Calderoli indagato a Bergamo Letta: gli ho chiesto di dimettersi
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fonte:
- L`Eco di Bergamo
Vittorio Attanà «Calderoli se ne deve andare, deve lasciare l’ incarico. Gli ho chiesto di dimettersi». Così il premier Enrico Letta in un’ intervista alla Cnn International, sulle offese del senatore leghista al ministro Kyenge. «È stato uno choc per l’ Italia – ha aggiunto il premier – La mia scelta di chiedere a Cecile Kyenge di essere ministro è stata una scelta molto chiara per il Paese. Gli italiani devono comprendere che l’ integrazione interna è una delle maggiori questioni per il futuro e il messaggio era molto chiaro», ha detto ancora Letta, definendo quanto accaduto «una vergogna». Intanto, Roberto Calderoli è indagato a Bergamo. Diffamazione aggravata dall’ odio razziale è l’ ipotesi di reato con cui la procura di Bergamo ha iscritto nel registro degli indagati il vice presidente del Senato per aver paragonato a un orango il ministro per la Cooperazione internazionale e l’ integrazione, sabato scorso, durante un comizio alla festa della Lega di Treviglio. Il reato di diffamazione è, di norma, procedibile a querela di parte, ma si procede d’ ufficio se, come in questo caso, viene ipotizzata l’ aggravante della discriminazione o dell’ odio etnico, contemplata dall’ articolo 3 della legge Mancino, la 205 del 1993. Nel fascicolo aperto ieri mattina dal procuratore capo Francesco Dettori sono confluiti un esposto del Codacons, ma anche un cd contenente il file audio del comizio, una trascrizione delle parole di Calderoli, una relazione sui fatti da parte della polizia giudiziaria e gli articoli di stampa comparsi sulla vicenda. Il procuratore ha poi assegnato l’ inchiesta a due sostituti, i pm Maria Cristina Rota e Gianluigi Dettori. Il caso – precisano in procura – non richiede particolari indagini. Semplicemente i due magistrati dovranno valutare dal punto di vista giuridico se le parole pronunciate sabato dal parlamentare leghista («quando vedo le immagini della Kyenge non posso non pensare, anche se non dico che lo sia, alle sembianze di un orango») siano da considerarsi diffamatorie e dunque se Calderoli deve essere per questo processato. In tempi relativamente brevi, dunque, il senatore potrebbe essere raggiunto da un avviso di conclusione delle indagini preliminari, a cui farebbe seguito la richiesta di rinvio a giudizio. «Si tratta di un’ ipotesi di reato – ha dichiarato il procuratore capo Francesco Dettori – che andrà approfondita con cautela e scrupolo. Lo faremo, senza condizionamenti di natura politica, attenendoci solo agli aspetti giuridici». Soddisfatto il Codacons: «Ora ci attendiamo un provvedimento dal Collegio dei Questori del Senato – ha affermato il presidente Carlo Rienzi – al quale abbiamo formalmente chiesto di sospendere Roberto Calderoli dai suoi incarichi istituzionali». Altri due esposti sono stati presentati sul caso Kyenge, uno da parte del Pd di Ferrara, un altro dall’ avvocato Giuseppe Sarno, del Foro di Avellino (ma con studio a Bergamo). È probabile che anche questi confluiscano nel fascicolo aperto a carico di Calderoli. Calderoli: «Atto dovuto» Il parlamentare bergamasco ieri ha commentato con poche parole la notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati: «Visto che ci sono due denunce presentate contro di me, ritengo sia un atto dovuto», ha detto ai cronisti che lo hanno intercettato nel salone Garibaldi di palazzo Madama. Calderoli si è scusato pubblicamente e privatamente con il ministro, a cui ha anche inviato un mazzo di fiori. Cécile Kyenge ha confermato: «Mi ha porto le scuse e le ho accettate, facendo capire che si può scherzare, fare un comizio, ma bisogna andare oltre le offese e mantenere comunque il rispetto dell’ altro anche nella comunicazione. Lui ha fatto un passo importante che è quello di chiedere scusa – ha concluso il ministro – ma è chiaro che il percorso continua e va oltre la mia persona».
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