CAOS FISCALE – TASI RINVIATA A SETTEMBRE MA SOLO PER I COMUNI CHE ANCORA NON HANNO DECISO L’ ALIQUOTA
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NON HANNO DECISO L’ ALIQUOTA CAOS FISCALE – TASI RINVIATA A SETTEMBRE MA SOLO PER I COMUNI CHE ANCORA
NON HANNO DECISO L’ ALIQUOTA – INSORGE IL CODACONS: “DISPARITÀ TRA I
CONTRIBUENTI”
1.TASI RINVIATA NEI COMUNI RITARDATARI, INSORGE IL CODACONS Da Ansa.it MATTEO RENZI E PIERCARLO PADOAN Alla fine la proroga della Tasi è arrivata. Il pagamento della prima rata della Tassa sui servizi indivisibili è stata spostata da giugno a settembre ma solo per quei Comuni che il 23 maggio non hanno ancora deciso quale aliquota applicare, per tutti gli altri si pagherà alla scadenza attuale del 16 giugno. La decisione è stata presa dal Governo dopo un incontro tecnico con i Comuni. Si spera così anche di raffreddare la polemica politica. Alle scorse Politiche era l’ Imu a tenere banco nei comizi, ora rischia di esserlo la Tasi. In aprile il Governo ha varato le modalità di applicazione della nuova imposta, ma ad oggi sono in pochi a sapere quanto dovranno pagare e questo perché solo poco più del 10% dei Comuni ha deliberato su aliquote ed eventuali detrazioni. Insorge il Codacons: Alcuni contribuenti pagheranno la Tasi entro il 16 giugno, altri avranno tempo fino al 16 settembre, “senza alcun valido motivo che giustifichi questa differenza, dato che i Comuni hanno avuto tutto il tempo necessario per deliberare le aliquote”, sottolinea una nota diffusa dalla Codacons. Per il presidente dell’ associazione dei consumatori Carlo Rienzi “un simile provvedimento viola la Costituzione, che all’ articolo 3 sancisce l’ assoluta uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge”. Il Codacons – continua la nota – sta dunque studiando le possibili azioni legali da intraprendere contro “una misura ingiusta che crea disparità di trattamento tra i cittadini, per causa imputabili unicamente alla pubblica amministrazione”. La maggioranza dei contribuenti, in particolare i proprietari di seconde case, vive nell’ incertezza, e nei giorni scorsi si è avanzata l’ ipotesi di prorogare la scadenza dei pagamenti. A giustificare le lentezze dei Comuni sono le elezioni comunali, che riguardano oltre 4.000 Municipi. “Quei Consigli comunali – ha ricordato il presidente dell’ Anci Piero Fassino – ad aprile erano già sciolti e quindi impossibilitati a deliberare”. PADOAN FIDUCIA AL GOVERNO RENZI IN SENATO FOTO LAPRESSE Anche per questo la legge ha previsto che, in caso di mancata delibera sulle aliquote, i proprietari di prima casa potranno pagare tutto entro il 31 dicembre 2014. Fino ad oggi, secondo uno studio della Uil, sono stati solo 832 comuni (su un totale di 8.092) ad aver deliberato le aliquote Tasi e, di questi 832, solo 513 le hanno pubblicate sul sito del Ministero dell’ economia e delle Finanze. I Comuni hanno tempo fino a venerdì 23 maggio per le delibere: troppo poco. Inoltre ogni municipio può decidere le aliquote che vuole e declinare le svariate detrazioni a seconda di come intende calmierare l’ imposizione tenendo conto dei diversi profili dei contribuenti. Su questo quadro è intervenuta la decisione di oggi del Governo che “per venire incontro da un lato alle esigenze determinate dal rinnovo dei consigli comunali, e dall’ altro all’ esigenza di garantire ai contribuenti certezza sugli adempimenti fiscali” ha prorogato da giugno a settembre il pagamento della prima rata della Tasi per dare più tempo ai Comuni che potranno decidere dopo le elezioni a consigli rinnovati. Resta comunque immutata la complessità di un’ imposta che può cambiare da Comune a Comune. Sempre secondo lo studio Uil, i Consigli Comunali degli oltre 8.000 municipi italiani potrebbero partorire un “monstrum” nazionale di 75.000 combinazioni diverse di applicazione dell’ imposta. E alla fine il conto della Tasi sulla prima casa, per alcuni comuni risulterà più salato dell’ Imu nonostante le promesse di alleggerimento. A Milano, ad esempio, si pagherà più della vecchia Imu mentre a Roma si pagherà di meno con un trattamento che di fatto rende i contribuenti italiani diseguali. Su questo caos si sono tuffati subito le opposizioni a cominciare da Silvio Berlusconi che bolla il Governo di “incapacità” mentre i Pentastellati scelgono la variante: “dilettanti allo sbaraglio”. 