Bankitalia alza le stime sul Pil: più 6,2%
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fonte:
- il Tirreno
Si avvicina il nuovo annmo ed è tempo di previsioni, soprattutto sul fronte delle prospettive per l’economia italiana. E qui le notizie sono in chiaroscuro Bankitalia rivede al rialzo le stime di crescita per il 2021 e in più dopo il rallentamento degli ultimi mesi, vede un nuovo forte rimbalzo del Pil a partire dalla primavera del 2022. Un ruolo primario per sostenere la ripresa lo giocano secondo Bankitalia le misure che il governo ha predisposto con la manovra ma soprattutto la spinta in arrivo dal Pnrr. Continuano però a destare preoccupazione le tensioni sui prezzi con l’inflazione che il prossimo anno potrebbe schizzare al 2,8%. Il Nel dettaglio il Pil, scrive Bankitalia in uno studio sulle prospettive economiche italiane, tornerà a espandersi in maniera sostenuta a partire dalla prossima primavera, in concomitanza con il miglioramento del quadro sanitario, e recupererà i livelli precedenti lo scoppio della pandemia entro la metà del 2022. Successivamente la crescita rimarrebbe robusta, seppure non così intensa come quella che ha caratterizzato il rimbalzo produttivo che ha fatto seguito alla riapertura dell’economia nel 2021. In media d’anno, lo scenario macroeconomico prefigura un aumento del Pil in Italia del 6,2 per cento quest’anno, del 4,0 per cento nel 2022, del 2,5 nel 2023 e dell’1,77 nel 2024. Un sostegno considerevole all’attività economica, osserva via Nazionale, «arriveranno in particolare dalle misure di sostegno introdotte nel corso di quest’anno, quelle inserite nel disegno di legge di bilancio e gli interventi del Pnrr possano innalzare il livello del Pil complessivamente di circa 5 punti percentuali nell’arco del quadriennio 2021-24, di cui oltre due punti riconducibili alle misure delineate nel Pnrr». Preoccupa però l’inflazione che conoscerà una nuova forte impennata.I prezzi al consumo cresceranno dell’1,99% quest’anno per scattare al 2,8 nel 2022, sospinti principalmente dagli effetti del rincaro dei beni energetici, che si esaurirebbero verso la fine del prossimo anno con l’inflazione che scenderebbe all’1,55 per cento nel 2023 per risalire in misura contenuta l’anno dopo, all’1,77 per cento. Per quanto riguarda il mercato del lavoro si valuta che il numero di ore lavorate sia aumentato quest’anno di quasi il 7% e continuerà a espandersi nel prossimo triennio a ritmi di poco inferiori a quelli del Pil, riportandosi sui livelli precedenti la crisi pandemica alla fine del 2022. La crescita del numero di occupati, ancora contenuta quest’anno, si rafforzerebbe gradualmente nel prossimo triennio. Nel dettaglio la crescita prevista degli occupati sarà dell’1,55% nel 2022, 1% nel 2023 e 1,3% nel 2024. Il tasso di disoccupazione sarà al 9,5% quest’anno scenderà al 9% nel 2022 all’8,99% nel 2023 e all’8,77% nel 2024. Sin qui i numeri, quanto alle reazioni da segnalare la forte preoccupazione espressa dall’associazione dei consumatori Codacons. «I nostri timori relativi all’andamento del prezzi al dettaglio nel corso del nuovo anno trovano conferma nei numeri di Bankitalia – spiega il presidente Carlo Rienzi – Se confermato il tasso del 2,8%, il rincaro medio per la famiglia “tipo” sarebbe di +860 euro su base annua, e raggiungerebbe +1.117 euro per un nucleo con due figli». «Riteniamo che il Governo non stia facendo abbastanza per combattere l’emergenza prezzi: servono misure concreti e urgenti per combattere la crescita dei listini al dettaglio, contrastare le speculazioni sui prezzi e tutelare il potere d’acquisto dei cittadini» conclude.
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