30 Settembre 2009

Bollo auto non pagato, multe a un milanese su dieci

Le associazioni dei consumatori: troppo caos, necessario un condono. L’anno scorso recuperati 168 milioni di arretrati «evasi»
 
Partiti gli accertamenti. La Regione incassa un miliardo l’anno con la tassa automobilistica

 
La maggior parte sono già arrivate. Le ultime stanno partendo in queste ore. Trecentomila cartelle esattoriali. Che chiedono conto di bolli auto non pagati tra gli anni 2000 e 2003. Centotrentamila cartelle riguardano soltanto Milano: in pratica, un cittadino su 10 riceverà un avviso di pagamento. Con richieste che vanno da 40 a oltre mille euro. E il rischio, se non si paga o non si riesce a dimostrare di aver già pagato, è di ritrovarsi con il fermo dell’auto. Un accertamento di massa che provoca la reazione dei consumatori: «Il condono è assolutamente necessario». Non con l’idea della sanatoria. Ma secondo il principio che «c’è troppo caos, il rischio di errori è altissimo » . Più di un miliardo di euro. È quanto ha incassato la Regione nel 2008 dalla riscossione di 8 milioni di bolli auto in tutta la Lombardia (nel 2007 l’incasso era stato di 914 milioni). La sola città di Milano, l’anno scorso, ha contribuito alle casse del Pirellone con quasi 420 milioni. Se le cose filano lisce per gli anni in corso, i problemi riguardano il passato. La gestione dei bolli è passata infatti dall’Aci alla Regione nel 1999.  In quel momento sono transitati ovviamente anche gli archivi: «Nella gestione dei bolli auto ci sono due enormi ‘buchi neri’ attacca Marco Donzelli, presidente del Codacons . Uno riguarda il passaggio di una mole enorme di dati alla Regione. Il secondo è l’inefficienza endemica nel meccanismo delle notifiche. È assurdo che un ente debba costringere i cittadini a conservare ricevute di pagamento per 6, 7, 8 anni. Non è da Paese civile». Le cartelle esattoriali inviate da Equitalia in questi giorni riguardano proprio il quadriennio critico 2000-2003 (75 cartelle per ogni anno). La Regione spiega di aver fatto «una grande operazione di trasparenza e pulizia», inviando circa 2 milioni di «lettere bonarie» ai cittadini che non risultavano in regola con il bollo. Obiettivo: dare la possibilità di controllare, dimostrare di aver pagato o fare il versamento, il tutto per evitare la cartella esattoriale. Bilancio di questa campagna: «Più di metà delle posizioni spiegano dal Pirellone è stata regolarizzata con il pagamento, un’altra parte è stata corretta una volta che il cittadino ha presentato la propria memoria difensiva e si è scoperta l’anomalia. Un piccolo gruppo di persone infine, circa l’uno per cento di chi aveva ricevuto l’avviso, non ha risposto. A quel punto è stato necessario l’invio della cartella esattoriale ». Nel 2008, attraverso il meccanismo degli avvisi, sono stati recuperati 168 milioni. C’è però un altro dato che descrive la difficoltà affrontate per la gestione delle banche dati: negli ultimi anni, negli archivi sono state corrette un milione e 400 mila posizioni (macchine rottamate, vendute, targhe sbagliate). Un milione di correzioni sono arrivate «d’ufficio », il resto su segnalazione dei cittadini. I consumatori sono inferociti: «Si stanno scaricando sui cittadini tutte le inadempienze della burocrazia», continua Donzelli. Gli sportelli delle associazioni elencano centinaia di casi: un disabile (esente dal bollo) che per due anni consecutivi ha dovuto spiegare la propria posizione; cittadini che hanno dovuto rintracciare i documenti di auto che avevano rottamato anche sei o sette anni fa; altri che hanno dimostrato di essere in regola e l’anno dopo si sono ritrovati con un nuovo accertamento. Giorni e giorni persi per rintracciare vecchi bollettini e ricevute, considerando che i tempi di prescrizione per i bolli sono di cinque anni. «Non si può chiedere a un cittadino un documento che non è tenuto a conservare », spiega Sandro Miano, dell’Assoconsumatori Italia. Che aggiunge una domanda provocatoria: «Non vogliamo proteggere i furbi e non siamo per il condono in generale. In questo caso però servirebbe. Se passa uno scudo fiscale per riportare in Italia enormi somme di denaro versando il 5 per cento, perché un semplice cittadino deve pagare più del doppio un bollo che forse ha già pagato?». La Regione si difende attraverso una «capillare opera di prevenzione». Spiegando: «Gli avvisi inviati per gli anni 2002-2003 sono stati 2 milioni ». Come dire: chi voleva dimostrare di essere «innocente », ha avuto tempo e possibilità. 
 

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