19 Dicembre 2017

Bitcoin, allarme in Sardegna

il codacons sardo presenta quattro esposti in procura
Anche il Codacons sardo punta i riflettori sul Bitcoin. Dietro la crescita iperbolica delle moneta virtuale potrebbero nascondersi operazioni illecite a danno dei risparmiatori sardi, ecco perché l’ associazione dei consumatori ha deciso di inoltrare anche alle procure di Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano un esposto contro possibili reati come quello di truffa aggravata e manovre speculative. L’ iniziativa in Sardegna è coordinata dall’ avvocato ogliastrino Diana Barrui, responsabile regionale del Codacons, ma le denunce depositate sono 104 in tutta Italia, una per ogni procura invitata ad indagare nell’ ambito delle proprie competenze territoriali. I DUBBI Le perplessità dell’ associazione riguardano la poca solidità alla base della nuova moneta dei desideri. Un’ instabilità innegabile, nonostante l’ ottimismo sparso dai broker finanziari di tutto il mondo, che potrebbe diventare terreno fertile per speculatori senza scrupoli e truffatori, pronti ad attentare al salvadanaio di migliaia di ingenui risparmiatori. «Le monete alternative, come quelle virtuali, non sono legate a Stati o banche centrali e quindi non hanno una convenzione o un corrispettivo sottostante, non vengono garantite da niente e nessuno; né dal gettito fiscale, né dall’ oro e neanche dai diritti sui beni – spiegano gli esponenti del Codacons – il potere del piccolo risparmiatore nel determinare il prezzo è perciò nullo. Sarebbero i trader sui mercati professionali a dettare le regole e i rischi sembrerebbero molti». MONTAGNE RUSSE Il patatrac è già successo nel 2014, quando il Bitcoin, una volta superata l’ asticella dei mille dollari di quotazione crollò inspiegabilmente fino a toccare quasi i 200 dollari. Ora il valore sta addirittura puntando ai 20mila dollari e quasi sicuramente, secondo gli analisti più accreditati potrebbe sfondare il muro dei 50mila. Una tendenza al rialzo che per i più scettici anticiperebbe tuttavia un nuovo scivolone. «Per questo motivo chiediamo di indagare, verificare e identificare coloro che hanno emesso i Bitcoin sul territorio nazionale», ribadiscono i rappresentanti dei consumatori, «nonché i siti web che presentano strategie, trucchi e strumenti per guadagnare e tutti i soggetti che commercializzano la valuta senza fornire adeguate garanzie ed informazioni». L’ appello ai magistrati arriva quindi come attività preventiva. «L’ azione penale dovrà scattare a carico di tutti coloro che risulteranno responsabili di manovre speculative ed ipotesi di truffa e truffa aggravata – concludono dal Codacons – con grave e diretto danno per tutti gli azionisti e correntisti, investitori e risparmiatori».
luca mascia

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