3 Ottobre 2000

Benzina, ribassi da 10 a 20 lire ma il petrolio torna a rincarare

E i Tir bloccano i rifornimenti in Sicilia
Oggi vertice per scongiurare lo sciopero. Frena la crescita dei prezzi alla produzione

ROMA – Mentre si raffreddano i prezzi dei carburanti, i benzinai affilano
le armi e un assaggio dei disagi che potrebbero attanagliare l’Italia si è
avuto ieri in Sicilia dove è proseguita la protesta dei camionisti contro
il caro petrolio. Bloccati i principali snodi autostradali dell’Isola.

La nuova discesa dei listini compresa tra le 5 e le 20 lire al litro
su gasolio, verde e super, precede infatti una giornata decisiva sul
fronte scioperi dei benzinai. Oggi pomeriggio i rappresentanti di
categoria incontreranno al ministero dell’Industria il sottosegretario
Cesare De Piccoli, che sta cercando di mettere ordine alla complicata
questione della ristrutturazione della rete dei distributori.
Per gli
automobilisti italiani si stanno materializzando all’orizzonte nuvole
nere, con il petrolio di nuovo vicino a quota 32 dollari al barile, e
chiusure forzate dei distributori previste entro 15 giorni. Si profila
infatti una protesta durissima dei gestori di Faib, Fegica e Figisc che
non hanno digerito le proposte del governo. Il piano prevede la riduzione
progressiva (entro tre anni) del numero degli impianti fino alle medie
europee di altri paesi, dai 24mila attuali a circa 18mila. Anche l’erogato
medio (il numero di litri venduto da ogni distributore) dovrà passare dal
milione e 250.000 di oggi a circa 2milioni l’anno per un risparmio per gli
automobilisti valutabile dalle 50 alle 80 lire a litro nel giro di pochi
mesi.
Ma la parte che preoccupa i gestori riguarda le modalità
dell’introduzione di tipologie differenti di impianti, da quelli più
piccoli (aperti per meno di 10 ore al giorno) a quelli non-stop con veri e
propri supermarket: “Se l’onorevole De Piccoli non farà marcia indietro –
dicono i rappresentanti dei benzinai – saranno dolori. Domani sera (oggi,
ndr) usciremo dalla riunione al ministero con le proposte del
sottosegretario e decideremo di conseguenza”; molto alta dunque la
possibilità di una protesta di almeno tre giorni a fine mese.
Ma le
proteste sono ancora una realtà nel resto d’Europa. I camionisti sul piede
di guerra in Lussemburgo hanno disturbato ieri il vertice dei ministri dei
Trasporti dell’Ue: gli autotrasportatori di cinque nazioni hanno bloccato
le vie d’accesso alla città. Un migliaio di autisti belgi, francesi,
tedeschi, olandesi e lussemburghesi hanno permesso solo alle auto private
di attraversare gli otto posti di confine del granducato.
Si riaccende
anche la protesta degli autotrasportatori spagnoli: il primo pacchetto di
scioperi di tre giorni proclamato per il caro-petrolio ha coinvolto
migliaia di camionisti che hanno bloccato i valichi di confine con la
Francia a La Junquera, in Catalogna, e a Irun, nella regione basca. Ma
anche la Grecia sta facendo i conti con una protesta che da sette giorni
paralizza il traffico pesante. Le stazioni di servizio sono a secco su
quasi tutta la terraferma e il governo ha respinto l’idea di ricorrere
alla precettazione. La protesta è portata avanti da circa 40mila
autotrasportatori. Tra le cause, oltre al solito caro-petrolio anche il
processo di liberalizzazione delle licenze.
Prosegue infine in Italia
la marcia dei prezzi alla produzione, anche se a ritmo leggermente più
contenuto che nei mesi scorsi: ad agosto, secondo l’Istat, l’indice dei
prezzi alla produzione dei prodotti industriali è salito dello 0,1 per
cento sul mese precedente (contro lo 0,5 per cento di luglio) e del 6,5% a
livello tendenziale (+6,7 per cento). L’incremento dell’indice in agosto è
dovuto alla forza del dollaro sull’euro, che ha fatto crescere a dismisura
i prezzi dei prodotti importati. Il caro greggio, che ha “graziato” i dati
di agosto, farà sentire i suoi effetti presumibilmente sull’indice di
settembre.

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