Benzina, solo l’Agip sta ferma
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- Avvenire
A ncora rialzi sui listini della benzina. Ieri sono state Shell, Tamoil e Total a correggere verso l’alto i prezzi consigliati ai gestori. Il costo di un litro di verde – secondo le rilevazioni di
Staffetta Quotidiana – nelle indicazioni date dalle compagnie si colloca in una forchetta che va dagli 1,408 euro (all’Api-Ip) agli 1,427 ( alla Shell), mentre per il gasolio l’intervallo di prezzo si muove tra gli 1,235 euro ( esempre all’Api- Ip) e gli 1,259 della Q8.
Tutti aggiustamenti, perché l’Agip, la compagnia leader del mercato – che è controllata dal Tesoro con una quota del 30% – è ferma da tre settimane a livelli di prezzo ( 1,409 euro al litro per la verde e 1,236 per il gasolio) che sono ormai tra i più bassi in circolazione. Le polemiche vanno avanti senza tregua. Le associazioni dei consumatori aggiornano i loro calcoli sugli effetti del carocarburanti. Per il Codacons questi aumenti faranno salire il prezzo di tutti i prodotti trasportati via gomma, a partire da- gli alimentari, provocando un aumento pari a 0,3 punti percentuali del tasso di inflazione. Adusbef e Federconsumatori, considerati gli ultimi rincari, arrivano a calcolare che, se i prezzi non dovessero scendere sotto gli 1,42 euro al litro, ogni famiglia italiana si troverebbe, a fine anno, ad avere speso per riempire il serbatoio 254 euro in più rispetto ai prezzi di gennaio. Una cifra, accusano le due associazioni, «non insopportabile, ma rovinosa» .
Elencate le cifre, le associazioni dei consumatori passano alle richieste. Abbandonati gli appelli ai petrolieri, ora si rivolgono al governo: chiedono un intervento sulla componente fiscale, che tra Iva e accise pesa per circa il 56% sul prezzo finale della benzina e per il 50% su quello del gasolio. Il Codacons propone un taglio di 5 centesimi dell’accisa. L’unica strada realistica che l’esecutivo potrebbe percorrere è quella della reintroduzione della ‘ sterilizzazione’ dell’Iva sui carburanti, con un meccanismo che riduce l’accisa ( e quindi l’imposta) per un certo periodo quando il prezzo della materia prima supera una certa quota. Ma le passate esperienze di sterilizzazione della tassa sulla benzina hanno portato risultati modesti, con riduzione dei prezzi attorno ai 2- 3 centesimi al litro.
Il tutto in attesa della riforma della rete, che dovrebbe arrivare presto, ha promesso più volte Stefano Saglia, sottosegretario allo Sviluppo economico, ma che ancora non si è vista. Nel frattempo l’industria dei carburanti, messa nel mirino, si difende. Dopo l’Unione petrolifera ieri è toccato di nuovo alla Figisc, l’associazione dei gestori, ribadire che quello dei carburanti è «uno scandalo inesistente » . Il presidente Luca Squeri, infatti, nota come «non è vero come dicono Adusbef e Federconsumatori che la benzina è aumentata dal 1 marzo di 10 centesimi. L’aumento è stato di 4,6 centesimi, dovuto ad un rialzo delle materie prime di 3,8 centesimi, cui si aggiunge l’Iva» . Squeri contesta poi la bontà di uno dei punti principali della riforma della rete, che includerà un taglio del numero di impianti di distribuzione. «In Italia – spiega il presidente della Figisc – il prezzo industriale è superiore di 3- 4 centesimi rispetto alla media europea, ma questo dipende dalla peculiarità dei nostri impianti che sono ‘ serviti’ e ‘ sotto casa’. Tutti servizi che gli italiani apprezzano».
Nuove correzioni verso l’alto nei listini consigliati ai gestori Ma il gruppo Eni non si muove I consumatori chiedono di tagliare l’accisa, i benzinai si difendono: «Cifre sballate»
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