22 Maggio 2009

Caorle contro la Coca Cola “Spot anti-hotel, lo ritiri”

Federalberghi si dissocia, Manzato: «Pubblicità inopportuna»  Il sindaco: venderemo chinotto sulle nostre spiagge

 CAORLE (Venezia) Tutto inizia con la piccola Giulia di Pisa che ti saluta e poi passa subito al nocciolo della questione: «Ultimamente tutti parlano di crisi: io sono ottimista, forse perché mi piacciono le cose semplici. Io preferisco andare in bici che in una supermacchina, andare in vacanza dalla nonna più che in un resort». Resort? Albergo? Apriti cielo. In tempi di crisi e di guerra anche per accaparrarsi l’ultimo turista tedesco per le festività dell’Ascensione, sulla costa veneziana scoppia la rivolta contro l’ultimo tormentone televisivo della Coca Cola. Capofila il primo cittadino di Caorle che prima invita la multinazionale a ritirare lo slogan perché dannoso al turismo e poi minaccia il boicottaggio: «Venderemo il chinotto». Il vortice della polemica raccoglie da subito anche il vicepresidente del Veneto Franco Manzato e i sindaci di altre località. Gli albergatori, invece, si spaccano: «Non credo che possa causare danni al turismo», dice il presidente di Federalberghi Veneto, Marco Michielli.  Il Codacons punta invece il dito su Caorle: «Il Comune pensi piuttosto ad abbassare i prezzi». Ma la questione è di quelle esplosive. O meglio è già esplosa in tutto il litorale veneto dopo la messa in onda dello spot Coca Cola presentato in Italia come una sorta di monito sulla crisi economica. «Ma quale crisisbotta il sindaco di Caorle, Marco Sarto – . Io posso capire l’eccesso di un’automobile di lusso, ma in un momento di crisi dove si cerca di rilanciare l’economia con consumi sani, come è il nostro turismo fatto di una buona alimentazione, relax e mare, mi pare proprio un paradosso. Ed è un paradosso dire alla gente di andare dalla nonna piuttosto che in un resort, e poi mettere in discussione la ristorazione. Servizi per i quali investiamo milioni di euro, servizi che mantengono migliaia e migliaia di persone che lavorano nel comparto turistico». Sarto è un fiume in piena, parla di spot «inopportuno », «dannoso», e invita Coca Cola «a ritirarlo e a sostituirlo con un altro che accoppi la felicità delle bollicine della bibita al piacere e al benessere di una vacanza». Su iniziativa del Comune molti commercianti di Caorle starebbero già valutando la possibilità di sostituire la Coca Cola con il dimenticato Chinotto, oppure con la «rivale» per eccellenza: la Pepsi Cola. La polemica di Caorle è rimbalzata a breve anche in Provincia di Treviso che solidarizza con Sarto, e in Regione, dove l’assessore al Turismo, Manzato, risponde con uno slogan: «Si può essere in famiglia o dalla nonna in ogni angolo turistico del Veneto». «E’ il caso di far sapere alla Coca Cola – continua l’esponente leghista – che in Veneto quando si sta in famiglia si beve vino e non il contenuto di una lattina. Gli alberghi veneti inseriti in contesti paesaggistici e culturali non sono certo motivo di danno ma un sicuro arricchimento per l’ospite». Nella «giovane» Jesolo, che di recente ospita anche il colosso McDonald’s, il vicesindaco Valerio Zoggia definisce l’iniziativa di Coca Cola «uno spot di dubbio gusto». «Non capisco un flop simile da parte dei guru della comunicazione a cui si sarà rivolta questa multinazionale – precisa – . Primo perché va a limitare la vendita dei propri prodotti: non credo che le nonne diano Coca Cola ai nipoti, e poi se si va meno in vacanza si consuma meno Coca Cola». I sindaci di Eraclea e Bibione attendono di vedere lo slogan incriminato prima di commentare. Prende invece le distanze Marco Michielli di Federalberghi: «Fa sorridere che una multinazionale, che da sempre scavalca il consumismo, venga a farci scoprire il valore della famiglia. Da qui a dire però che sia motivo di danno per il turismo mi pare che siamo lontani».  Nel ciclone della polemica entra anche il Codacons a tutela dei consumatori, ma per prendersela con l’autore della protesta: il Comune di Caorle. «A tenere lontani i turisti dalle località di mare sono le tariffe troppo alte in tempi di crisi come questo – osserva il presidente nazionale Carlo Rienzi – . Con questi prezzi le famiglie dovranno limitarsi a qualche weekend di mare. Invitiamo Caorle ad attivare tutti gli interventi per far abbassare i listini». Una polemica dunque effervescente, destinata a continuare.

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