2.DILETTANTI AL GOVERNO: LA TASI SI RINVIA, MA RESTA UN SALASSO Marco Palombi per “il Fatto Quotidiano ” ALFANO E PADOAN FIDUCIA AL GOVERNO RENZI IN SENATO FOTO LAPRESSE Lo sapevano da almeno un mese che si sarebbe arrivati a questo punto. Lo sapevano almeno da quando dentro il terzo decreto Salva-Roma è stato inserito un emendamento – concordato da governo e maggioranza – che spostava dal 31 maggio al 31 luglio il termine per i Comuni per predisporre i loro bilanci. Lo sapevano – e s’ intende a Palazzo Chigi e in particolare il sottosegretario Graziano Delrio (ma pure il presidente Anci Piero Fassino) – perché il tema fu posto in quei giorni anche nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato, specialmente dal presidente della prima, Francesco Boccia: qui si continuano a cambiare le leggi sulla fiscalità locale, non si fa in tempo, la prima rata della Tasi va fatta slittare a settembre. Niente. Ora, quando manca meno di un mese alla scadenza del 16 giugno, il governo si decide a farlo con un comunicato nella serata di ieri, costretto dal caos che già serpeggia tra commercialisti, Caf ed enti locali. “Dilettanti allo sbaraglio”, è il commento sprezzante degli esperti parlamentari di bilanci locali. RENZI E DELRIO RIPARTIAMO dall’ inizio. La Tasi è la tassa sui servizi comunali che, insieme alla Tari (rifiuti) e un residuo di Imu, costituisce la Iuc, l’ imposta unica comunale che, come si vede, non è affatto unica. La prima rata della Tasi – la cui aliquota base è fissata al 2,5 per mille della rendita catastale – andava pagata entro il 16 giugno: per farlo, però, serviva che i sindaci decidessero per ogni comune l’ aliquota effettiva (cioè se aumentare quella base, lasciarla identica o abbassarla) e come calcolare le detrazioni già finanziate dallo Stato entro il 23 maggio (il 31 maggio, poi, era il termine per presentare i bilanci). Peccato che, ad oggi, nemmeno il 10% degli oltre ottomila comuni italiani abbia ottemperato all’ obbligo. Un po’ ha pesato anche il fatto che in circa quattromila paesi il 25 di maggio si vota e nessuno vuole aumentare le tasse – anche se è necessario – durante la campagna elettorale. Anche per questo – e perché il legislatore continuava a mettere le mani sul fisco locale – il Parlamento un mese fa ha deciso di far slittare la data in cui si devono chiudere i bilanci al 31 luglio: rinvio necessario se è vero che l’ ultimo taglio per i comuni è contenuto addirittura nel decreto Irpef, non ancora convertito. RISULTATO: i cittadini non sanno ancora quanto dovrebbero pagare (e per quei 4.000 comuni che votano bisognerà ormai aspettare il nuovo sindaco). Se per le prime case la faccenda si potrebbe risolvere con una prima rata forfettaria, per altre la cosa è impossibile. La Tasi, infatti, ricade anche sugli inquilini delle abitazioni affittate per una percentuale che la legge individua tra il 10 e il 30% del totale: la decisione definitiva avrebbero dunque dovuto prenderla i comuni, ma nel 90% dei casi non si sa ancora assolutamente nulla. nunzia de girolamo francesco boccia Per questo, per evitare il caos, il governo ha finito per decidersi a far slittare il pagamento da metà giugno al 16 settembre. Ma non per tutti, però. Secondo la soluzione caldeggiata da Piero Fassino e dall’ Anci, negli 832 comuni che hanno già deciso le aliquote si pagherà subito, tutti gli altri invece sono appunto rimandati a settembre. Una giungla contributiva che creerà più di un problema ai cittadini e ai loro consulenti fiscali: per chi possegga due case in due comuni diversi è assai probabile che l’ apppuntamento con la Tasi-Tari-Imu divenga in sostanza in tre fasi: a giugno, a settembre per i ritardatari e a dicembre per il saldo annuale. IN ATTESA che tutte i sindaci facciano il loro dovere, comunque, il Servizio Politiche Territoriali della Uil ha fatto i conti sul peso della Tasi analizzando le scelte degli 832 comuni che hanno rispettato i tempi. Il risultato è che la Tasi costerà all’ ingrosso come l’ Imu: nel totale delle città-campione, infatti, la media è di 240 euro a famiglia contro i 267 dell’ Imu 2012. case e catasto Analizzando i 32 capoluoghi di cui si conoscono già aliquote e detrazioni si scopre poi che nel 37,5% dei casi (12 città) la Tasi sarà addirittura più alta dell’ Imu pagata nel 2012: Bergamo (+ 21 euro); Ferrara (+ 60 euro); Genova (+ 67 euro); La Spezia (+ 47 euro); Mantova (+ 89 euro); Milano (+ 64 euro); Pistoia (+ 75 euro); Sassari (più 40 euro); Savona (+ 28 euro); Siracusa (+ 16 euro); Palermo (+ 2 euro). renzi e berlusconi italicum Nelle altre venti città la nuova tassa sui servizi sarà uguale o inferiore a quella voluta da Mario Monti. In realtà il problema vero, quanto al costo, si porrà nel 2015: quest’ anno, infatti, il governo ha messo da parte oltre un miliardo e mezzo di euro per garantire le detrazioni, ma si tratta di uno stanziamento una tantum. Fare un discorso generale sull’ applicazione della Tasi, comunque, sarà molto difficile: i margini di manovre per ogni comune sono infatti amplissimi. La Uil ha calcolato che, semplicemente applicando la legge, si potrebbe arrivare a 75 mila combinazioni diverse. Solo il salasso resta più o meno uguale.
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