Caianiello tra i cento imputati al tavolo della “mensa dei poveri”
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fonte:
- Il Giorno
di MARIO CONSANI Milano – Tutti di nuovo insieme alla “mensa dei poveri”. Riuniti i quattro filoni della maxi inchiesta della Procura sul sistema di mazzette, appalti, nomine pilotate e finanziamenti illeciti in Lombardia. Indagine nel corso della quale molti appuntamenti tra i protagonisti venivano fissati (e intercettati) ai tavoli di uno dei più noti ristoranti milanesi che loro, con una certa autoironia, avevano ribattezzato per l’appunto “mensa dei poveri“.
Ieri al Portello in una delle aule Fiera riservate ai dibattimenti con maggior numero di addetti ai lavori in tempi di virus, è andata in scena la prima vera udienza davanti al gup Natalia Imarisio a carico di oltre cento indagati tra cui l’ex vice coordinatore lombardo di Forza Italia ed ex consigliere comunale milanese Pietro Tatarella, il consigliere azzurro lombardo azzurro Fabio Altitonante, il deputato (sempre berlusconiano) Diego Sozzani, l’ex coordinatore di Forza Italia a Varese Nino Caianiello, secondo l’accusa vero e proprio “burattinaio” di tutto il sistema. Tra gli imputati anche l’ex europarlamentare di Forza Italia Lara Comi, accusata anche di truffa al Parlamento europeo.
Nell’udienza preliminare, seguita all’inchiesta in più tranche dei pm Luigi Furno, Adriano Scudieri e Silvia Bonardi, hanno chiesto di entrare anche una decina di parti civili, tra cui il Comune di Milano, quello di Gallarate, una municipalizzata di Novara, l’Amsa, ossia l’azienda dei rifiuti milanese, e pure il Codacons. Sulle parti civili il gup deciderà il prossimo 26 aprile, quando si esprimerà pure sulle questioni preliminari, tra cui quelle di competenza territoriale (non ancora discusse), e incamererà le richieste di riti alternativi. Udienze fissate anche per l’11 giugno, 8-14 e 15 luglio. L’ultima tranche arrivata in udienza preliminare è quella che riguarda l’ex eurodeputata Comi e altre cinque persone per nuove ipotesi di truffa ai danni dell’Unione Europea. Tranche, quest’ultima, che aveva portato al sequestro a Comi da parte della Gdf di circa 500mila euro e nella quale si ipotizza la stipula di contratti con persone nominate “assistenti” da Comi solo per incassare pagamenti dal Parlamento europeo per prestazioni rimaste sulla carta. L’allora eurodeputata azzurra era già finita ai domiciliari nel 2019, e poi tornata libera, per corruzione, emissione di false fatture e truffa nei confronti dell’Ue.
Il procedimento principale, invece, era già arrivato in udienza preliminare con oltre 70 indagati. Un secondo filone riguarda poi altre 11 persone che si erano viste respingere l’istanza di patteggiamento dal gip Maria Vicidomini, tra cui Alberto Bilardo, ex segretario di FI a Gallarate. Non è escluso che da loro vengano ripresentate richieste di patteggiamento. Ultimo filone d’indagine da ieri riunito agli altri, quello nel quale la Procura aveva già chiesto il rinvio a giudizio per Comi, per il deputato azzurro Sozzani, per Caianiello e per il patron della catena di supermercati Tigros, l’imprenditore Paolo Orrigoni.
Negli atti dell’inchiesta, il “burattinaio“ Caianiello viene descritto come colui che “sovrintende e coordina tutte le attività dell’associazione, impartisce direttive agli altri partecipi, definendone i compiti e modalità operative”. Ma soprattutto, è lui che “mantiene i rapporti con gli esponenti del mondo politico, essendo figura di assoluto rilievo nel panorama politico di Forza Italia, a livello quantomeno regionale”.
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