14 Novembre 2017

Caos Tari, consumatori sulle barricate: esposti e diffida all’ Anci

 

 

MILANO – Il caos Tari, il pasticcio delle bollette gonfiate per un errore di computazione delle quote variabili della tassa sui rifiuti, è sempre alto nell’ agenda delle associazioni dei consumatori, che chiedono interventi alle autorità giudiziarie e chiarimenti immediati da Comuni e Tesoro. Come noto, il caso nasce dal fatto che in alcuni enti locali – anche se non è ancora possibile averne una mappatura precisa – la quota variabile della Tari è stata calcolata per ciascuna delle pertinenze delle abitazioni (box, cantine, solai). Il calcolo corretto, come ha definito il Mef in una interrogazione parlamentare, prevede invece che tale quota variabile sia computata una sola volta per l’ insieme dell’ abitazione e delle sue pertinenze. I cittadini avranno diritto a rimborsi, i Comuni dovranno rivedere i loro piani finanziari per la copertura dei costi dello smaltimento dei rifiuti e qualcuno si ritroverà a pagare più Tari per coprire i mancati incassi dalle bollette che verranno ricalcolate al ribasso. Intanto il Codacons ha chiamato in causa 104 Procure della Repubblica di tutta Italia e le Corti dei Conti regionali e inviato una diffida urgente all’ Associazione Nazionale dei Comuni Italiani. Alla giustizia, chiede di aprire una indagine in merito ai presunti errori commessi dalle amministrazioni comunali, “accertando l’ eventuale sussistenza di fattispecie penalmente rilevanti” quali il reato di appropriazione indebita e di truffa anche aggravata. Alle Corti dei Conti delle singole regioni il Codacons ha chiesto di verificare eventuali danni sul fronte erariale e usi distorti dei fondi pubblici raccolti attraverso la tassa sui rifiuti “gonfiata”, mentre all’ Anci l’ associazione ha rivolto una formale diffida chiedendo di ordinare agli 8000 comuni italiani di pubblicare entro 48 ore da oggi sui propri siti internet le modalità di calcolo della tassa rifiuti applicate sul proprio territorio al fine di determinare con esattezza quali amministrazioni abbiano interpretato in modo errato le norme, e consentire agli utenti di ottenere rimborsi automatici per le maggiori somme pagate. Si è mossa anche la Federconsumatori, che parla di “molte richieste di supporto da parte dei cittadini” sul problema. “Prima di tutto, per intervenire con prontezza e precisione, abbiamo inviato una richiesta di incontro urgente all’ Anci Nazionale, al fine di avviare un confronto relativamente alle modalità di rimborso degli importi pagati e non dovuti. Vorremmo evitare in ogni modo, infatti, che i comuni, per fare fronte a tele emergenza si trovassero a disporre possibili scenari di aumento nella tariffazione negli anni a venire”. Il timore che i comuni possano recuperare gli importi erogati per i rimborsi nella parte fissa della tariffa o altrove sono concreti. “Ecco perché Federconsumatori ha chiesto il blocco immediato dell’ imposizione di tali voci nella Tari 2018. Per chi non ha ancora pagato la seconda rata della Tari 2017, chiediamo una proroga nel pagamento, per dar modo alle aziende erogatrici del servizio di riformulare in modo corretto la tariffa”.

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