel toponimo il destino segnato, benché la teoria più accreditata è che il nome dell’isola derivi dal greco “kàpros”, che in realtà vuol dire cinghiale.E certo il caso potrebbe essere spinoso, se è vero che in questi giorni su un’altra isola, il Giglio, l’ipotesi di operazioni di “rimozione” (in questo caso cruenta) dei “cugini” selvatici delle capre, i mufloni, aveva scatenato un putiferio, con il Codacons che aveva presentato un esposto alla Procura chiedendo “soluzioni di salvaguardia”, come il trasferimento degli animali in aree faunistiche dove sia loro garantita un’adeguata condizione di benessere o la permanenza sull’isola, in uno spazio recintato per limitarne l’impatto. Quanto alle capre del Solaro, non mancano le prime eccellenti candidature per adottarle.A cominciare dalla vicina Ischia, dove i giovani pastori Gaetano Catuogno e Massimo De Michele – gestori del Corbaro Park – si sono già fatti avanti: «Dal Solaro all’Epomeo, cambierebbe poco per loro, con un trasferimento in traghetto e una nuova vita sull’isola verde, dove le nostre caprette vengono coccolate come vere e proprie signorine». Quello sì che sarebbe un lieto fine. — pasquale raicaldo
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