BENZINA: PER IL TRIBUNALE DI VARESE ESISTONO GRAVI INDIZI DI REATO PER LE SPECULAZIONI SUI PREZZI ALLA POMPA
IL GIP ORDINA DI SEQUESTRARE I CONTRATTI ESTERI DELLE COMPAGNIE PETROLIFERE E I LORO BILANCI
TRUFFA AGGRAVATA E AGGIOTAGGIO I REATI PER CUI SI PROCEDE
Clamoroso colpo di scena nell’indagine sui rincari dei carburanti aperta dalla Procura della Repubblica di Varese a seguito dell’esposto presentato dal Codacons. Come si ricorderà nel marzo dello scorso anno la Procura varesina aprì una inchiesta volta ad “accertare l’esistenza di eventuali manovre speculative relative all’aumento dei prezzi della benzina” e, accogliendo l’istanza del Codacons, inviò la Guardia di Finanza nelle sedi delle principali compagnie petrolifere italiane, a Roma, Milano e Genova.
Ora il Tribunale di Varese, decidendo sull’istanza di sequestro di tutta una serie di documenti relativi ai listini di benzina e gasolio (contratti di acquisto e vendita di carburanti delle compagnie petrolifere sia sul fronte nazionale che su quello internazione) ha, per la prima volta nella storia del nostro paese, individuato gravi indizi di reato (truffa aggravata e aggiotaggio) relativamente alla formazione dei prezzi dei carburanti in Italia, ordinando di investire della questione le Procure della Repubblica competenti.
Si legge testualmente nel decreto del Gip Giuseppe Battarino:
“Esistono indizi di commistione dei delitti di cui agli artt. 501, secondo e terzo comma, c.pen. ovvero 501 bis c.pen e 640, secondo comma, n. 2bis c.pen da parte dei legali rappresentanti, componenti del CdA e dirigenti delle compagnie petrolifere … le condotte illecite sono state commesse nelle sedi legali delle predette società; si rileva, a fini probatori, il sequestro dei documenti indicati”.
Nel motivare la sua decisione il Tribunale scrive:
“Si deve osservate che il Pm ha svolto, coordinando personale specializzato della GdF, approfondite indagini i cui esiti sono utili ad affrontare le premesse sul fumus commissi delicti dei reati ipotizzati. Si deve evidenziare dunque che l’addebito provvisorio che raccoglie gli esiti delle indagini è il seguente:
violazione, in concorso formale tra le norme, degli artt. 110, 81 cpv, 501bis e 640, secondo comma, n. 2 bis c.pen, per aver compiuto manovre speculative ed aver posto in essere artifizi e raggiri, consistenti nell’aver volontariamente livellato, concordandoli, salvo modesti scostamenti, i prezzi dei prodotti petroliferi alla pompa, in modo da minimizzare le possibilità di minor guadagno derivanti dall’applicazione dei principi della concorrenza sul mercato nazionale, quindi con danno economico di un numero indistinto e indeterminabile di fruitori del servizio – indotti in errore, ma in ogni caso privi di reale possibilità contrattuale, nella considerazione che le principali compagnie petrolifere agiscono in regime di oligopolio”.
Questi per il Tribunale di Varese i documenti da sequestrare:
“L’istanza di sequestro probatorio risulterebbe accoglibile con riferimento a quanto non altrimenti acquisibile (in quanto oggetto di ordini di esibizione già emessi dal Pm o di pubblico dominio conoscitivo) e cioè ai documenti così descritti dal Pm:
contratti tra le compagnie petrolifere e le aziende che operano nel processo industriale e sui prezzi da loro praticati alle società committenti;
bilanci consolidati delle principali compagnie petrolifere in Italia;
contratti tra le società madri e figlie di Stati membri diversi e dello stesso Stato al fine di verificare il rispetto della normativa europea;
contratti di acquisto e vendita dello stesso prodotto petrolifero all’interno delle società infragruppo sia sul territorio nazionale che tra società situate all’estero;
contratti di acquisto e vendita dello stesso prodotto petrolifero all’interno delle società infragruppo sia sul territorio nazionale che tra società situate all’estero”.
All’interno del decreto del Gip di Varese vengono espressamente citate le seguenti compagnie petrolifere: Shell e Tamoil con sede a Milano, Eni, Esso, TotalErg, Kuwait Petroleum, Api con sede a Roma. Il Tribunale, per questioni di competenza territoriale, si dichiara impossibilitato a procedere e, con una decisione clamorosa, ordina al Pm di trasmettere gli atti alle competenti Procure della Repubblica.
Ora le Procure di Roma e Milano dovranno aprire analoghe inchieste, procedendo al sequestro dei documenti indicati dal Tribunale di Varese – spiega il Presidente Codacons, Carlo Rienzi – Per la prima volta in Italia, grazie ad una denuncia del Codacons, la magistratura potrà fare le pulci ai contratti delle compagnie petrolifere, e scoprire le cause della doppia velocità dei listini dei carburanti, nonché verificare dove si annidano quelle speculazioni che rendono i prezzi italiani di benzina e gasolio più elevati rispetto alla media europea.
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