24 Novembre 2001

Caldaie, scatta l`indagine della Procura

Aperto un procedimento contro ignoti dopo la denuncia di quattro
Associazioni. Sequestrati alcuni documenti nella sede dell`Asea
Caldaie, scatta l`indagine della Procura
Intanto la delicata questione sarà discussa il 29 in consiglio comunale

Caldaie, indaga la Procura. L`altro ieri, gli agenti della Sezione di polizia giudiziaria del Tribunale, diretta dal dottor De Carlo, hanno «visitato» la sede dell`Asea, sequestrando una serie di atti e documenti.

L`ispezione è stata ordinata dal sostituto procuratore Elsa Valeria Mignone, la quale ha aperto un procedimento contro ignoti: l`obiettivo del magistrato è di verificare la legittimità dei controlli e del sistema impositivo adottato (40mila lire per le autocertificazioni e 240mila per le verifiche degli impianti). L`indagine è partita in seguito ad una denuncia presentata nei giorni scorsi da quattro associazioni: Codacons, Federconsumatori, Sunia, Donne europee-federcasalinghe.

Nell`esposto presentato all`autorità giudiziaria le Associazioni rilevano come la «strana vicenda che ha interessato le verifiche delle caldaie in città ha suscitato moltissime polemiche e diffuso malcontento tra i cittadini, sia per l`assurda e non giustificata esosità delle richieste economiche previste nel progetto, sia per la scelta del personale che viene utilizzato per le verifiche medesime». Nella denuncia, tra l`altro, si sottolinea come «l`organismo ed il personale incaricato devono eseguire le operazioni di verifica con la massima integrità professionale e competenza tecnica, e non devono essere condizionati da pressioni ed incentivi, soprattutto di ordine finanziario, che possano influenzare il giudizio o i risultati di controllo». Poi viene rilevato che nel corso dell`iter amministrativo che ha portato la società Ecoigiene (oggi Asea) ad assumere l`incarico di verifica degli impianti, «non vi è alcun atto amministrativo che assume un tale controllo di idoneità da parte dei competenti uffici del Comune; è un fatto – viene specificato – che alla data del 21 aprile 2000 (data della deliberazione della giunta), la società proponente il progetto aveva sino ad allora svolto l`attività di raccolta e trasporto di rifiuti solidi urbani, sanificazione ambientale, vendita e noleggio di bagni ecologici, disinfestazione». Dopo aver sottolineato che è pur vero che la società era in fase di aggiornamento per la successiva trasformazione in Asea, che presentava nel proprio oggetto sociale anche la verifica degli impianti termici, le Associazioni ritengono che l`Amministrazione, nell`affidare direttamente ad una società un così delicato e pericoloso compito, avrebbe dovuto quanto meno svolgere una adeguata indagine sulla idoneità della società che, per legge, «doveva avere specifica competenza tecnica». I riflettori poi vengono puntati sull`iter amministrativo seguito per giungere alla determinazione delle tariffe per l`effettuazione delle verifiche che, come è noto, devono porsi a carico degli utenti. «Nel primo prospetto di convenzione presentato dalla Ecoigiene- sottolineano – per le caldaie con potenza nominale inferiore ai 35 Kw si prevedevano 30mila lire per le ipotesi di autodichiarazione e 80mila lire per le verifiche degli impianti. Invero, le tariffe effettivamente applicate alla cittadinanza, sono state: 50mila lire (ridotte poi a 40mila lire) per le autocertificazioni e 240mila lire per le verifiche. C`è da chiedersi, però, se il cittadino debba sobbarcarsi il costo della verifica o il costo complessivo dell`organizzazione societaria».

Pertanto, le Associazioni rilevano che all`utenza finale «non sono applicati solo il costo delle verifiche, come vorrebbe la legge, ma anche i costi per le acquisizioni strumentali e quelli per l`aggiornamento del personale, che, evidentemente, non era qualificato per svolgere le verifiche». Tutto ciò, tra l`altro, contrasterebbe con il contenuto della delibera 185 del 21 aprile 2000, «in base alla quale l`Amministrazione avrebbe riconosciuto alla Ecoigiene un finanziamento di 350 milioni per svolgere, tra l`altro, proprio la formazione professionale del personale». E, a quest`ultimo proposito, secondo le Associazioni un corso di circa 300 ore per un personale che, sino al giorno prima non conosceva la struttura e la funzionalità di un impianto termico, è ritenuto non conforme a quanto richiesto dalla normativa. «Ed in effetti – spiegano – i controlli effettuati sono, per la grande maggioranza, di tipo documentale: ci si limita al controllo del libretto di caldaia, dell`esistenza del certificato di conformità dell`impianto termico e, stranamente, anche del certificato di conformità dell`impianto elettrico, la cui mancanza consente al personale di giustificare l`omissione delle analisi di rendimento di combustione dei fumi della caldaia». Infine, rilevano come le tariffe applicate dal Comune siano le più alte d`Italia. Intanto il caso-caldaie – grazie alla richiesta del centrosinistra – approderà il 29 in Consiglio. Sulla questione, inoltre, il Codacons ha raccolto oltre mille firme.

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