21 Gennaio 2011

Brusca frenata dell’ industria tonfo degli ordinativi a novembre

ROMA L’ industria italiana frena: a novembre, rispetto al mese prima, gli ordinativi registrano un tonfo, perdendo il 4,3%, il ribasso maggiore dell’ agosto del 2009, e il fatturato rallenta, rimanendo quasi fermo (+0,2%). Il recupero messo a segno nella prima parte del 2010, così, si sgonfia e la ripresa appare in salita. Soprattutto perché viene a mancare il solito effetto traino dei mercati esteri, con il "Made in Italy" in sofferenza, tanto che le commesse segnano il calo mensile più forte proprio fuori dei confini nazionali (-6,2%), dove anche i ricavi sono negativi (-0,9%). Resta, invece, più confortante il paragone con l’ anno precedente, anche se a novembre 2009 gli effetti della crisi erano ancora intensi. Crescono, infatti, sia gli ordinativi (+9,6%) che il fatturato (+12,1%), pur se non ai ritmi primaverili. Una perfomance tenuta alta proprio dai mercati esteri, che hanno fin qui spinto l’ industria italiana con una quasi totale costanza. Tuttavia non tutti i settori fanno registrare aumenti: a novembre su base annua perde quota il comparto farmaceutico, con ribassi sia sugli ordini (-3,4%) che sul fatturato (-7,6%). E per le commesse non è il solo ribasso, vere e proprie cadute si registrano per la fabbricazione di computer e altri prodotti di elettronica ed ottica (-17,9%) e soprattutto per i mezzi di trasporto (-19,2%), con le auto che cedono il 6,9% (dato grezzo). Rialzi sostenuti, invece, riguardano, analizzando ricavi, la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+25,7%), la metallurgia (+25%) e anche l’ alimentare (+12,1%). Gli aumenti più netti degli ordinativi toccano, anche qui, la metallurgia (+26,3%), la fabbricazione di apparecchiature elettriche (+20,8%) e il tessile (+14,9%). I dati dell’ Istat preoccupano sia i consumatori che i sindacati. Per il Codacons i segni meno di novembre sono «la dimostrazione che il decreto incentivi non solo è stato del tutto inutile, ma è stato una presa in giro degli italiani». A riguardo l’ associazione ritiene che il ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, sia «colpevole di non aver proposto nulla di nuovo» e chiede, così, le sue «dimissioni». Secondo la Cisl «l’ industria italiana sta crescendo a ritmi deboli ed incerti».
 

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