13 Agosto 2020

Bonus Inps, la Lega sospende Job «Già restituiti, difendo l’ azienda»

il consigliere-albergatore: «ho il conto in rosso, salvini sbaglia». l’ esposto del codacons
TRENTO Il consigliere provinciale Ivano Job è stato sospeso dalla Lega «in seguito alla vicenda legata all’ ottenimento di sussidi statali relativi all’ emergenza Covid-19 a favore dei titolari di partita Iva» e «in attesa che venga fatta piena chiarezza sulla vicenda»: così comunica il segretario Mirko Bisesti. «Ho la coscienza a posto», dice da parte sua il consigliere-albergatore che ha richiesto ed ottenuto dall’ Inps un bonus di 1.200 euro (due rate dei famosi 600 euro per i titolari di partita Iva in difficoltà economiche), una misura economica garantita dallo Stato per contrastare la povertà dei liberi professionisti alle prese con il lockdown. Un lockdown che però i consiglieri provinciali non hanno patito, visto che le indennità di marzo, aprile e maggio sono state regolarmente versate: quasi 10.000 euro lordi più rimborsi spese ogni mese. «Ho usato quei soldi dell’ Inps per rimpinguare le casse della mia società, per i pagare dipendenti e i fornitori, non li ho usati per andare in vacanza o per comperarmi la spider», afferma convinto Job. Ma l’ onta di aver chiesto il bonus l’ ha portato alla sospensione dal gruppo consiliare a palazzo Trentini e dal partito a livello provinciale, come richiesto espressamente da Matteo Salvini che ieri mattina aveva sentenziato: «Ho dato indicazione che chiunque abbia preso o fatto richiesta del bonus venga sospeso e in caso di elezioni non ricandidato». Dopo mezza giornata di dubbi e perplessità sulla vicenda Job, la decisione della sospensione è stata presa: «Capisco – dice il consigliere -, capisco anche la difficoltà di Bisesti. Ma vorrei ricordare che prima di essere un politico sono un imprenditore. E sono nella Lega da prima di Salvini, che in questi giorni sta agendo troppo istintivamente». Ma l’ ordine del capo è da rispettare: «Anche se sono sospeso – rassicura – non smetto di essere leghista, perché il mio sangue è quello. E sono sempre in maggioranza, a fianco di Fugatti». Maurizio Fugatti, il governatore leghista, non commenta la vicenda: «Mi ha chiamato – afferma però il consigliere leghista – e mi ha detto di portare pazienza, che saranno giorni difficili. Mi ha detto che non mi meritavo tutto questo, perché sa bene che il sabato e la domenica non vado al lago ma sono in albergo a lavorare». Ora dovrà spiegare la vicenda ai vertici leghisti: «Alla Lega, ma anche a Salvini – si difende Job – posso spiegare tutto, mostrando se volessero anche i cedolini della banca. La differenza che deve essere fatta non è tra chi ha preso i soldi e chi no, ma tra chi li ha usati per sé o per la propria azienda. Se vogliono – continua sicuro il consigliere – andiamo assieme in Cassa rurale, così vedono che il mio conto è in rosso, che ho versato tutto alla società di cui sono socio (la Skyrent che noleggia attrezzature sportive e che ha beneficiato anche di un contributo provinciale da 5.200 euro, ndr )». Per Job, aver preso quei soldi «fa parte dell’ attività dell’ imprenditore, quella di sopravvivere, usando tutti i mezzi a disposizione per continuare a fare impresa». E aggiunge: «All’ inizio non volevo nemmeno fare richiesta, poi mi ha convinto la mia segretaria che ora è avvilita. Quei 1.200 euro sono stati versati tutti, anzi ne ho aggiunti altri per l’ azienda con i conti in rosso, arrivando a versare 5.000 euro dal mio conto». E a proposito di versamenti, Ivano Job contrattacca: «Nessuno mi ha fatto l’ applauso quando ho versato un’ intera indennità da consigliere in beneficenza all’ Azienda sanitaria per l’ emergenza Covid, come richiesto dal segretario della Lega Bisesti. Ora tutti a criticare perché faccio il bene della mia impresa. Sono amareggiato – dice – perché qui rischia di vincere l’ ipocrisia». Quei soldi ricevuti dall’ Inps il consigliere Ivano Job dice di averli restituiti: «Sono tornati all’ Inps, adesso vorrei vedere a chi vanno». Poi aggiunge: «Quei soldi erano legittimi perché lo Stato non mi ha difeso, anzi mi ha costretto a chiudere l’ attività. E oltretutto ho scoperto di aver avuto il coronavirus perché sono positivo al test sierologico». Nel vortice dell’ indignazione per i politici che hanno chiesto e ottenuto sussidi pubblici sono finiti, in Trentino, anche altri due consiglieri provinciali. Alessandro Olivi (Pd) e Lorenzo Ossanna (Patt), hanno fatto domanda per il contributo provinciale in favore delle imprese che hanno subito ammanchi a causa del lockdown. Il primo è avvocato e ha ottenuto 3600 euro, il secondo architetto e ne ha percepiti 4.200: «Quei soldi non sono finiti nelle nostre tasche – dicono entrambi – ma sono stati utilizzati per coprire la minor fatturazione della società. Soldi usati in trasparenza per pagare i nostri dipendenti. Anzi – sottolineano – l’ ottenimento di quei contributi sono a garanzia dei lavoratori perché impediscono eventuali licenziamenti dovuti alla riduzione dell’ attività professionale fino a fine anno. Quindi nulla di irregolare o di inopportuno». Né il Pd né il Patt sembrano avere qualcosa da obiettare. Il Codacons, invece, annuncia un esposto: «Vogliamo capire se sia legittimo che consiglieri provinciali che percepiscono generosi emolumenti accedano ai bonus previsti per cittadini e imprese in gravi difficoltà». Sul punto interviene anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro, che afferma di aver restituito 293mila euro di stipendio più 135mila euro di indennità di carica. «Mentre qualcuno approfitta dei bonus messi a disposizione di chi è più in difficoltà, il M5S – osserva Fraccaro – continua a dimostrare che una politica diversa è possibile».
donatello baldo

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