5 Luglio 2013

Boom di nuovi poveri «spesa» tra cassonetti e scarti dei mercati

Boom di nuovi poveri «spesa» tra cassonetti e scarti dei mercati

 

Centinaia i romani che per mangiare rovistano nei rifiutiL’ ABITUDINE SI VA ESTENDENDO AI CETI MEDIO-BASSI L’ IDENTIKIT: 60 ANNI, PENSIONATI, MASCHI EX PICCOLO BORGHESI IL FENOMENO Arrivano di continuo, alle prime ore del mattino, a sera inoltrata e durante tutto il resto della giornata. Attrezzatura: uno zaino, una busta o un carrellino. Ma non sono solo extracomunitari o zingari, bensì «romanissimi», soprattutto pensionati e anziani, che frugano nei cassonetti dell’ immondizia per cercare di mettere insieme quello che vagamente potrebbe somigliare a un pasto. Perché sono sempre di più le persone che, complice la crisi economica, le basse pensioni e il costo della vita, si trovano a girovagare nei dintorni di ristoranti e mercati rionali per cercare qualcosa da mangiare, visto che nelle tasche di molti non c’ è denaro neanche per acquistare il pane. DISPERATI IN AUMENTO Stando all’ ultimo rapporto della comunità di Sant’ Egidio sulla povertà a Roma e nel Lazio, dal 2008 al 2011 è aumentato vertiginosamente il numero di chi si rivolge alle mense pubbliche (solo in quella di via Dandolo due anni fa c’ è stato un aumento di 5 mila persone). Ma dal 2009 a oggi, secondo il Codacons, si è quintuplicato anche il numero di chi cerca nei cassonetti dell’ immondizia qualcosa da mangiare e qualcosa da indossare. E il dato che impressiona è che tra i rifiuti non rovistano solo rom o immigrati clandestini, ma una determinata categoria: anziani che possiedono una casa e anche una pensione, o cittadini di mezza età che hanno perso il lavoro, e che per motivi anagrafici non riescono a trovarne un altro. Sessantenni, per lo più uomini, ma anche donne, dall’ aspetto comunque dignitoso. «Ormai a Roma – dice Carlo Rienzi, presidente dell’ associazione di consumatori Codacons – sempre più spesso si assiste a questo spettacolo triste, incivile e indecoroso: uomini, donne e bambini, italiani che stranieri, intenti a rovistare nei rifiuti, nella speranza di trovare avanzi di cibo, indumenti buttati via o altri oggetti utili a combattere la povertà dilagante». «Il fenomeno ? prosegue ? non riguarda più solo i rom, ma si è esteso in qualche modo al ceto medio, ed è in pericolosa ascesa rispetto agli anni passati». Nel 2008 l’ ex amministrazione capitolina, guidata dall’ ex sindaco Gianni Alemanno, aveva cercato di contrastare il fenomeno con una delibera contro l’ accatonaggio rimasta lettera morta. Rovistare tra i rifiuti è – per strano che possa apparire – un reato penale, vista la possibile violazione della privacy, essendovi tra i rifiuti lettere, bollette del telefono, codici bancari, indumenti, oggetti personali. L’ articolo 624 del codice parla chiaro: chiunque s’ impossessa dell’ immondizia mobile altrui, al fine di trarne profitto per sé e per altri, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da 154 a 526 euro. POCHI CONTROLLI DEI VIGILI «Ma i vigili e le forze dell’ ordine – prosegue Rienzi – assistono a questi episodi senza intervenire, anche quando avvengono sotto i loro occhi. Ci sono aspetti sanitari e di riservatezza che non vanno trascurati». Gli episodi tra l’ altro non sono sporadici e neppure relegati a zone della città particolarmente disagiate. In via del Forte Tiburtino, ad esempio, ci sono sei cassonetti su strada presi costantemente di mira. Ma chi rovista nell’ immondizia lo trovi anche ai Parioli. La cosa finisce per diventare una sorta di «ammortizzatore» per le fasce più povere della popolazione. D’ altronde il tasso di disoccupazione è in crescita drammatica e a Roma è passato dal 5,8% nel 2007 a oltre il 9% nel 2012. Contro l’ accattonaggio il Codacons l’ altroieri ha presentato un esposto alla Procura di Roma per chiedere un maggiore controllo. Camilla Mozzetti © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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