27 Febbraio 2008

Benzina al nuovo record, il richiamo dell`Europa

Benzina al nuovo record, il richiamo dell`Europa
Il costo del pieno in sette anni è salito di 17,3 euro, di 22 per il diesel

L`Italia davanti alla Corte di giustizia: accuse di ritardo nel favorire la libera concorrenza dei distributori romaLa corsa dei carburanti fa registrare un nuovo record, questa volta per la benzina, e un botta e risposta tra Bersani e petrolieri sul nodo delle misure fiscali per contenere i prezzi. La verde ha raggiunto nei distributori Esso quota 1,413 euro al litro, “stracciando“ il precedente picco di 1,409 toccato nel luglio 2006. E mentre la benzina tocca il nuovo record, la Commissione Ue si appresta a portare l`Italia davanti alla Corte di giustizia europea per non essersi messa in regola sul fronte della distribuzione dei carburanti, violando così le norme comunitarie sulla libera concorrenza. La decisione è attesa per domani, anche se la proposta del commissario Ue al mercato interno, Charlie McCrevy, dovrebbe essere quella di dare al nostro Paese altri quatto mesi di tempo per mettersi in regola. Quattro mesi scaduti i quali il dossier finirà direttamente sul tavolo dei magistrati di Lussemburgo. Intanto, in un quadro di forte preoccupazione per le quotazioni internazionali del greggio, sempre vicine ai 100 dollari, e di generale allarme per il carovita, dal settore carburanti arrivano quotidianamente, ormai da giorni, segnali poco rassicuranti, visto che i rincari al distributore rischiano di innescare un effetto a catena sugli altri beni. Secondo i calcoli del Codacons, il costo medio di un pieno in Italia è lievitato, negli ultimi sette anni, di 17,3 euro per la benzina e di ben 22 euro per il gasolio. Anche ieri, del resto, accanto ai rialzi della verde, si registrano aumenti generalizzati del gasolio, con la maggior parte dei marchi (Api, Esso, Shell, Tamoil, Total) che ha portato il prezzo consigliato ai gestori a 1,331 euro, lo stesso livello già raggiunto venerdì scorso nei distributori Agip e che rappresenta il prezzo più alto mai raggiunto dal gasolio. E proprio mentre la benzina ritocca i suoi record, la Commissione Ue si appresta a portare l`Italia davanti alla Corte di giustizia europea per non essersi messa in regola sul fronte della distribuzione dei carburanti. La decisione è attesa per mercoledì, anche se l`orientamento sembra essere quello di dare altri quattro mesi di tempo all`Italia adeguarsi alle norme comunitarie sulla libera concorrenza. Il governo, dal canto suo, sta definendo l`intervento fiscale per contenere il costo di benzina e diesel, e il ministro Bersani ha assicurato che le misure scatteranno “a fine mese“. Ma il titolare dello Sviluppo economico ha anche ribadito che la riduzione a cui si arriverà non sarà “una cifra che incide particolarmente sul prezzo della benzina“. In altre parole, l`effetto sul costo finale sarà contenuto entro gli 1-2 centesimi di euro di cui Bersani aveva parlato la scorsa settimana. Non solo. Bisognerà stare attenti, ha avvertito il ministro, che “la riduzione vada a beneficio dei consumatori e non delle compagnie petrolifere. Non è automatico“. Il passaggio non è piaciuto ai petrolieri, con il presidente dell`Unione petrolifera, Pasquale De Vita che ha replicato che “le aziende trasferiranno al consumo qualsiasi intervento di riduzione delle accise il governo dovesse decidere, a prescindere dalle dinamiche dei mercati internazionali, del tutto autonome ed indipendenti dalla componente fiscale“. Quanto all`entità della riduzione che scaturirà dalle misure governative, De Vita manda a dire a Bersani che “sarebbe piuttosto auspicabile che fosse di misura più consistente rispetto a quella sinora ipotizzata“. Se un intervento di “sterilizzazione“ fiscale sembra ormai fuori discussione, il ministero tiene, d`altro canto, a smontare la tesi secondo cui il peso del fisco sul prezzo dei carburanti in Italia sia il più alto d`Europa. E lo fa dati alla mano, puntualizzando che nel nostro Paese la quota fiscale sul prezzo totale è del 57,9%, contro 58,7% della media Ue, il 61,1% della Francia, il 63,2% della Germania e il 63,5% della Gran Bretagna.

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