Banco e Unicredit, conti più cari per la «tassa» sui salvataggi
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fonte:
- Corriere del Veneto
sui clienti i costi del caso etruria. piazza nogara: gli altri aumentano in silenzio
VENEZIA Salvare Banca Etruria, Banca Marche, CariFerrara e CariChieti per il sistema bancario ha avuto un costo non indifferente in termini di maggiori contributi al Fondo di risoluzione e dunque perché non chiedere anche ai correntisti di dare una mano? Ragionamento che non fa una piega per gli amministratori del Banco Popolare i quali, di fronte a un contributo per salvare le quattro banche costato da solo l’ anno scorso 113 milioni, molto chiaramente, hanno inviato una lettera ai clienti annunciando che, con il saldo di fine anno, il loro rapporto costerà 25 euro in più, almeno per i clienti intestatari di conti a canone zero. Chi non ci sta è libero di andar via senza pagare nulla; chi preferisce rimanere sa che si tratta di un «gettone di solidarietà» una tantum. Solo per un anno, a meno di ulteriori complicazioni. Mentre intanto, in casa Banco, si fa via via più calda l’ attesa per le assemblee del 15 ottobre che dovranno dare il via libera a spa e fusione con Bpm. Progetto la cui approvazione si fa più problematico di fronte al no di peso annunciato ieri dalle associazioni dei pensionati di Bpm. Tornando ai conti correnti, una riflessione simile l’ ha fatta anche Unicredit, che nelle province di Verona, Vicenza, Treviso e Belluno ha una mole molto sostanziosa di clienti i quali, se titolari di conti del tipo MyGenius Silver, Gold e Platinum, pagheranno due euro in più al mese, mentre Ubi Banca si è presa in anticipo facendo costare il conto corrente ordinario 12 euro in più all’ anno. I provvedimenti, sostanzialmente allineati, hanno generato subito la reazione delle associazioni dei consumatori, che parlano senza perifrasi di un «furto con destrezza». Carlo Rienzi, presidente di Codacons, minaccia denunce in serie alle Procure per il reato di appropriazione indebita: «I danni del terremoto sono pagati dai cittadini e non dalle banche. E le conseguenze della mala gestio bancaria viene scaricata sugli italiani». Dello stesso tono l’ intervento di Adusbef e Federconsumatori. Francesca Businarolo, parlamentare del Movimento 5 Stelle, da parte sua stigmatizza come sia proprio «una banca veronese a inaugurare una pratica che purtroppo rischia di essere seguita da altri». Girata al Banco Popolare la questione, la replica ruota intorno al rivendicare la trasparenza dell’ azione rispetto a quelle di altri istituti, d’ identico stampo ma passate sottotraccia confuse in altre voci. C’ è ad esempio chi ha fatto lievitare di 20 centesimi i costi delle transazioni bancomat – viene fatto notare – e probabilmente a tempo indeterminato. Mentre in piazza Nogara la scelta è caduta su una misura, che non dovrebbe ripetersi, a causa di un balzo dei contributi al Fondo di risoluzione dai 38 milioni medi degli scorsi anni a più di 150, dopo aver mantenuto per anni congelati i costi di tutti i servizi. Se c’ è qualcosa di male, dunque, rimane comunque una sincerità di fondo che altri hanno preferito evitare. Nel resto del network bancario veneto l’ unica mezza ammissione su un progetto di recupero delle somme versate al Fondo attraverso i costi praticati alla clientela arriva dalla Popolare di Vicenza (dove intanto oggi il presidente Gianni Mion vedrà i sindacati). Che lo scorso anno, nel bel mezzo di una crisi nerissima, ha versato complessivamente 53 milioni tra Fondo di tutela dei depositanti e fondo di risoluzione. Al momento non c’ è nulla – viene lasciato filtrare – ma entro la fine dell’ anno qualcosa ci sarà. Di fronte ad un conto pagato per salvare banche concorrenti in certi territori. Gli altri rigettano ogni sospetto in questa direzione. Veneto Banca, trovatasi nella stessa situazione paradossale di Vicenza, pagando 27,5 milioni per i quattro salvataggi, assicura che una simile ipotesi è molto remota. Intesa Sanpaolo, attraverso il presidente, Gian Maria Gros-Pietro, annuncia che «non ci sarà assolutamente alcun trasferimento dei costi sui conti correnti». E il parterre del Credito cooperativo, anch’ esso chiamato a contribuire al salvataggio delle quattro banche? Ad Ilario Novella, presidente della Federazione veneta, non risultano discussioni di quel tenore.
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