30 Aprile 2013

BRUTTA AVVENTURA Attenti ai sacchetti-bio

BRUTTA AVVENTURA Attenti ai sacchetti-bio

 

Vi è mai capitato, mentre procedevate con pesanti buste nelle mani, di ritrovarvi, senza alcun preavviso, con la spesa «spiaccicata» sull’ asfalto stradale o sul marciapiede? Forse sì. La colpa? Di quegli shoppers, gli ultimi ritrovati ecologici dall’ odore intenso di mais bruciacchiato, assolutamente trasparenti, che «in funzione anti-privacy» fanno conoscere all’ intero circondario i primi o gli ultimi acquisti alimentari e non, di giornata. Non si può disconoscere, con una certa perplessità, l’ inutilizzabilità di questi «contenitori» che, per carità, costituiranno anche un valido espediente disinquinante a palese tutela ambientale, ma che poi non garantiscono alcuna efficacia in termini di resistenza. Infatti, si strappano con disinvolta facilità e si tagliano o meglio si disintegrano, nel «dolce impatto» con qualsiasi oggetto leggermente spigoloso. Ecco allora, a fronte della geniale trovata di farsi una passeggiata rilassante e «speranzosamente snellente», la certezza di finire nel panico alla vista della bottiglia dell’ olio o del vasetto di marmellata, appena frantumati a terra. Indipendentemente da quelle che possono risultare aneddoti personali amaramente divertenti, non si può negare come questi sacchetti biodegradabili «supercostosi» (con un aumento fino a 50 euro annui della spesa familiare secondo le stime di Adiconsum), siano inevitabilmente «bersaglio» di numerose osservazioni critiche. Peraltro, dal momento che riportano il marchio aziendale, svolgono un ruolo rilevante in chiave promozionale e pubblicitaria. Pertanto, queste buste, come ha oltremodo sostenuto con fermezza il presidente del Codacons, l’ avvocato Rienzi, non dovrebbero forse essere «cedute» ai clienti in assoluta gratuità? Nel frattempo meglio servirsi del vecchio sacchetto in tela quando, distrattamente, non ce lo si dimentica nella dispensa della cucina. Claudio Riccadonna,

 

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