Benzinai al contrattacco: «Siamo vittime anche noi»
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- Trentino extra
di Luca Marognoli wTRENTO Non ci stanno a passare come i “cattivi” della situazione i benzinai. Anche perché degli aumenti del carburante non hanno alcuna responsabilità, anzi sono loro stessi vittime. «Siamo l’ ultima ruota del carro e gli automobilisti ci guardano come se fossimo il nemico», si sfoga Federico Corsi, presidente della Faib e gestore da una decina d’ anni dell’ Ip di Volano. «I volumi sono calati. La gran parte delle aziende soffre, ma stringiamo i denti». Poi la proposta: «Bisogna aprire un dibattito sulle accise a livello provinciale». Corsi, che ne pensa del diesel a 1,907 euro il litro a Rovereto? Un record nazionale. A me non risulta che le cose stiano così. Quella foto è dell’ anno scorso. É stata diffusa dal Codacons… Anche l’ anno scorso era uscita la polemica: dicevano che era stato raggiunto il prezzo di non ritorno. Ma è possibile che la notizia sia solo il prezzo e nessuno si preoccupi di quello che ci sta dietro? Ce lo dica lei: l’ abbiamo chiamata apposta. Un sacco di cose: è semplicissimo puntare il dito sul gestore. Dietro c’ è un sistema malato, fatto di logistica, differenziali e altri fattori che non sto ad elencare. Il nocciolo è che noi siamo dalla parte degli utenti perché viviamo con loro. Più volte ho chiesto al Codacons di collaborare. L’ impressione che abbiamo avuto ieri sentendo i gestori è che non siano affatto loro a guadagnarci: vendendo meno litri i guadagni calano. La colpa è dei petrolieri o dello Stato? Non possiamo saperlo con precisione. Sappiamo che quando c’ è una mezza crisi o una mezza guerra c’ è qualcuno che ci specula. Noi non possiamo fare altro che applicare il prezzo indicato dalle compagnie: se fosse più alto guadagneremmo di più. Siamo meri gestori, con una presenza sempre minore. A livello nazionale c’ è stata una perdita di centomila addetti. Va detto che la gran parte delle aziende è a gestione familiare. É giusto che il consumatore lo sappia: la situazione è drammatica. In Trentino ci sono state chiusure di distributori? Da noi quest’ onda arriva un po’ meno forte, ma c’ è: i volumi sono più bassi, le difficoltà crescono e le aziende che soffrono moltissimo sono una buona percentuale dei 220 impianti in funzione. Uno stringe i denti, ma non è un buon momento. I consumatori lamentano la contraddizione che aumenti il prezzo alle pompe mentre scende il prezzo al barile… Il prodotto viene battuto ogni sei ore al mercato di quotazione petrolifero. In realtà c’ è una fluttuazione continua. Determinare quale sia il prezzo oggi è sbagliato: la conseguenza la vedremo tra sei mesi. Come reagiscono i clienti a questi aumenti schizofrenici? Gli automobilisti ti arrivano con la calcolatrice in mano. Vent’ anni fa il gestore era una persona di fiducia, con cui fare due chiacchiere e farsi controllare il mezzo. Oggi tutto è mirato al prezzo: contiamo sempre meno e questo è motivo anche di frustrazione. Da professionisti del servizio siamo passati a guardiani della piazzola. Ancora più brutto è il fatto che il cliente ti guardi come se fossi il nemico, perché sei “caro” e non hai l’ ultimo prezzo: sospettano anche della qualità del carburante. Qual è lo stipendio medio? Siamo gli imprenditori più anomali: i prezzi di acquisto, quelli di vendita e pure i margini sono imposti. Grazie a Dio una buona parte vive di attività collaterali, bar, officina, assistenza gomme. Con l’ impianto solo, a 3-4 centesimi pro litro, non vai avanti. Ma è troppo facile aumentare le accise: su questo vorrei aprire un dibattito con la Provincia, che delle tasse incassa i 9 decimi. Potremmo stare tutti molto meglio. ©RIPRODUZIONE RISERVATA.
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