19 Febbraio 2019

Botte, insulti e dure punizioni ai bambini nel nido fatto in casa: arrestata educatrice

i piccoli costretti a mangiare con la forza, rinchiusi al buio o messi fuori al freddo: la donna, 52 anni, è ai domiciliari
Cristiano PellegriniSIENA. «Sono un’ educatrice filo-montessoriana, mamma di tre figli da me cresciuti con grande senso del dovere. Ho scelto di diventare una tata perché vorrei continuare a trasmettere il mio contributo educativo e di amore a tutti i bimbi che avrò il privilegio di poter accogliere nel luogo in cui abito». A rileggere oggi le parole utilizzate da Patrizia Madotto, 52 anni, arrestata dai carabinieri di Siena con l’ accusa di maltrattamenti di familiari e conviventi, per presentare il suo asilo nido familiare, c’ è da rabbrividire.Le intercettazioni ambientali e i filmati delle telecamere posizionate dai carabinieri nell’ abitazione adibita a nido per bambini da sei mesi a tre anni, hanno rivelato l’ orrore che si celava dentro a quelle stanze ritenute dai genitori luogo di educazione e socializzazione. Ma così non era. I bambini tornavano a casa agitati e la notte avevano difficoltà a dormire. Su denuncia di due mamme e di un’ ex collaboratrice della Madotto, sono scattate le indagini. La donna, che dal 2018 aveva ricevuto le autorizzazioni per fare la “mamma di giorno”, rinchiudeva i bimbi di pochi mesi in una stanza buia per convincerli a smettere di piangere, li costringeva a mangiare tappando loro il naso in modo che aprissero la bocca, e a quelli più grandi negava il cibo se non erano in grado di utilizzare una forchetta, oltre a insulti, strattonamenti e percosse.Un’ escalation di violenza e terrore a cui venivano sottoposti i piccoli che hanno obbligato i militari ad intervenire due giorni fa, quando la donna ha messo una bimba che piangeva all’ aperto sul terrazzo e i pianti hanno richiamato l’ attenzione dei passanti. Immediate sono scattate le manette con la donna che è stata portata nel carcere di Sollicciano a Firenze e, dopo la convalida del fermo da parte del gip Alessandro Buccino Grimaldi, trasferita ai domiciliari.Per carpire la fiducia delle famiglie la donna inviava tramite Whatsapp foto e video artefatti che ritraevano i bambini sereni impegnati in attività ludiche, anche se le indagini e i video delle telecamere dei carabinieri hanno dimostrato che non era così. Ai genitori era vietato entrare nell’ asilo domiciliare «per motivi igienici» – come imponeva la regola fissata dalla titolare – e quando andavano a riprendere i figli dovevano comunicare l’ arrivo tramite un messaggio Whatsapp all’ educatrice. Così la donna aveva tempo per tranquillizzare i bambini che piangevano, cambiar loro i pannolini o occultare eventuali segni di maltrattamento.Erano da cinque a dieci i bambini, tra 6 mesi e 3 anni di età, che ogni giorno venivano affidati alla donna su pagamento di una retta mensile di 600 euro o di una tariffa oraria di 7 euro come prevede il protocollo tagesmutter. Nessuna irregolarità invece è stata rilevata al momento per quanto riguarda autorizzazioni e permessi. L’ asilo, a quanto si sa per ora, aveva le autorizzazioni necessarie rilasciate dal Comune e dagli altri enti preposti al controllo. Addirittura, sul sito del Comune di Siena , la struttura è segnalata tra i “servizi educativi per la prima infanzia e scuole dell’ infanzia privati” mentre la donna, sulla pagina Facebook dell’ attività si vantava di essere «l’ unico nido domiciliare a Siena in grado di utilizzare un sistema di connessione in real time con i genitori che facilita fortemente la comunicazione laddove sarebbe impensabile poterla avere».Il Comune ha fatto sapere che «monitorerà attentamente gli esiti delle indagini e, nei limiti della propria competenza, prenderà tutti i provvedimenti necessari ove accertate l’ esistenza di violazioni di legge». E proprio sul rilascio delle autorizzazioni si stanno concentrando adesso le indagini dei carabinieri del nucleo ispettorato del lavoro. «Vogliamo capire chi ha autorizzato la donna ad operare con i bambini e sulla base di quali requisiti siano stati concessi i permessi da parte dell’ amministrazione – ha detto in una nota il presidente del Codacons Carlo Rienzi – È necessario accertare infatti se vi siano responsabilità da parte degli enti locali in questa grave vicenda, e quali controlli siano stati eseguiti sulla struttura domiciliare da parte di chi doveva vigilare e garantire le famiglie». —

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